Procaccini (FdI): “Sinistra isterica su Musk perché ha perso il controllo sui social media”

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Il copresidente del gruppo Ecr a Bruxelles: “Il patron di X viene criticato solo perché comunica il suo pensiero sui suoi social ma, nello stesso tempo, consente a tutti di fare lo stesso e per me  questo è l’approccio di un editore liberale”


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Bruxelles. “La sinistra ha perso il dominio del dibattito politico sui social e adesso strepita.” Per il meloniano Nicola Procaccini, copresidente del gruppo di Ecr, il dibattito in aula ieri al Parlamento europeo sulle possibili violazioni delle regole digitali Ue da parte di Elon Musk e Mark Zuckerberg è stato una dimostrazione “dell’isteria della sinistra”, ha spiegato al Foglio, “un’isteria non contro l’assenza della libertà di parola, ma contro l’assenza di censura, ed è questo il vero paradosso di questa situazione.” Dopo l’intervento a gamba tesa di Elon Musk nella campagna elettorale tedesca e la svolta trumpiana di Zuckerberg, però, a Bruxelles in molti guardano con aria preoccupata oltre oceano mentre si avvicina lo stress test per il Digital Services Act, le regole Ue per le piattaforme social approvate nella scorsa legislatura. E proprio l’occasione per trovare una posizione comune tra i gruppi Ue ieri si è trasformata a Strasburgo in uno scontro in aula.

 

Uno scontro inevitabile, perché d’altronde una linea comune ancora a Bruxelles non c’è. E infatti, in aula dalla Commissione hanno scelto la via della prudenza, con la vicepresidente Henna Virkkunen che, aprendo il dibattito, non ha mai pronunciato i nomi di Musk o Zuckerberg ma ha solo ribadito che “le piattaforme digitali sono tenute alla trasparenza” e che la Commissione Ue “sta preparando un atto dedicato per un accesso ai dati di ampia portata”. Una posizione condivisa anche dal gruppo principale a Bruxelles, i popolari del Ppe, che invece di schierare Weber hanno affidato la parola al tedesco Andreas Schwab, ex relatore del Dsa, il quale raccomanda all’aula di affidarsi all’uso delle regole già in vigore.

 

Parole insufficienti per i socialisti Ue, che tramite la capogruppo Iratxe García Pérez hanno subito attaccato l’immobilismo della Commissione, ribadendo che “i social media sono diventati un’arma pericolosa nelle mani di chi vuole distorcere le nostre democrazie” e che “Elon Musk e X sono il megafono dell’estrema destra, ed è necessaria un’azione immediata per fermare gli oligarchi digitali”. Un attacco che, per Procaccini, rappresenta però un’epifania tardiva: “Adesso la sinistra internazionale sente l’urgenza di affrontare il tema della libertà di parola semplicemente perché ha perso il governo del dibattito sulle piattaforme. Fino a ieri, Facebook o Twitter erano indotti dalla politica ‘democratica’ a rimuovere arbitrariamente i contenuti disallineati con il pensiero unico, con la scusa della disinformazione,” spiega il meloniano. E infatti in Aula, ribattendo proprio a García Pérez, Procaccini ha ricordato come l’ex patron di Twitter Jack Dorsey “sospese l’account di Donald Trump, accusato di diffondere parole d’odio, lasciando attivo però quello dell’ayatollah Khamenei, libero di lanciare le sue accuse sanguinose.”

 

Affermazioni che hanno provocato la reazione dell’opposizione di casa. Contro Procaccini si è scagliato il Pd Sandro Ruotolo, primo eurodeputato dem ad abbandonare X ben prima dell’esito elettorale americano, e che ieri in aula ha risposto all’eurodeputato di FdI sottolineando che “proprio perché amiamo la libertà di espressione, pensiamo che il signor Musk sia un pericolo per la democrazia. Non è accettabile che, attraverso la piattaforma X, interferisca negli affari interni degli Stati membri dell’Europa, sparga odio e disinformi.” Ma per Procaccini le parole di Musk non rappresentano un’interferenza, bensì un’opinione: “Noi crediamo che tutti abbiano il diritto di parola, ovviamente nei limiti della legge. Ovvero: se scrivi cose diffamatorie o calunnie, sarà un giudice a deciderlo. Non un ‘fact checker’ in grado di sopprimere il profilo di chiunque. Questo prevedono le regole europee che già ci siamo dati.” Bene il libero pensiero dell’era Trump, dunque, e avanti tutta con Musk che, “viene criticato solo perché comunica il suo pensiero sui suoi social ma, nello stesso tempo, consente a tutti di fare lo stesso e per me – chiude l’eurodeputato di FdI – questo è l’approccio di un editore liberale.”

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