di Giuseppe Augieri
di Giuseppe Augieri
Prodi: «Meloni ha giocato “la carta antieuropea per aderire al rapporto bilaterale con gli Usa….Una volta ricostituito un minimo di azione comune, il suo (di Meloni n.d.r.) ruolo ne viene fortemente ridimensionato e si creerà una forte tensione con le istituzioni europee, a meno che non si vogliano autodistruggere. Non possiamo lasciare a un Paese il ruolo di collegamento con gli Stati Uniti quando sono onnipresenti, sarebbe come delegare la politica europea all’Italia…»
Scusatemi, ma non riesco a capire cosa dice in sostanza il buon Prodi. Colpa mia, ovviamente: ma vorrei tentare una spiegazione.
Secondo Prodi Trump avrebbe strizzato l’occhio a Meloni per avviare una politica di rapporti bilaterali con i diversi Paesi europei visto che Meloni ha “giocato la carta antieuropea”. Una testa d’ariete, insomma, da usare: tranne poi lasciarla a piedi, una volta che questa politica si fosse instaurata. Insomma Meloni utile idiota.
Tutto è possibile, come si fa ad escluderlo. Ma, in verità, questa “carta antieuropea” che sarebbe stata giocata non mi sembra si sia vista. Il motivo del voto contrario di Meloni a Ursula von der Leyen ha un significato politico esplicito, visto che si è voluto esprimere un voto per schieramenti che tutti hanno criticato perché oltretutto “ci avrebbe isolati”. Fico è lì a testimoniare che non è così. Ed, anzi, i contatti telefonici tra le due donne sembrerebbero essere continui. Meloni ha giocato una carta contro l’Europa? Forse fin qui è il contrario, ma forse sbaglio.
Ancora. Dopo aver rotto l’unità europea (ma quale?) il rapporto con l’Europa sarebbe tesissimo “a meno che non si voglia autodistruggere”. In altre parole, l’alternativa sarebbe che l’Europa dovrebbe subito fare blocco per opporsi alla politica di Trump. Ipotesi interessante, che personalmente non escludo. Sandro Roazzi, in un suo post, avanza un’ipotesi che mi piace: siano intanto i Paesi fondatori a trovare un afflato che costituisca “il nucleo duro” di una resistenza. Ma per Prodi ciò andrebbe fatto e reso operativo subito. Cioè la Francia, attualmente con l’economia a livello dei peggiori in Europa; la Germania, ora in recessione; l’Italia, oggi in ambasce di rientro dal deficit secondo le regole europee; e qualche altro Paese, se ci limitiamo ai Paesi indicati da Roazzi, unendo le loro “debolezze” dovrebbero creare le premesse perché altri Paesi – magari quelli che con i loro paradisi fiscali accompagnati dal rigore sui conti degli altri minano l’esistenza stessa dell’Europa – si uniscano ad una inevitabilmente conseguente guerra economica e commerciale alla quale, per i suoi effetti, persino la Cina guarda con preoccupazione.
Non ci credo, ma tentiamoci pure. Ad una condizione da esprimere con chiarezza: al primo cenno di cedimento di uno dei Paesi, e penso in particolare alla cugina Francia, il giorno dopo l’Europa non esisterebbe più, morta senza neanche il tempo di una breve agonia.
Capisco che qualche volta il cuore va gettato oltre l’ostacolo. Ma quando lo steccato delimita un terreno oltre il quale vi è un precipizio, la invocazione è ancora giusta? Non è da Prodi.
L’unica spiegazione che riesco a dare è nell’ultima frase da me citata: «… sarebbe come delegare la politica europea all’Italia.». Una cosa impossibile, vero: ma bisognerebbe dire perché. Non vorrei che fosse solo perché ci si rifiuta di accettare che l’Italia, in queste situazioni, è Meloni ed il suo governo e non altri; che, avendo anticipato il dilagare mondiale della destra, Meloni ha acquisito meriti presso i suoi sodali politici ed ora può andare all’incasso, se dunque fossero questi i rifiuti alla base dell’affermazione di Prodi, essa sarebbe dettata dall’ immaginare come concreti quelli che sono solo sogni, che si nutrono della volontà di non vedere cosa accade nel mondo. E dunque di vivere ancora di auspici.
Trump ed il gota della destra, la summa di potere finanziario, ma soprattutto tecnologico e dei social (che è la cosa più pericolosa) che era intorno a lui, ci dicono che non c’è più tempo per i sogni.
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