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21 Gennaio 2025



16:47

Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio starebbe ancora valutando la trasmissione al Procuratore Generale di Roma della richiesta della Corte Penale Internazionale relativa all’arresto di Najeem Osema Almasri Habish. Accusato di torture e violazioni dei diritti umani nella prigione di Mitiga, il capo della Polizia Giudiziaria libica è stato arrestato ieri a Torino su mandato dell’Interpol.

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“È pervenuta la richiesta della Corte Penale Internazionale di arresto del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish. Considerato il complesso carteggio, il Ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma, ai sensi dell’articolo 4 della legge 237 del 2012” È quanto si legge in una nota ufficiale di oggi, 21 gennaio 2025, del Ministero della Giustizia.

Il comunicato fa riferimento alla vicenda di Njeem Osama Elmasry, noto anche come Almasri o Osama al Najim, il capo della Polizia giudiziaria libica e affiliato alla Forza di deterrenza speciale (Radaa) arrestato ieri, 20 gennaio 2025, a Torino, in seguito a una segnalazione dell’Interpol. L’arresto è avvenuto su mandato della Corte penale internazionale (CPI), che lo accusa di gravi violazioni dei diritti umani e di crimini di guerra.

Come si legge nella nota, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, starebbe ancora esaminando il caso e decidendo quindi se inoltrare la richiesta al Procuratore Generale di Roma, che sarebbe poi l’autorità competente a occuparsi dell’esecuzione della richiesta di arresto. Una procedura estremamente delicata visto che coinvolge aspetti giuridici nazionali e internazionali, soprattutto in relazione al rispetto delle norme italiane e agli obblighi nei confronti della CPI.

Chi è Almasri e perché è stato arrestato

“L’arresto del torturatore Almasri, è avvenuto dopo anni di denunce e testimonianze delle vittime, fatte pervenire alla Corte Penale Internazionale, che ha condotto una difficile indagine”, ha commentato ieri la ong Mediterranea Saving Humans.

Almasri è accusato di essere il principale responsabile delle atrocità commesse nella prigione di Mitiga, a Tripoli, un luogo drammaticamente noto per torture e detenzioni arbitrarie e abusi sessuali sistematici.

Questa struttura, che “ospita” al suo interno detenuti politici, sospetti terroristi e persone migranti, precettate in mare, è parte del sistema repressivo libico ed è controllata dalla Forza Radaa, gruppo armato islamista guidato dal comandante salafita Abdul Rauf Kara. Mitiga riveste da tempo un’importanza estremamente strategica e cruciale per il controllo di Tripoli. Almasri è finito agli onori della cronaca già dal 2022, durante i violenti scontri nella zona di Sabaa, a est di Tripoli, tra la Polizia Giudiziaria da lui diretta e la Guardia Presidenziale. Le accuse nei suoi confronti potrebbero estendersi anche ai crimini legati alle fosse comuni scoperte a Tarhuna, una città libica della regione della Tripolitania, dopo il cessate il fuoco del 2020. Su questo è attualmente attiva un’indagine della Corte Penale Internazionale.

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Nicola Fratoianni (Avs): “Chiarire punti oscuri della vicenda”

“Se non fosse stato per la tenacia di alcuni giornalisti italiani e di alcune Ong, oggi non sapremmo che sabato scorso a Torino è stato arrestato dalle nostre forze dell’ordine il libico Najeem Osama Almasri Hoabish contro cui la Corte Penale Internazionale aveva spiccato un mandato di arresto internazionale per il suo ruolo nel traffico di esseri umani, per stupri e violenze nei confronti dei migranti detenuti nel famigerato centro, o meglio lager, di Mitiga. Finalmente la giustizia si è messa in moto”. A dirlo Nicola Fratoianni, Avs, che insieme a Marco Grimaldi nelle prossime ore presenterà un’ interrogazione parlamentare al governo. “Vorremmo sapere perché era tranquillamente in una città italiana, chi gli ha eventualmente garantito un’ impunità nel nostro Paese e di quali protezioni istituzionali ha goduto. E soprattutto non vorremmo che la vicenda venisse offuscata deliberatamente per permettergli una qualche via di fuga nei prossimi giorni. Se così fosse- ha concluso Fratoianni – sarebbe la conferma che il governo del nostro Paese fa affari e protegge i trafficanti libici di esseri umani. E tutto ciò sarebbe inaccettabile”.





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