Le peggiori sessioni invernali della nostra vita

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


Il mercato di gennaio langue e la nuova puntata di Culto rievoca alcune delle precedenti sessioni più allucinanti che abbiamo mai vissuto nel primo mese dell’anno

Lo schema del calciomercato di gennaio del Toro segue, nella stragrande maggioranza dei casi, un rigido schema:

  • Ottobre-novembre: si individua con precisione dove operare per colmare le lacune della sessione estiva, presidente e direttore sportivo promettono di intervenire con prontezza.
  • Dicembre: qualsiasi domanda sul mercato imminente incontra risposte sempre più vaghe quali “vediamo”, “qualcosa faremo”, “bella giornata, vero? Non ricordo un dicembre così mite” mentre ci si allontana fischiettando.
  • Gennaio: si arriva senza lo straccio di una strategia, si procede bendati, si dichiara che il mercato di gennaio è difficile, si sentono in sottofondo le bestemmie dei tifosi che, anche se non ci credono più, si arrabbiano comunque. Qualcuno, come trascinato dall’effetto gattino schiacciato (fa impressione, ma non riesci a non guardarlo), è affascinato da quanto in basso bisogna andare.
  • Sarebbe ingiusto negare che in alcune sessioni di mercato si è operato bene (il jolly pescato con Maxi Lopez, il ritorno di Immobile, l’arrivo di Ricci), ma nella maggior parte dei casi la procedura è quella citata che rende noi miseri tapini credibili quando facciamo la lista dei buoni propositi (“da settembre, dall’anno nuovo, dal mio compleanno, dalla prossima settimana” certo, come no). Quest’anno è ancora peggio. La squadra, già depotenziata in estate, da più di cento giorni è senza Duvan Zapata e a oggi non solo non c’è un sostituto con caratteristiche simili, ma nemmeno l’idea della punta centrale richiesta da Vanoli in quello che sembra un dialogo tra sordi. (“Serve un attaccante fisico” “Sì, trattiamo Casadei” “Ho detto attaccante fisico” “Chiediamo informazioni su Elmas” “Attaccante. Fisico” “Ecco le foto delle vacanze dello scorso anno”). Poi magari arriverà e tutti faremo finta di essere felici, ma siamo in ritardo di venti giorni in una stagione dove si rischia di retrocedere.

    Assistenza per i sovraindebitati

    Saldo e stralcio

     

    In questo clima di amarezza totale mi sembra giusto farci nuovamente del male e rivangare alcuni dei peggiori momenti del mercato di gennaio da vent’anni a questa parte. Se non siete pronti a riassaporare l’amaro calice, capirò.

    GENNAIO 2007 – LA MINESTRA RISCALDATA COCO (FRANCESCO, NON SAUL)

     Se non si deve tornare mai dove si è stati bene, figuriamoci dove si è stati male. Se i ritorni a Torino di gente che ne ha scritto la storia non sono stati positivi, per vari ordini di motivazione, cosa potevamo aspettarci da uno che andando via dopo una retrocessione ha salutato i tifosi inferociti dicendo “Ciao, me ne vado in Champions”?E invece.

    Nella prima stagione in massima serie del Toro di Cairo la necessità è una punta e il Toro si assicura Ventola dall’Atalanta. Ma per giugno. Chi invece arriva subito è l’autore del saluto citato poco sopra: Francesco Coco. Laterale sinistro con buone caratteristiche offensive, il nativo di Paternò non è mai esploso definitivamente per una serie di fastidiosi infortuni. Al momento, dopo il prestito al Livorno, non ha giocato un minuto nell’Inter. Leggenda vuole che sia stato cacciato dal City pre-Mansour per essersi presentato con una sigaretta in bocca all’allenamento scatenando la reazione leggermente sopra le righe del tecnico Stuart Pearce. Di lì a pochi giorni arriverà sotto la Mole coi tifosi che sono ancora in fase “fiducia a Papa Urbano” che sgranano gli occhi ugualmente. Tre presenze, una volata quasi irresistibile nei primi minuti del match interno contro il Milan e fascia sinistra che, fortunatamente, torna in possesso di quel sant’uomo di Jacopo Balestri con salvezza portata faticosamente a casa. Almeno stavolta Coco non ci ha salutato dicendo che se ne andava in Champions.

    GENNAIO 2008 – ROLANDO BIANCHI, SCUSATE IL RITARDO

     Anche nel gennaio 2008, tanto per cambiare, ci manca una punta. Il Toro di Novellino, paradigma delle squadre dei “vorrei ma non posso” e dei gruppi scollati, non trova la via della rete con una decente continuità nonostante i cosiddetti tre tenori (Di Michele, Recoba e Rosina) a supporto di Ventola o Bjelanovic. L’obiettivo è uno: Rolando Bianchi. Il centravanti bergamasco dopo una stagione clamorosa a Reggio Calabria è finito al Manchester City (ancora lui!) dove dopo un buon inizio si è un po’ perso. L’occasione è d’oro, sembra fatta, i tifosi si stanno fomentando, ma spunta la Lazio proprio come quest’anno con Casadei (sebbene quella attuale sembri più una gara tra anziani in carrozzella che una competizione di mercato vera e propria).

    Bianchi tentenna e poi decide di andare nella Capitale. Proviamo a virare su Caracciolo che, con tutto il rispetto per un attaccante con ottimi numeri soprattutto fra i cadetti, in quel momento sembra quando la persona che corteggiavi da tutta la sera ti dà buca e ti butti disperatamente su quella meno peggio. Che ti dà buca anche lei. L’Airone non arriva e ci si ritrova a presentare il recupero di Stellone dall’infortunio come “l’acquisto di gennaio”: un grande classico. Robi non farà nemmeno male e la sfangheremo salvandoci senza brillare anche nel 2007/2008. Scherzo del calendario: la prima gara di Bianchi alla Lazio è proprio contro di noi e per sapere com’è finita basta cercare il video “La follia di Rolando Bianchi” su YouTube. Il muro di fischi della Maratona fa andare fuori giri Rolly che nel giro di una manciata di minuti viene espulso per doppia ammonizione, ma ci stava già il rosso sul primo intervento sanzionato. Qualche mese dopo Rolando si legherà ai colori granata diventandone addirittura capitano in una storia sicuramente intensa e ricca di reti anche se con risultati sportivi non felicissimi. Meglio tardi che mai, comunque.

    Finanziamenti personali e aziendali

    Prestiti immediati

     

    GENNAIO 2009 – I SOGNI MUOIONO ALL’ALBA, A VOLTE ANCHE PRIMA

     Dopo due stagioni in bilico il Toro rischia davvero di retrocedere e allora Cairo cerca il pezzo da novanta del calciomercato non in campo, ma dietro la scrivania. Si tratta di Rino Foschi che tanto bene ha fatto a Palermo portando fiori di giocatori e scoprendo futuri campioni. Mentre sogniamo i Cavani e i Kjaer di turno la sessione invernale ci regala Claudio Rivalta, Andrea Gasbarroni (a cui voglio anche molto bene, sia chiaro) e il ritorno di Paolo Dellafiore. Citando Elio e le Storie Tese la nostra reazione è “l’occhio spento e il viso di cemento”. Il Toro, nonostante il tentativo di rimonta con un grande Camolese, retrocederà tra furti e veleni e a gennaio 2010 Foschi saluterà la compagnia con l’arrivo di Petrachi in un mese leggermente turbolento tra bombe carta e rivoluzioni che però racconteremo un’altra volta, giuro.

    LEGGI ANCHE:Grazie di tutto, GPO

     L’estate era andata via con l’addio di Cerci e Immobile e l’inverno comincia con il Toro vicino alla zona retrocessione. Peschiamo, come detto in apertura, il jolly Maxi Lopez che ritorna a essere un giocatore magnifico, ma a centrocampo siamo corti. Ventura cerca di far capire l’antifona schierando un centrale difensivo come Pontus Jansson al centro del campo in uno di quei famosi “segnali alla società” che in realtà sono solo frustate sulla pelle dei tifosi andati a vedere la partita di Coppa Italia con la Lazio giocata in una ghiacciaia e persa 3-1.

    La società dormicchia, ma poi il centrocampista lo compra. Si tratta del Alvaro Gonzales detto il “Tata” dalla Lazio,  a dir poco in parabola discendente come dimostrerà lo score di quattro presenze e aver schierato Bovo regista in alcune partite cruciali della stagione. Con un altro profilo probabilmente ci saremmo nuovamente qualificati per l’Europa e anche con lo Zenit sarebbe potuta finire in altro modo, ma mica esser felice per davvero.

    GENNAIO 2018 – EPPURE CI HO CREDUTO: JUAN MANUEL ITURBE

     Il Toro di Mihajlovic è spettacolare in attacco, ma imbarca acqua in difesa quindi logica vuole che arrivi un difensore per colmare il vuoto lasciato da Kamil Glik. La scelta ricade sul misconosciuto Carlos Roberto da Cruz Junior meglio noto come Carlão acquistato dall’Apoel. Risposta a chi manifesta qualche perplessità: “Ha fatto le coppe” che suona un po’ come “è stato azzurro di sci”. Saranno due anni di apparizioni sporadiche e non memorabili, complici numerosi guai fisici, prima di andare a chiudere la carriera in squadre dai nomi clamorosi come Ferroviaria, Paysandu e Mirassol.

    Conto e carta

    difficile da pignorare

     

    Ma chi se ne frega della difesa se in arrivo c’è un altro talento da mettere a servizio della vena realizzativa di Belotti e da alternare a Iago Falque e Ljajic. Si tratta dell’uomo che pochi anni prima aveva incendiato il mercato innescando un duello fra Roma e Juventus dopo aver incantato: Juan Manuel Iturbe. Che importa se al Bornemouth ha visto il campo due volte e al ritorno in giallorosso non è rientrato nelle rotazioni: sono fomentato come una belva. A vuoto. Di lui si ricordano un’incazzatura clamorosa prendendo a calci cose a caso in panchina per non essere entrato nella goleada contro il Pescara e un (bel) gol del pareggio in una inutilissima partita contro la Samp festeggiato con una gioia così genuina che, per un attimo, mi ha fatto dimenticare come per l’ennesima volta avessi (avessimo?) dato credito a qualcuno senza motivi validi.

    GENNAIO 2023 -TEMPISMO IMPERFETTO

     A volte mi dimentico che Ronaldo Vieira sia stato un giocatore del Torino e invece è successo nel gennaio 2023, ma non è di questo che vi voglio parlare così come non voglio parlare di Gravillon o dell’arrivo di Ilic o meglio sì, ma non nel senso che pensate.

    Parliamo di un addio. Il Toro dopo avere acquistato Ivan Ilic dal Verona, in seguito a un braccio di ferro insolitamente vinto con l’Olympique Marsiglia, saluta Sasa Lukic. Nemmeno il tempo di godersi un centrocampo completo e con varie soluzioni che perdiamo subito un pezzo e che pezzo visto che il serbo, dopo l’ammutinamento di inizio stagione che lo aveva visto perdere la fascia di capitano, è tornato protagonista nell’ultimo mese. Soltanto un paio di giorni prima il suo innesto nella ripresa a Empoli ha cambiato faccia alla squadra permettendole di rimontare due reti e sfiorando il successo. Non è tanto la cessione in sé, quanto la tempistica sul gong di fine mercato. Subito dopo Empoli il Toro deve affrontare la Fiorentina per i quarti di finale di Coppa Italia: in palio la semifinale che manca dal 1994 e un possibile accesso allo step successivo visto che l’avversaria, ma lo sapremo a sera inoltrata, sarà la Cremonese.

    I tifosi affollano il settore ospiti nel tardo mercoledì pomeriggio spendendo soldi, prendendo ferie e consumando amore. La società non ha aspettato nemmeno qualche mese per vendere Lukic nella sessione estiva, togliendo una pedina fondamentale alla vigilia della gara più importante della stagione e non solo (preparata non troppo bene, visto le ovvie turbolenze che può portare un simile movimento in uscita), perdiamo 2-1 e buttiamo tutto nel cesso. Questa è l’ennesima dimostrazione che il campo sia l’ultima cosa a cui fare attenzione, che il Toro sia una squadra “basta ca sia” per dirla in piemontese, una sorta di imperdonabile Gioconda di questa gestione.

    Finanziamenti e agevolazioni

    Agricoltura

     

    GENNAIO 2024 – POKER D’ASSI

     Grazie al cammino europeo delle italiane con conseguenti benefici per il ranking Uefa al Toro basterebbe arrivare nelle prime otto per riassaporare l’Europa quindi a gennaio con un paio di rinforzi si potrebbe, scusate la parolaccia, sognare! Gli acquisti sono ben quattro:

  • Matteo Lovato: commento più gettonato dei tifosi salernitani dopo l’addio “Dio sia Lovato”. Il rendimento che conferma quanto espresso dai suddetti.
  • David Okereke: di base non sarebbe stato nemmeno male, ma possiamo dire che non sia stato neanche bene
  • Adam Masina: credevamo fosse un ex giocatore, tutto sommato non ha demeritato, ma qui nasce uno dei grandi disastri di questo’anno: non rinnoviamo Rodriguez e teniamo lui come titolare mentre sarebbe, essere buoni, un discreto rincalzo. Non benissimo.
  • Uros Kabic: noto solo per aver palleggiato in campo durante “Un giorno di pioggia” dei Sensounico in uno dei momenti più assurdi e paradigmatici del Quattro Maggio dello scorso anno. (Sì, lo so, era il tre maggio, ma ci siamo capiti)
  • Come non andare in Conference con questi rinforzi? Infatti non ci siamo andati. E chissà se mai ci andremo visto che non basta nemmeno l’allineamento dei pianeti per avere una gioia vera, reale e degna di questo nome. Non ci sono interviste auto-assolutorie che tengano. Sperando che sia l’ultimo gennaio vissuto in questa maniera, posso solo concludere dicendo: resistiamo.



    Source link

    ***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

    Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

    Richiedi prestito online

    Procedura celere

     

    Source link