‘Innovazioni e sostenibilità: le banche per lo sviluppo dell’Italia’. La Banca Popolare del Cassinate celebra il primo anniversario dell’apertura della filiale di Roma (VIDEO)

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“Innovazioni e sostenibilità: le banche per lo sviluppo dell’Italia”. Temi importanti, dibattito stimolante e una grandissima partecipazione per la tavola rotonda organizzata da Banca Popolare del Cassinate per celebrare il primo anniversario dell’apertura della filiale di Roma.

L’evento si è tenuto ieri, martedi 21 gennaio, nella Sala delle Colonne dell’Università Luiss Guido Carli a Roma. Sono intervenuti il Rettore dell’Università Luiss Paolo Boccardelli, il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli, il Presidente di Assopopolari Vito Primiceri, il Prof. Mauro Comana e il Presidente della BPC Prof. Vincenzo Formisano. A moderare l’incontro la giornalista del Sole 24 Ore Laura Serafini.
Tanti gli ospiti che hanno partecipato all’incontro: il segretario generale dell’Associazione Nazionale fra le Banche popolari Giuseppe De Lucia Lumeno, il Vicedirettore Generale Vicario dell’ABI Gianfranco Torriero, Luigi Abete, Past President Luiss e Confindustria e Giancarlo Abete, Presidente di Fidimpresa Italia, il Presidente della Corte dei Conti Tommaso Miele, il Direttore Generale del Fondo Interbancario di Tutela dei depositi Alfredo Pallini, il Presidente di Unindustria Frosinone Corrado Savoriti, l’Ing. Filippo Tortoriello, Presidente ed Amministratore Delegato di Gala, il Commissario straordinario del Consorzio Industriale Lazio Raffaele Trequattrini, e molti altri.
Presente, naturalmente, il Direttore Generale della BPC Roberto Caramanica, il vicedirettore Generale Walter Pittiglio, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale.

Ad aprire gli interventi, sollecitato dalle domande della moderatrice, il Rettore della LUISS, Paolo Boccardelli, nella sua duplice veste di studioso e componente di CdA di alcune banche, che ha aperto la discussione sul tema delle aggregazioni: c’è, infatti, una spinta da parte della vigilanza alle aggregazioni, ma gli studi scientifici dimostrano che non è la dimensione piccola o grande a garantire il successo e la stabilità di una banca, quanto, piuttosto, la capacità di operare sul mercato, la scelta di un modello di business sostenibile, una governante adeguata. Uno dei maggiori punti di attenzione, soprattutto in un paese come il nostro in cui ci sono moltissime PMI, è la capacità di offrire credito alle imprese: le banche di territorio hanno un modello di gestione del processo di credito più selettivo e per certi aspetti più “artigianale” rispetto alle grandi banche, ma non per questo meno efficace. Uno dei punti da attenzionare maggiormente è come le eventuali aggregazioni influenzino il mercato e la capacità di finanziare le imprese.
Infine, fattore importantissimo da considerare nella valutazione delle aggregazioni, sono le innovazioni tecnologiche: gli investimenti in tecnologia sono estremamente onerosi, ma possono essere affrontati anche dalle piccole banche attraverso la creazioni di partnership e sinergie. Le piccole banche – e questa è una delle variabili critiche – devono trovare una terza via che consenta loro di essere al passo con i tempi e con le nuove tecnologie, affrontando investimenti sostenibili
La moderatrice ha poi passato la parola al Presidente dell’ABI Antonio Patuelli, al quale ha chiesto di parlare delle sfide che attendono il mondo bancario, degli effetti che le aggregazioni potrebbero avere (ad esempio, un maggior spazio per le banche di territorio), delle conseguenze della deregulation annunciata da Trump e delle possibili penalizzazioni per le banche europee sottoposte a regole molto più stringenti, dei passi indietro di USA e Gran Bretagna nel settore green e nell’ambito ESG.
Patuelli ha evidenziato che non c’è stata una fase storica in cui la concorrenza tra le banche fosse così forte come nel momento attuale, una concorrenza nella quale si confrontano sia le banche fisiche che le piattaforme digitali. Le banche sono molto diverse tra loro e le autorità di vigilanza sono tenute a valutare i fattori economici fondamentali: la solidità, la liquidità anche prospettica, la sostenibilità dei modelli di business e le prospettive dello stato patrimoniale ed economico. Dal 2015 ad oggi ci sono state 12 crisi bancarie che hanno coinvolto banche di diverse dimensioni, a testimonianza del fatto che non c’è una regola unica o un solo modello vincente, ma le banche possono essere solide e redditizie indipendentemente dalla loro dimensione.
La dimensione conta nell’approccio al mercato e al modello di business: le grandi banche possono avere fabbriche di prodotti e servizi al loro interno, le piccole banche devono creare sinergie.
Patuelli ha poi parlato della necessità che l’Europa non ceda e non si rassegni allo “sfarinamento” delle regole di Basilea. Inoltre ha evidenziato come – soprattutto nell’ambito ESG, come pure nel settore antiricilaggio – le banche sono soggetti privati, che devono supportare le istituzioni per la tutela della legalità e dell’ambiente, ma non possono svolgere una funzione di supplenza o fare direttamente delle attività di controllo che, invece, spettano alle autorità pubbliche.
Infine, il Presidente dell’ABI ha sottolineato con orgoglio come le banche italiane siano state le imprese che più hanno innovato, con costanza e sacrificio, grazie anche alla collaborazione del personale e di tutti gli attori coinvolti.
La parola poi è passata al Presidente Primiceri che si è soffermato sul contributo delle banche di territorio: le banche più piccole, popolari, private o casse di risparmio, integrano l’offerta di credito dei grossi player, intercettando degli spazi di mercato che, altrimenti, rischierebbero di restare scoperti. Le grandi banche puntano a territori più grandi. Le banche di territorio si concentrano su imprese più piccole o rurali e riescono ad essere presenti anche nei centri urbani più piccoli: in un contesto generale di “desertificazione bancaria” ci sono almeno sono 600 comuni italiani che hanno un unico presidio bancario rappresentato da una banca di territorio. Le banche di territorio lavorano su territori e mercati che forse non sarebbero presidiati e realizzano così una “biodiversità bancaria” fondamentale per il sistema. In Italia il 23% degli sportelli bancari (circa 4600) sono piccole banche. Se tutte le piccole banche si aggregassero, verrebbe meno proprio questo aspetto.

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Vincenzo Formisano Presidente BPC

Nelle banche di territorio c’è un approccio più personalizzato nel processo del credito, c’è la capacità di mantenere un rapporto one ton one con il cliente. Molte aziende lamentano la carenza di dialogo con la banca: le banche di territorio riescono a dare ascolto alle imprese e alle famiglie in difficoltà. Primiceri ha anche sottolineato, come gli altri relatori, l’importanza delle sinergie e del coinvolgimento di fornitori esterni che consentono alle banche di tenere sotto controllo i costi e, pur impiegando maggiori risorse umane per presidiare i territori, di mantenere i conti in equilibrio.
La spinta alla deregulation è preoccupante: bisogna ricordare che la crisi dei mutui subprime è stata legata proprio alla mancanza di regole stringenti negli USA.
La Serafini ha poi passato la parola al professor Comana chiedendogli quale sia il modello vincente per le banche e qual è il tipo di banca che ha le maggiori possibilità di realizzarlo tenendo conto delle sfide dell’innovazione tecnologica. E la risposta del Professor Comana è stata che non esiste un unico modello, un’unica ricetta e ha illustrato lo studio condotto sul mondo bancario italiano, nel quale è stato scelto un approccio olistico e muti periodale, cioè non legato solo ad alcuni numeri o fattori, ma si è guardato all’equilibrio complessivo e nel lungo periodo. La sostenibilità delle banche è il presupposto perché le banche possano contribuire allo sviluppo. Non esiste, dunque, un unico modello di business vincente ma esistono degli elementi che si associano al successo. La dimensione di per sé non è né elemento di forza né elemento di fragilità.
Infine la parola è passata al presidente Formisano, al quale la moderatrice ha chiesto quale sarà il futuro del mondo bancario.
Il Presidente della BPC ha innanzitutto espresso un desiderio: che la BPC resti una banca popolare, autonoma e di territorio. Se è vero che l’impresa bancaria, come le grandi imprese, dovrebbe raggiungere le economie di scala per avere efficienza, le piccole banche non possono percorrere autonomamente questa strada e devono puntare a sinergie e partnership. Le piccole banche raggiungono le economie di scala percorrendo una strada diversa rispetto alle grandi banche. Ma ciò che conta è l’obiettivo.
Per quanto riguarda le aggregazioni, la riflessione dovrebbe spostarsi da una dimensione quantitativa ad una qualitativa: ad esempio, le scelte strategiche e la coerenza tra la dimensione e il modello di business. La piccola banca non deve imitare la grande banche, ma conservare la sua specificità. Questo non significa che la banca di territorio è una banca in cui è la relazione personale che genera l’accesso al credito, ma ci sono comunque regole e processi rigorosi. Il problema è qualitativo: occorre una governante adeguata e corretta. Inoltre contano non solo tecnologia e innovazione, ma anche le risorse umane che sono decisive e strategiche. Nel rapporto banca cliente c’è un rapporto fiduciario, una relazione che elimina le asimmetrie informative. L’apertura di una filiale BPC a Roma è stata proprio la scommessa di portare in una grande città una banca nella quale al centro ci fosse la relazione personale.
Il Prof. Formisano ha anche sottolineato la sua fiducia nel fatto che la banca digitale e la banca fisica possano coesistere in un modello ibrido.
L’incontro si è concluso con un brindisi e con la soddisfazione di una doppia scommessa vinta: il successo nel primo anno di vita della filiale di Roma e di una tavola rotonda che ha dato a tutti moltissimi stimoli e molte occasioni di riflessione.

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