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«In Puglia il maggior indice di povertà»

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#finsubito

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 


In Puglia nel 2025 andranno a scadere gli ammortizzatori sociali per oltre 11mila lavoratori e lavoratrici, e non sappiamo cosa può succedere dopo, se avranno ancora un sostegno al reddito. Tre contratti su quattro attivati riguardano i settori dell’agricoltura, del turismo, commercio e servizi alla persona, ovvero settori a basso valore aggiunto, con forte stagionalità e salari poveri. Addirittura, dei rapporti cessati nel 2023, il 14% ha lavorato tra uno e 3 giorni. Per la Cgil «questo non è lavoro, questa non è vita. Serve un’operazione di verità contro la propaganda del Governo che parla di un Paese e un Sud in crescita».

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Contributi per le imprese

 

E “Il lavoro merita verità” è proprio il titolo scelto dalla Cgil Puglia per la conferenza stampa che si è svolta ieri mattina, presso la sede regionale del sindacato a Bari, con la presenza dell’economista e docente UniBa, Michele Capriati. A commentare alcuni dati la segretaria generale della Cgil pugliese, Gigia Bucci. «Il quadro che emerge è preoccupante, al di là di ogni retorica sulla Puglia locomotiva del Paese. I dati sulle retribuzioni generate da un mercato del lavoro dove prevale lavoro a bassa specializzazione e quindi bassi salari, generano povertà diffusa. La nostra regione è quella con il più alto numero di individui che vivono in famiglie in povertà relativa, il 26,9% della popolazione, contro una media Italia del 14,5. Una precarietà lavorativa che diventa esistenziale e spinge soprattutto i più giovani ad emigrare in cerca di opportunità dignitose e dove è possibile spendere le competenze acquisite: 550mila cittadini pugliesi negli ultimi 20 anni hanno cancellato la propria residenza per trasferimento in altre regioni o all’estero».

Capriati si è soffermato sulla struttura produttiva pugliese, «che ha bisogno di vedere crescere il settore manifatturiero, perché è quello che trascina innovazione tecnologica, qualità del lavoro e quindi salari. Proprio a partire dai dati demografici sottolineati dalla segretaria della Cgil occorrerebbe un impegno per evitare quella spirale viziosa che a fronte della riduzione della popolazione – addirittura stimata dall’Istat di 750mila unità al 2050 – si riduce la crescita, e quindi imprese e occupazione, che a loro volta spingono a emigrare o non fare figli e così via».

«La manovra di bilancio del Governo – ha aggiunto Bucci – ha utilizzato l’extra gettito, quelle risorse derivanti in buona parte dall’Irpef, quindi dei lavoratori e pensionati, non certo per sostenere sviluppo, lavoro, salari. Anzi si precarizza ancor più il mercato del lavoro, non si investe nei settori industriali, si arretra sulle protezioni sociali e si ostacola il recupero salariale dell’inflazione. Contro queste politiche siamo in campo con la nostra mobilitazione, che in primavera ci vedrà impegnati anche nella campagna referendaria dei cinque quesiti approvati, che insistono sul lavoro precario e sicurezza e sul tema della cittadinanza».

Non mancano le proposte, rivolte soprattutto alla Regione Puglia: «Crediamo serva un più forte protagonismo dell’istituzione. Con noi deve rivendicare nei confronti del Governo e dell’Europa una riforma delle politiche attive del lavoro che attraverso la rivisitazione dei fondi europei riveda il binomio ammortizzatori sociali e formazione. A proposito di questo crediamo sia arrivato il momento che Arpal faccia il suo lavoro considerato che questo era già un obiettivo posto in essere dalla legge di istituzione. Un appello che estendiamo anche al sistema di rappresentanza delle imprese».

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Procedura celere

 

«Aspettiamo che la Regione ci convochi per discutere delle proposte da avanzare rispetto al libro verde realizzato dal Mimit per un sistema di politiche industriali. Così come crediamo che potrebbe dotarsi l’ente regionale di un’agenzia regionale di una agenzia regionale di scouting di nuovi investitori a partire dalle realtà che già insistono sul nostro territorio e che lavori in sinergia con Sepac». Anche legato a questo aspetto «vorremmo che nell’ambito dei percorsi di formazione che a vario titolo i lavoratori ricevono, fosse attivato un libretto formativo e una banca dati che certifichi le competenze dei lavoratori che è essa stessa elemento di attrattività degli investimenti». Infine la Cgil proporrà a Regione Puglia la sottoscrizione «in continuità con la legge sul salario minimo, di un protocollo sugli appalti che tuteli il salario, che rispetti l’applicazione dei contratti più rappresentativi, che ponga un limite ai subappalti a cascata, che applichi le clausole sociali».





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