Consumi culturali in ripresa: i concerti superano i livelli pre-pandemia

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C’è una complessiva tendenza alla ripresa dei consumi culturali in Italia dopo il crollo degli anni scorsi dovuti alle restrizioni della pandemia. Con la fruizione dal vivo di mostre, siti archeologici, spettacoli e concerti a fare meglio di tutti ma anche con l’aumento dei regali esperienziali. I libri cartacei sono letti abitualmente da un Italiano su tre mentre il consumo di e-book si stabilizza al 48%. E ancora, il consumo della tv tradizionale resta stabile con una fruizione al 92%, mentre gli abbonamenti a piattaforme streaming a pagamento tendono a decrescere leggermente. Questo emerge dall’ultimo Osservatorio Impresa Cultura Italia-Confcommercio, realizzato con Swg, che quantifica la spesa media mensile per la cultura in 86€ una cifra ancora lontana dai livelli pre-pandemia. “I dati del nostro osservatorio” illustra Carlo Fontana, presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, “evidenziano una complessiva tendenza di ripresa dei consumi culturali e confermano che la cultura continua a essere garanzia di benessere, socialità e crescita economica del Paese. È evidente che l’andamento dei consumi culturali si rifletta sul livello di prosperità dei territori e, in modo indiretto, sui comparti connessi al mondo culturale, ma il divario tra Nord e Sud in relazione all’accessibilità economica e alla varietà dell’offerta al di fuori delle città è ampio ed è necessario intervenire in questa direzione”.

I dati dell’Osservatorio di dicembre 2024 mettono in risalto dei positivi segnali di ripresa e importanti implicazioni sul piano economico e sociale, a cui sono associate delle nuove interessanti abitudini di consumo culturale da parte degli italiani. A distanza di cinque anni dalla pandemia, è oggi possibile confermare il recupero del settore culturale nel nostro Paese che avanza in modo costante verso i livelli pre-crisi su numerosi indicatori di consumo. Basti pensare che dall’inizio del 2024, la spesa media mensile degli italiani si attesta a 86 euro con un aumento stimato del 30% negli ultimi due anni ma ancora lontana dai 113 euro del 2019. Vanno bene le attività culturali fuori città dove la spesa media raggiunge i 115 euro superando quella dedicata alla fruizione di attività locali che si ferma a 94 euro. A trainare la crescita con un deciso cambio di rotta è però la fruizione di spettacoli dal vivo di mostre, siti archeologici, spettacoli e concerti, con questi ultimi al primo posto per spesa e già oltre i livelli del 2019. Trend positivo anche per le presenze a teatro, la cui partecipazione è in aumento raggiungendo il 18% rispetto al 10% del 2019. Per fare ancora meglio però, aggiunge Fontana, “occorre riconoscere nelle misure di detrazione delle spese lo strumento ideale per dare una spinta all’intero comparto e promuovere le iniziative culturali presso le famiglie con minori capacità di spesa, incentivando una crescita economica e sociale della comunità”.

Tra le spese più interessanti, crescono quelle dedicate ai weekend esperienziali da regalare. Questi pacchetti, in grado di combinare cultura, turismo e altre componenti del territorio, sono un’abitudine sempre più apprezzata con 2 italiani su 3 che esprimono una preferenza per i pacchetti culturali e, al contempo, è in grado di assicurare la creazione di sinergie di alto valore tra diverse filiere economiche. Territorialmente, l’idea dei weekend culturali si registra maggiormente tra i residenti nel Centro Italia con un alto livello di istruzione, più interessati ai pernottamenti in strutture ricettive (94%), alle visite guidate ai siti culturali (93%) e alle esperienze gastronomiche locali (90%). Tra i punti di forza delle attività culturali a livello locale ci sono l’accessibilità fisica e la qualità percepita dell’offerta che soddisfano rispettivamente il 58% e il 52% degli intervistati mentre tra quelli di debolezza, la mancanza di innovazione (38% degli intervistati) e di versatilità nell’offerta (42%), soprattutto al Sud e nelle Isole.

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Anche nel 2024 il binomio cultura-turismo si riconferma in stretta connessione. Sia che si tratti di un apposito soggiorno fuori città, a cui 3 italiani su 4 si sono dedicati negli ultimi sei mesi, sia che si tratti del periodo della villeggiatura è sempre più comune partecipare a iniziative culturali a pagamento. Tra queste, per il 77% degli italiani il museo rappresenta la meta principale, seguita dai concerti (49%) e mostre temporanee (69%). Dall’indagine, il 74% degli italiani riconosce il ruolo della cultura nel potenziamento del turismo mentre il 75% condivide la necessità che la partecipazione alle attività culturali venga opportunamente favorita tramite misure di finanziamento pubblico.

Per quasi 1 italiano su 2, cultura e crescita personale sono due elementi strettamente collegati, ma anche il benessere individuale e la socialità vengono positivamente influenzati dalla fruizione di iniziative culturali. Infine, tra le barriere alla partecipazione culturale, la principale è quella dei costi (40%) seguita dalla scarsa ricchezza dell’offerta culturale (16% in Italia e 21% al Sud). Con 1 italiano su 4 che dichiara scarso interesse nei confronti delle attuali proposte culturali, una percentuale, conclude Fontana, “che fa riflettere e che ritengo debba costituire uno stimolante punto di partenza da cui ripensare le attuali modalità di intercettazione e ingaggio e immaginarne di nuove, tenendo presente le nuove abitudini di consumo degli italiani e l’emergere di nuovi pubblici”.



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