I prezzi sono in costante aumento nelle grandi città. «Un mercato ormai inaccessibile per studenti e ragazzi al primo impiego». In Italia ci sono 900 mila fuori sede e solo 45 mila posti letto pubblici, meno del 5% degli studenti
Prendiamo per ipotesi un giovane medico. Dopo anni di studi universitari da fuorisede, dopo essersi accontentato di un posto letto o di una stanzetta in condivisione, avrebbe il desiderio di un appartamentino tutto per sé: o è ricco di famiglia oppure è un miraggio, soprattutto in città come Milano, Roma o Firenze.
«Uno specializzando nei primi due anni prende 1.648 al mese. E nei successivi tre, 1711 — fa i conti Giammaria Liuzzi, responsabile nazionale di Anaao Giovani, sindacato dei medici —. Considerando le tasse, la quota Enpam, l’iscrizione all’ordine, l’assicurazione, gli restano sì e no 1300 euro al mese».
Non bastano per affittare un alloggio a Milano dove, secondo il database di Immobiliare.it, per 70 metri quadrati bisogna in media sborsare 18.900 euro l’anno, 1.575 al mese. Non si scherza neanche a Firenze (1.433 euro) o a Roma e Bologna (1.166). E se allora uno pensa «quasi quasi la casa ne la compro», è probabile che dovrà scartare immediatamente l’idea. Sempre per un appartamento di 70 metri quadrati ci vogliono mediamente 379 mila euro a Milano (+24,2% rispetto al 2019, ultimo anno pre-Covid), 302 mila a Firenze e 240 mila a Roma.
La curva in salita
Anche l’ufficio studi del Gruppo Tecnocasa segnala l’andamento dei canoni di locazione negli ultimi 10 anni come una curva in salita, che addirittura s’impenna dal 2021 ad oggi. Il canone medio per un monolocale è di 820 euro a Milano e 670 a Roma, questo vuol dire che ci sono zone dove il prezzo schizza alle stelle: 1800 euro al mese a Brera o nella zona Garibaldi-Moscova nel capoluogo milanese, 1400 euro nella Capitale in via del Corso e via del Babuino.
Un dato emerge chiaramente: tranne isolate eccezioni, i prezzi crescono ovunque. «Se durante la pandemia il problema sembrava risolto, si è ripresentato con maggiore veemenza — analizza Luca Dondi, consigliere esecutivo di Nomisma —. Sul mercato della locazione c’è un eccesso di domanda a fronte di un’offerta che si è ridotta perché oggi c’è meno interesse a mettere a disposizione gli immobili. Un po’ perché c’è la prospettiva di una maggiore redditività con gli affitti brevi, un po’ perché i proprietari hanno deciso in maniera sempre più consistente di tenere a disposizione una parte del proprio patrimonio immobiliare».
Il risultato è che, osserva ancora Dondi, «il mercato di fatto è diventato inaccessibile per una quota crescente di popolazione». I giovani, studenti o lavoratori alla prima occupazione con redditi bassi, sono i più penalizzati.
Prezzi esosi anche per una stanza
Anche se si rinuncia alla legittima aspirazione di indipendenza e si opta per una stanza, la scelta non è economicissima. Secondo l’ultimo rapporto di Immobiliare.it Insights, la media nazionale per una stanza è di 461 euro al mese, 7% in più rispetto al 2023, con una domanda cresciuta del 27%. La città più cara è anche in questo caso Milano (ben 637 euro al mese), seguita da Bologna (506) e Roma (503).
«Sono dati allarmanti, la crescita continua anno dopo anno e penalizza gli universitari. In Italia ci sono 900 mila fuori sede e solo 45 mila posti letto pubblici, meno del 5% degli studenti. Se uno vuole studiare lontano da casa deve per forza prendere una casa in affitto», commenta Damiano Di Giovanni dell’Udu, l’Unione degli universitari che insieme a Sunia e Cgil ha redatto una «Guida affitti» per orientarsi in questa giungla. «Stiamo monitorando anche i fondi del Pnrr — continua Di Giovanni —. Prevedono uno stanziamento complessivo di 1,2 miliardi che però è stato destinato quasi interamente ai privati, con un vincolo di 12 anni. Dopo, di quegli immobili potranno farci quello che vogliono».
Gli effetti
I costi elevati degli alloggi spingono da un lato la crescita esponenziale delle università telematiche, dall’altro la scelta di atenei in centri più piccoli. Anche così forse si spiega nell’ultimo anno il boom di richieste di stanze singole in città come Bari (+207% rispetto al 2023), Napoli (+185), Pavia (+180) o Brescia (+160). Per far fronte a tutto questo, l’Anaao-Giovani chiede tra l’altro «di aumentare la retribuzione dei contratti di specializzazione».
E lo stesso vale per tutti gli altri giovani lavoratori, dai docenti agli operai. Anche perché non c’è da sperare che nei prossimi anni gli alloggi diventino più accessibili. Dondi non è troppo ottimista: «Mentre per quanto riguarda l’acquisto della proprietà, con una normalizzazione dei tassi d’interesse dovrebbe esserci un lento ritorno di una fascia adesso impossibilitata a comprare, per quanto riguarda il mercato della locazione, piccolo e in mano a piccoli proprietari, il problema è strutturale ed è destinato a peggiorare».
Le storie/1. Il giovane medico di Roma: «1.450 euro in due»
Carlo Esposito, medico di 31 anni, lei dove vive?
«A Roma, quartiere Monteverde. Un piccolo appartamento che dividiamo in due».
Quanto spende?
«1.450 euro al mese, da dividere in due appunto, a cui vanno aggiunte le utenze».
Esposito ha appena finito la specializzazione in chirurgia plastica. Originario di Castellammare di Stabia, ha studiato Medicina a Napoli, da fuorisede. «Vivevo in casa con altri tre studenti, e un solo bagno: 450 euro a testa al mese».
In fondo, meglio adesso.
«Oltre l’affitto, ci sono tante altre uscite, a partire dall’assicurazione obbligatoria per i medici. In più la benzina dell’auto per andare in ospedale e ovviamente la spesa. Quando si arriva a fine mese in pari è un successo».
Ha calcolato quanto ha sborsato in affitto dall’università ad oggi?
«Purtroppo sì, una somma che si aggira tra i 45 e i 50 mila euro».
Era meglio fare un mutuo e comprare casa?
«Ci ho anche pensato. Ma devi confrontarti con il concetto di precarietà. Non hai certezze su cosa farai e dove andrai dopo, rischi di trovarti una casa sul groppone».
Sono troppo care le case o troppo bassi i primi stipendi da medico?
«Entrambi. Va considerato che durante la specializzazione siamo medici abilitati a tutti gli effetti. Capita di restare da soli in reparto e devi assumerti le tue responsabilità. Essere pagati così poco è un’umiliazione».
Le storie/2. Lo studente fuori sede: «In 8 in appartamento»
Gabriele Carloni, 20 anni, origini marchigiane, è uno studente di Lettere. Dove vive?
«Una stanza doppia a Bologna, quartiere San Donato. In totale siamo in 8 nell’appartamento, 4 ragazzi e 4 ragazze».
Quanto spende?
«320 euro, più una quarantina di euro al mese per le spese. E posso dire di sentirmi fortunato».
Come si fa a vivere in 8?
«La nostra stanza è molto piccola, ci stanno solo due letti e due comodini. Ci sono due bagni e uno spazio comune con un cucinino, ma non riusciamo a mangiare tutti insieme in casa».
Fate i turni?
«Mangia chi arriva prima. Abbiamo quattro fuochi sul fornello, di cui uno è buono solo per il caffè. Se c’è una pentola magari mettiamo sopra una padella, così sfruttiamo il calore»».
Dove studia?
«A casa non è comodo. Andiamo all’università, per fortuna Bologna in questo è attrezzatissima. Sotto esame a volte si sta in camera, sul letto».
Quanto pesa pagare tanto per studiare?
«Io cerco di non gravare sulla mia famiglia. Ho cambiato tanti lavoretti, purtroppo molti ti sfruttano. Adesso faccio il commesso in un negozio e la maschera a teatro. Si impara ad arrangiarsi, nei locali della zona universitaria i prezzi sono accessibili, magari un po’ meno la qualità. Ma per ora chi se ne importa».
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