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“Sono passati quasi cinquant’anni. Ho subito abusi dai 9 anni ai 15, più o meno. Ero una bambina e per tantissimo tempo non sono riuscita a esprimere a parole quello che era accaduto, non capivo cosa fosse successo. Non riuscivo a trovare il coraggio di parlare. Ricordo la confusione, dopodiché è subentrata la rimozione, un effetto che ho scoperto essere molto frequente, per cui per tantissimi anni non ricordavo assolutamente nulla”. A parlare ai microfoni del Tg1 una delle vittime di un sacerdote pedofilo presente nei casi del report commissionato dalla Diocesi di Bolzano e Bressanone sugli abusi sessuali nella chiesa dal 1964 al 2024. Un’indagine, elaborata dallo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera, che ha analizzato i casi uno per uno con valutazioni sulla consapevolezza dei vertici delle violenze e della sostanza inazione e/o mancanza di denuncia permettendo così che ulteriori abusi fossero perpetrati.
“Il mio corpo parlava al posto mio: ho avuto problemi di salute, disturbi alimentari – ha spiegato la donna al Corriere del Trentino – il mio corpo urlava a tutti il mio disagio perché io non riuscivo a dire nulla e non ricordavo. Poi un evento molto importante ha fatto affiorare dei frammenti. Il ricordo traumatico arriva quando meno te lo aspetti. Pensi di essere impazzita. Per fortuna ho avuto la forza di parlare con una persona che mi ha aiutata a mettere insieme i pezzetti, finché ho capito di aver bisogno di un terapeuta, con cui sono riuscita per la prima volta a dare un nome a quello che mi era successo”. Alla donna (oltre la metà delle vittime erano bambine) è anche capitato di dover incrociare il prete pedofilo: “Tutte le volte la mia reazione era di paralisi: non riuscivo più a muovermi, a parlare, a capire. Era un tuffo indietro, un ritorno all’esperienza di abuso”.
Dall’analisi dei casi è emerso come i preti segnalati o sospettati di abusi venivano continuamente trasferiti senza mai prendere reali provvedimenti: ad alcuni venivano consigliata la terapia psichiatrica oppure venivano invitati a non celebrare battesimi. Clamoroso il caso del sacerdote condannato in appello e prescritto in Cassazione (uno dei pochi su cui era stata aperta un’indagine) che non è stato mai rimosso.
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