Almasri scarcerato per un cavillo. Rimpatriato a Tripoli il generale accusato di sevizie sui migranti

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di
Virginia Piccolillo

«Manca la richiesta di arresto da parte di Nordio». La decisione dei giudici

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Un «arresto irrituale», non seguito da un’ulteriore richiesta di arresto di iniziativa del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. È questo, secondo quanto riportato nell’ordinanza della Corte d’Appello di Roma, il motivo per il quale ieri sera è stato scarcerato, e subito espulso e rimpatriato in Libia, Najeem Osema Almasri Habish, fermato domenica scorsa a Torino in esecuzione di un mandato di arresto della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini contro l’umanità. È lui il direttore del terribile carcere di Mitiga, vicino a Tripoli, tristemente noto per le torture subite dai migranti. E secondo la Corte penale internazionale che ne chiede l’ergastolo Almasri è responsabile di crimini compiuti lì dentro sin dal 2011.

A Torino Almasri era arrivato per vedere la partita Juventus-Milan e la Digos l’aveva fermato e portato nel carcere delle Vallette. Ma la procedura prevista dalla norma speciale che riguarda la Corte penale internazionale è un po’ diversa da quella della semplice estradizione. Non prevede l’arresto su iniziativa della polizia giudiziaria.




















































Prevede invece la competenza esclusiva del ministro della Giustizia per dare eventualmente seguito all’operazione di polizia, investendone naturalmente la procura generale che, a sua volta, chiede alla Corte d’appello l’emissione di un provvedimento di custodia cautelare.

Il ministro però non è stato informato prima del fermo. Ma dopo. E ieri in una nota faceva sapere di stare analizzando «il complesso carteggio valutando la trasmissione della richiesta della Cpi al procuratore generale». Ma nel pomeriggio non aveva «fatto pervenire alcuna richiesta» in merito. Da lì la richiesta del pg di Cassazione di far cessare l’arresto «irrituale». Malgrado l’appello lanciato da Amnesty international che denuncia violazioni di diritti umani, uccisioni illegali, sparizioni forzate compiute nel carcere di Mitiga sotto la sua responsabilità.
 
La storia è tutta ripercorsa in quella ordinanza. «Il Pg chiede che codesta Corte dichiari l’irritualità dell’arresto in quanto — vi si legge — non preceduto dalle interlocuzioni con il ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Cpi. Ministro interessato da questo ufficio in data 20 gennaio, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, e che, ad oggi, non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito». E si aggiunge: «Per l’effetto non ricorrono le condizioni per la convalida e, conseguentemente, per una richiesta volta all’applicazione della misura cautelare. Ne deriva la immediata scarcerazione del pervenuto». Richiesta accolta dalla Corte d’Appello di Roma.

L’opposizione ora attacca. «Giorgia Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne era stato arrestato uno libico in Italia e invece di dare seguito alle richieste della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra e contro la dignità umana, lo hanno rimandato impunito in Libia», accusa Elly Schlein. E chiede che il governo chiarisca immediatamente «perché è stato scarcerato e lasciato andare». Da Avs Nicola Fratoianni attende «una conferma ufficiale» della notizia e della motivazione. «Se così fosse vorrebbe dire che l’attuale governo italiano, Meloni, Nordio, Piantedosi proteggono i trafficanti di esseri umani e i torturatori libici». «Che vergogna», rincara Angelo Bonelli.

Così, a pochi giorni dall’invio in Iran del trafficante di droni della morte Abedini in cambio della scarcerazione di Cecilia Sala, resta il dubbio amaro di un’altra trattativa «politica». L’articolo 5 della norma che recepisce lo statuto della Cpi indica che, qualora il ministro «abbia motivo di ritenere che la consegna di determinati atti o documenti o l’espletamento di attività di indagine o di acquisizione delle prove possano compromettere la sicurezza nazionale, la trasmissione dei documenti ovvero l’espletamento delle predette attività sono sospesi».

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