Alitalia, i commissari chiudono la compagnia: dalla vendita «spezzatino» ricavati 106 milioni

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La relazione finale della terna che ha gestito le ultime fasi del vettore: da Ita 90 milioni per il marchio, da Swissport 14 milioni per l’handling, da Trenitalia 1,5 milioni per Millemiglia e da Atitech 380 mila euro per la manutenzione

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«Con la predisposizione della presente relazione finale riteniamo di aver assolto gli obblighi previsti dall’amministrazione straordinaria». Con queste parole i tre commissari di Alitalia (Gabriele Fava, Giuseppe Leogrande, Daniele Umberto Santosuosso) chiudono ufficialmente l’era di «Società Aerea Italiana», decollata il 1° gennaio 2015, fallita nel 2017, dissolta a tappe tra l’autunno 2021 e il 2024. È l’ultima reincarnazione di quella che fu la gloriosa compagnia di bandiera. Che non ha mancato di riservare sorprese, come si legge nelle cinquanta pagine di relazione inviata al ministero delle Imprese e del made in Italy depositata nei giorni scorsi.

La newco

Con la creazione, nel 2020, di Italia Trasporto Aereo Spa (società al 100% pubblica), l’allora governo Conte 2 (maggioranza Movimento 5 stelle-Partito democratico) decise che era venuto il momento di «disfarsi» della storica compagnia di bandiera per crearne una nuova, senza debiti, libera di muoversi con più agilità nel panorama europeo e mondiale. Dopo mesi di trattative serrate tra Roma e Bruxelles, arriva l’ok dell’Antitrust Ue al progetto «Ita» — che effettua i primi voli il 15 ottobre 2021 — che però contiene alcuni paletti.




















































I paletti Ue

Tra i limiti imposti alla nuova compagnia italiana — come ricorda il documento dei commissari — ci sono: la composizione della flotta iniziale (non più di 52 aerei, poco più della metà di quelli di Alitalia), il divieto ad acquisire da Alitalia il programma fedeltà «MilleMiglia», un massimo di dipendenti nel 2021 (2.800) e nel 2022 (5.750), nessuna possibilità di ereditare i biglietti prepagati di Alitalia, così come il divieto ad avere la maggioranza dei rami «manutenzione» e «handling». A Ita viene consentito di partecipare all’asta per rilevare il marchio «Alitalia», ma deve ottenere anche un numero di slot (diritti di decollo e atterraggio) congruo alle sue dimensioni, quindi non più di 175 slot giornalieri a Milano Linate e non più di 178 a Roma Fiumicino.

La cessione dei rami aziendali

Inizia a questo punto il lavoro dei commissari per cedere gli asset di Alitalia al miglior offerente. Il ramo «Aviation» (contratti di leasing degli aerei, slot, marchi ad esclusione del brand Alitalia, nomi del dominio, diritti d’autore, testate, titoli e rubriche, software, banche dati e sistemi informativi, contratti con i fornitori) viene ceduto a Ita per un euro. Il 14 ottobre 2021 — il giorno prima di decollare — Ita ottiene anche il marchio «Alitalia» per 90 milioni di euro, più del doppio di quanto aveva offerto inizialmente (40 milioni) e molto meno del valore d’asta iniziale (290 milioni).

L’handling

Ceduti il marchio e gli aerei, è toccato agli altri «rami» aziendali. L’handling — cioè i servizi a terra — è stato diviso in due blocchi: uno per Roma Fiumicino, l’altro per Milano Linate. Entrambe le gare se le è aggiudicate Swissport per 12,3 milioni di euro nello scalo della Capitale e 2,105 milioni nel city airport milanese, come ricostruiscono i commissari di Alitalia.

La manutenzione

Interessante anche l’iter della cessione dell’asset «Manutenzione» che è poi finita nel perimetro di Atitech — dopo una trattativa privata — per 380 mila euro, ma dopo che ad aver effettuato l’accesso alla data room (la stanza virtuale con i dati più riservati dell’azienda) anche Ita, Aviointeriors (specializzata nella realizzazione di sedili e interni per i velivoli), così come Israel Aerospace Industries, la principale società aeronautica di Israele.

Il programma fedeltà

Più travagliata la vendita di Italia Loyalty, la società di Alitalia con all’interno lo storico programma fedeltà MilleMiglia da 6,2 milioni di utenti. «Nel corso della procedura hanno richiesto ed ottenuto l’accesso alla data room, avendone i requisiti previsti nell’invito, i seguenti potenziali acquirenti — ricordano i commissari — IntesaSanpaolo, Aeroporti di Roma, Telepass, Virigin Enterprise Ltd, Alpitour, Lastminute.com e Jakala. Bisogna però arrivare alla terza procedura di vendita per avviare un tavolo con Trenitalia, del gruppo Ferrovie dello Stato.

La vendita di MilleMiglia

Il professor Riccardo Provaroni il 21 aprile 2023 calcola che l’enterprise valure di Italia Loyalty al 31 gennaio 2023 è di 2,539 milioni di euro «quale “sommatoria tra il valore attuale (negativo) dei flussi di cassa del periodo di previsione esplicita (7,052 milioni) e il valore attuale del terminal value (9,591 milioni)», mettono nero su bianco i commissari. Il 31 ottobre 2023 MilleMiglia viene ceduta a Trenitalia. Il documento non inserisce alcuna cifra finale, ma in quei giorni il Corriere svela che l’esborso è stato di 1,5 milioni di euro.

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Il totale

A quanto ammonta la vendita di tutti gli asset, tenendo conto che in diversi casi — manutenzione, handling per esempio — chi ha rilevato le parti ha anche «ereditato» buona parte dei dipendenti? Il calcolo totale è di 106 milioni 285 mila e un euro. Considerando che di questi soltanto 90 milioni sono stati incassati per il marchio allora l’azienda nel suo complesso valeva davvero poco. Quasi nulla.


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