Agrigento capitale della cultura – Cronaca della cerimonia*

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Riuscirà il fasto del momento a rilanciare le sorti di

una terra “pirandelliana”?

Ricchi di un glorioso passato, protagonisti del presente, proiettati nel futuro. È stato questo il filo rosso che ha legato, simbolicamente, i vari interventi della cerimonia inaugurale di Agrigento Capitale italiana della cultura.

Sabato 18 gennaio con una manifestazione alquanto istituzionale si è dato l’avvio all’anno in cui la città dei templi vivrà un momento di forte immersione culturale e sotto i riflettori nazionali. Il Teatro Luigi Pirandello è stato il luogo scelto per questo momento che è entrato nella storia della città il cui ospite d’onore è stato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Accesso al teatro solo tramite inviti. Seguendo il protocollo presidenziale ai primi posti donne e studenti a seguire le autorità, il ministro della cultura Alessandro Giuli, il presidente della regione Renato Schifani, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, i deputati nazionali e regionali, le autorità militari, i sindaci della provincia di Agrigento e di qualche paese limitrofo, l’ex ministro e agrigentino doc Angelino Alfano. Tempi stretti per la diretta televisiva, 60 minuti quelli programmati che alla fine sono diventati un po’ di più.

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Già dalle 9 la città comincia a cambiare veste, almeno il centro storico e tutta la zona a valle, strade chiuse e transennate, divieti di sosta e le arterie, finalmente libere dalle auto, danno una visione dei luoghi insolita e diversa.

Dalle 9:30 l’accesso al teatro. Sembra di essere alla prima del teatro Massimo di Palermo. Sfarzo di gioielli e abbigliamento elegante, ma sobrio e non sopra le righe. Uomini in giacca e cravatta, come i tanti ragazzi in rappresentanza delle scuole presenti. È il tricolore il colore dominante, dal decoro floreale con gli anthurium, più conosciuti come frecce di Cupido, alle tante fasce tricolori dei sindaci presenti.

Ci si sarebbe aspettati, nell’attesa dell’arrivo del presidente Mattarella un po’ di intrattenimento, ma dopo un brano cantato dalla compagnia della Casa del Musical e uno dedicato ad Agrigento degli Afrosic, gruppo composto da Cesar Anot nato in Costa d’Avorio e Salvo Minio nato in Sicilia, nulla più.

Alle 11:05 l’arrivo del presidente Matterella. Un ingresso, fotografato e filmato da quasi tutti i presenti in sala che hanno condiviso, con il mondo esterno, il particolare momento anche per affermare il loro “Io c’ero!”.

Ad aprire il momento celebrativo e dare il benvenuto al presidente Mattarella l’Inno nazionale eseguito dal coro e dall’orchestra d’archi del Conservatorio “Arturo Toscanini” di Ribera, diretto dal maestro Alberto Maniaci. Ai due presentatori, Beppe Convertini, “Uno mattina in famiglia” e la vice direttrice del Tg1 Incoronata Boccia, il compito di dare il via ufficialmente alla cerimonia di inaugurazione. Una scaletta rigida e senza alcuna possibilità di sforare i tempi televisivi, anche se la trasmissione dell’evento è andata un po’ oltre il tempo stabilito. Si comincia con la proiezione del video con cui Agrigento presentò la sua candidatura a Capitale della cultura recitata da Gaetano Aronica e dal piccolo “Peppino”, Aldo Grisafi, che corre per la città di Agrigento.

A dare il via agli interventi istituzionali è stato Roberto Albergoni, direttore generale della Fondazione Agrigento 2025: “Quello di Agrigento capitale della Cultura è stato un percorso affascinante – ha detto Albergoni – che si consegna oggi un programma culturale ricco e denso, frutto del contributo di tutte le realtà culturali e sociali della provincia. Agrigento offre alla comunità internazionale la ricchezza del proprio passato, della storia, dell’archeologia della letteratura, delle arti tutte, e riflette insieme sulla costruzione di un futuro capace di ritrovare equilibrio tra armonia e conflitto. Tale ricerca impone una riflessione sulle relazioni tra gli esseri umani e tra essi e la natura. L’altro da noi non è una minaccia, non è un diverso, ma è fonte di ricchezza per la costruzione della nostra identità e delle nostre comunità». E concludendo: «Signor Presidente, le sue parole del discorso di fine anno alla Nazione le teniamo nel cuore e nella mente per indirizzare il nostro lavoro agli obiettivi che lei ci ha indicato: essere italiani ancor di più essere Capitale italiana della Cultura, ci impone un dovere etico e morale per la ricerca e la costruzione di valori condivisi che possano far crescere le nostre comunità».

Un emozionato ed “orgoglioso” cittadino di Agrigento, Gianfranco Jannuzzo, ha recitato il monologo “Girgenti amore mio” (che troverete a pagina 3), accompagnato dalla chitarra del musicista Francesco Buzzurro che ha anche eseguito il brano “Il quinto elemento Fuego”. A seguire Natalia Re, presidente Movimento Italiano per la Gentilezza, e di Romina Caruana che ha letto un testo tratto dal suo libro “È solo un gioco di anime”.

Giacomo Minio, presidente della Fondazione Agrigento 2025 ha posto l’accento su quello che sarà questo anno: «Carico di cultura e carico di effervescenza. Ma sarà anche un anno di riflessione, di ascolto. Noi tutti non possiamo lasciare perdere questa grande occasione oggi e quindi lavoreremo con grande forza per far sì di poter avere delle nuove connessioni fra di noi, guardare con fiducia al futuro e immaginare veramente una grande capacità anche di progettazione comune».

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«Il titolo Capitale italiana della Cultura 2025 – ha detto nel suo intervento il sindaco Franco Micciché – assume significati e contenuti straordinari per la comunità agrigentina e per la Sicilia tutta perché riconosce il prestigio e il valore della designazione tracciando un punto storico e sostanziale di svolta per la città e per la provincia di Agrigento». E su quanto resterà il sindaco ha sottolineato che «nel programma di Agrigento capitale italiana della cultura sono previste anche iniziative di restituzione alla collettività e di fruizione di spazi di rilievo incrementando ed elevando la qualità del nostro patrimonio culturale, di intrattenimento e di aggregazione a beneficio dunque della qualità della vita. Riteniamo che il traguardo conquistato sia solo l’inizio di un percorso che non si concluderà il prossimo 31 dicembre, ma rappresenti un’opportunità storica forse irripetibile in tale contesto per l’attenzione costante e serrata verso il migliore risultato possibile. Confidiamo nella collaborazione di tutti gli agrigentini, nessuno escluso, affinché siano parte attiva, ciascuno nei propri ambiti, nel promuovere il territorio di Capitale italiana della Cultura che vanta 2600 anni di storia».

Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani ha sottolineato nel suo intervento come sia «di assoluto rilievo il coinvolgimento attivo delle giovani generazioni, in una terra che troppe energie perde ancora a causa dell’emigrazione, affinché la cultura possa rappresentare un caposaldo della crescita personale e dell’intera comunità. Il titolo di Capitale della Cultura, che si è ormai consolidato dopo tante edizioni, offrirà ad Agrigento e all’intera Sicilia l’opportunità di rinsaldare e far conoscere le proprie radici, mostrandole agli italiani e agli stranieri che, siamo certi numerosi, verranno a visitarla […]. Ad Agrigento, di fronte a questo suggestivo “mare africano, immenso e geloso”, inizia oggi un nuovo cammino. E sarà intersecato da opportunità che occorre cogliere, da sogni operosi da trasformare in nuove iniziative culturali ed imprenditoriali, sorrette dall’impegno per realizzazioni concrete […]. Proprio partendo dalla consapevolezza di sé, del proprio retaggio storico, dell’immensa eredità culturale ricevuta, del prezioso ecosistema da preservare e tramandare alle future generazioni – ha concluso il presidente Schifani – ci si deve aprire all’altro, alla comunità, alla natura, al confronto, spesso misterioso, con la diversità (culturale, religiosa, etnica), alla natura. Una visione relazionale, di accoglienza, di dialogo che è l’antico retaggio di un’identità plurale condivisa. Noi in Sicilia facciamo così da secoli. Ed Agrigento potrà essere ancora una volta testimonianza ed emblema dalla cultura siciliana ed italiana».

«Soltanto tornando a riflettere sulla propria identità, sui percorsi attraverso i quali essa si è formata, sui processi che l’hanno plasmata e sulle stratificazioni che ne hanno arricchito la linfa vitale è possibile raggiungere quella consapevolezza di sé necessaria a rispecchiarsi nelle altre culture».

Così il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, in uno dei passaggi del discorso pronunciato nel suo intervento alla cerimonia. «Agrigento – ha osservato inoltre il ministro – ha l’opportunità di divenire il cardine della rinascita di un territorio ricco di complessità, prodotto dalle innumerevoli civiltà che in millenni di storia vi sono fiorite, sfiorite e rifiorite. Ciascuna di esse ha portato il proprio contributo originale, facendo di Girgenti il modello di una Sicilia orgogliosamente speciale e al tempo stesso schierata in prima linea, con le sue straordinarie personalità istituzionali, nella lotta contro la rarefazione del senso dello Stato che affligge i nostri tempi presenti e passati. Agrigento – ha detto ancora il ministro – può finalmente interpretare il senso di una memoria continentale condivisa e farne il fermento di un ritrovato benessere individuale e di crescita collettiva, contribuendo così allo sviluppo armonioso del territorio e della coscienza civile di chi lo abiterà dopo di noi».

Al termine del ministro Giuli ha preso la parola il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Uno degli intenti per Agrigento, in questo 2025 – ha detto il Capo dello Stato –, è quello di non essere soltanto lo spettacolare palcoscenico della Capitale della Cultura, ma di costituire sollecitazione e spinta per tante altre realtà italiane. È una sfida per accrescere le opportunità dove oggi si sono ridotte. Una voce che afferma che le periferie sono anch’esse motori di cultura e di progettualità. Questa la sfida che il nostro tempo ci presenta. Agrigento intende parlare al resto del Paese e all’Europa di cui è parte» (troverete il discorso del presidente a pagina 3).

Al termine del suo discorso il presidente Mattarella dopo avere salutato le autorità presenti ha lasciato il teatro Pirandello per recarsi allo stadio Esseneto dove lo attendeva l’elicottero che lo avrebbe riportato a Palermo. L’uscita del presidente è stata accompagnata dalla musica degli studenti del Conservatorio Toscanini.

  • Ringraziamo il settimanale  della Fisc, “L’Amico del Popolo” di Agrigento per il gentile contributo.



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