Transizione energetica: ecco le sfide da affrontare

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Carta di credito con fido

Procedura celere

 



Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Tempo di lettura: 4 minuti

֎Una transizione energetica ordinata e capace di valorizzare le leve strategiche potrebbe consentire non solo di ridurre le emissioni di anidride carbonica, ma anche di contenere il costo energetico del sistema e raggiungere la «sovranità energetica»֎

A quasi nove anni dall’Accordo di Parigi, l’Europa si trova a un punto critico nella transizione energetica. Il percorso è complesso e richiede un approccio bilanciato. Non basta puntare solo sulla decarbonizzazione: occorre considerare anche i costi del sistema energetico e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. In questo contesto, le energie rinnovabili avranno un ruolo cruciale, ma non esclusivo: il gas naturale continuerà ad avere un ruolo di transizione importante, tecnologie emergenti come l’idrogeno e la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica saranno fondamentali per la decarbonizzazione, insieme alla nuova generazione di impianti nucleari, se pur con tempi di sviluppo differenti.

Il fotovoltaico ha registrato un’espansione significativa negli ultimi anni, con circa 180 GW di capacità installata in Europa dal 2015 a oggi: una volta e mezza l’intera capacità generata in Italia.
L’accelerazione osservata recentemente (nel solo 2023 sono stati installati circa 60 GW) rende potenzialmente raggiungibile l’obiettivo di 600 GW entro il 2030 (+300 rispetto a oggi), a condizione che il ritmo di sviluppo venga mantenuto. In Italia, il 2024 si chiuderà con una nuova capacità installata da fonti rinnovabili pari a 7,5 GW, avvicinandoci al target annuo per realizzare gli obiettivi di sviluppo di capacità rinnovabile al 2030.

L’energia eolica, sia onshore che offshore, presenta maggiori rischi di raggiungimento degli obiettivi al 2030. Al momento sono operativi impianti eolici onshore per 240 GW e sono presenti progetti per ulteriori 106. Questi progetti sarebbero sufficienti per raggiungere l’obiettivo di 314 GW al 2030, ma a oggi meno del 20% ha raggiunto la decisione finale d’investimento (Fid) ovvero che l’investimento ha generato flussi di cassa sufficienti a ripagare i flussi di uscita iniziali, remunerare i capitali impiegati nell’iniziativa e lasciare risorse disponibili per l’impresa.
Per l’eolico offshore, considerando i progetti annunciati mancherebbero solamente 18 GW per raggiungere l’obiettivo di 176 GW entro il 2030, ma circa il 65% dei progetti non ha ancora raggiunto la Fid. La pipeline esiste, ma non è ancora matura, e la realizzazione dei progetti richiede tempi più lunghi rispetto al solare con ritorni economici da valutare, ad esempio alla luce dell’incremento dei costi dei materiali. In aggiunta, tecnologie emergenti come idrogeno verde e cattura e stoccaggio di anidride carbonica possono contribuire a decarbonizzare la produzione energetica da fonti non rinnovabili. A differenza del solare e dell’eolico, queste tecnologie non sono però ancora economicamente competitive e solo una parte marginale della pipeline di progetti ha raggiunto la Fid. Serviranno investimenti mirati e innovazioni per attrarre il capitale necessario in modo sostenibile.

Oltre alla semplificazione dei processi autorizzativi, soprattutto per l’eolico, sarà essenziale accelerare il percorso di potenziamento delle reti elettriche. In particolare, si stima che gli investimenti nelle reti di trasmissione e distribuzione dovranno triplicare entro il 2050 per evitare il rischio di congestioni e integrare nuova capacità rinnovabile. Sarà necessario un impegno congiunto di pubblico e privato.

Un altro strumento chiave sono i Power Purchase Agreement (Ppa) ossia quei contratti a lungo termine tra un produttore di energia elettrica e un cliente, solitamente un’azienda di servizi pubblici, un governo o un’azienda. I Ppa possono durare dai 5 ai 20 anni, durante i quali l’acquirente di energia compra energia a un prezzo pre-negoziato. Tali accordi svolgono un ruolo fondamentale nel finanziamento di produttori di energia elettrica indipendenti (ossia non di proprietà di un’azienda di servizi pubblici), in particolare produttori di energia rinnovabile come parchi solari o eolici, che mirano a garantire la stabilità economica dei progetti di energia rinnovabile, rendendoli bancabili, e permettono a utenti e aziende di beneficiare del basso costo delle energie rinnovabili. La loro adozione è però ancora limitata, specialmente se confrontiamo l’Italia con altri Paesi europei; la capacità contrattualizzata con Ppa in Italia è un terzo di quella in Francia e un decimo di quella in Spagna.
Per accelerarne la diffusione, si dovranno realizzare interventi di semplificazione normativa e strumenti per facilitare l’incontro tra domanda e offerta, quali piattaforme centralizzate per lo scambio di Ppa.
Inoltre, le catene di approvvigionamento per prodotti assemblati, come pannelli solari e batterie, restano una sfida cruciale per l’Europa, fortemente dipendente da Paesi come la Cina.
La gestione della «supply chain» riguarda tutte le attività che trasformano le materie prime in prodotti finiti per renderli disponibili ai clienti. Sono incluse le operazioni di sourcing, progettazione, produzione, magazzinaggio, spedizione e distribuzione.
Rafforzarne le supply chain europee offrirebbe vantaggi strategici, riducendo il rischio di dipendenza e creando nuove opportunità di crescita. Inoltre, investire in tecnologie alternative e sviluppare nuove filiere, come il riciclo avanzato, potrebbe aumentare la resilienza e la competitività dell’Europa nel settore delle energie rinnovabili.

In parallelo, la transizione energetica potrebbe creare fino a 11 milioni di posti di lavoro entro il 2050, con una crescita netta di 5 milioni. Settori chiave come l’eolico e il solare stanno però già affrontando una carenza di manodopera qualificata. Per supportare una crescita sostenibile dell’occupazione, sarà importante investire in programmi di formazione e riqualificazione. Ciò detto, una transizione energetica ordinata e capace di valorizzare le leve strategiche potrebbe consentire non solo di ridurre le emissioni di anidride carbonica, ma anche di contenere il costo energetico del sistema e raggiungere la «sovranità energetica». Con un impegno congiunto di settore pubblico e privato, l’Ue può consolidare la leadership nella lotta al cambiamento climatico, creando nuove opportunità economiche e occupazionali che ne rafforzeranno la competitività nel panorama globale.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

 

Francesco Sannicandro



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Prestito personale

Delibera veloce

 

Source link