Roma, svastica e saluto romano ai funerali di Alessia Augello: 8 estremisti di destra a giudizio per apologia del fascismo

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Giulio De Santis e Natalia Di Stefano 

Sono accusati di violazione delle leggi Scelba e Mancino: col braccio destro alzato, il 10 gennaio 2022, gridarono il «presente» per salutare la militante di Forza Nuova. L’avvocato:«Provvedimento politico»

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Sono stati rinviati a giudizio dal gup di Roma gli otto militanti di estrema destra che esposero la bandiera con la croce uncinata nazista e fecero il saluto romano gridando il «presente» durante i funerali della militante di Forza Nuova, Alessia Augello. Il gruppo di estremisti – Marco Medici, Pino Meloni, Alessio Mastrangeli, Stefano Schiavulli, Andrea Di Cosimo, Antonio Tribeni, Leonardo Cabras e Giustino D’Uva – era stato indagato all’indomani della cerimonia. «È un provvedimento di natura politica», la presa di posizione dell’avvocato Nicola Trisciuoglio, difensore di tre imputati, Medici, Meloni e Mastrangeli. 

Apologia del fascismo

Il fatto risale al 10 gennaio del 2022: i funerali furono celebrati a Roma nella chiesa di Santa Lucia sulla circonvallazione Clodia. Nei loro confronti il pm Erminio Amelio contesta la violazione delle leggi Scelba e Mancino in materia di apologia di fascismo e incitamento alla discriminazione, all’odio o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Il processo è stato fissato al prossimo 17 settembre.




















































Chi era Alessia Augello

Alessia Augello, già appartenente a Forza Nuova, è morta in ospedale il 7 gennaio 2022 a 44 anni per le complicazioni legate a una trombosi dopo un delicato intervento chirurgico. «Siamo addolorati per la perdita della nostra amata Alessia – aveva scritto su Facebook la zia, Stefania Vesica -. Ci dissociamo totalmente dai fatti che si sono svolti all’esterno della chiesa, dei quali non eravamo a conoscenza e che nemmeno Alessia stessa avrebbe in nessun modo condiviso né apprezzato. Non avremmo mai permesso né autorizzato quanto poi è successo».

La Cassazione sul saluto romano

La decisione del gup arriva a distanza di poche settimane dalla chiusura delle indagini sul saluto fascista effettuato il 7 gennaio del 2024 alla commemorazione per Acca Larentia. In 31, tutti di CasaPound, rischiano
di finire sotto processo. Anche in questo caso si contestano le violazioni
delle due leggi. Sul nodo giuridico legato al saluto romano nei mesi scorsi
è arrivata la decisione delle sezioni unite della Cassazione. I Supremi
giudici nelle motivazioni della sentenza hanno definito il perimetro della
condotta
contestata ai militanti. Per stabilire la sussistenza di reato, in
caso di saluto fascista, osserva la Cassazione, il giudice deve accertare «la sussistenza» di una serie di elementi, tra cui «il contesto ambientale, la eventuale valenza simbolica del luogo, il numero dei partecipanti, la ripetizione insistita dei gesti», idonei a dare concretezza al pericolo di «emulazione».

Il «presente» e il saluto romano

Nella sentenza i Supremi giudici affrontano anche la «chiamata del presente» in caso di commemorazioni. La Cassazione esclude che «la caratteristica “commemorativa” della riunione possa rappresentare fattore» di «automatica insussistenza del reato». Nell’atto gli ermellini ribadiscono che la risposta «presente» e il saluto romano «integra il delitto previsto» dall’articolo 5 della legge Scelba sulla ricostituzione del partito fascista «ove, avuto riguardo alle circostanze del caso» costituisca un concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista. Questa condotta, inoltre, «può integrare anche il delitto di pericolo presunto, previsto» dall’articolo 2 della legge Mancino sui crimini d’odio «ove tenuto conto del contesto» sia espressione «di manifestazione delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi» che hanno tra i loro scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

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21 gennaio 2025 ( modifica il 21 gennaio 2025 | 20:19)

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