BRINDISI – Essere consultati a priori e non a posteriori. Questa l’esigenza manifestasta dai sindaci della provincia di Brindisi durante il confronto con il direttore generale dell’Asl Brindisi, Maurizio De Nuccio, che si è svolto oggi pomeriggio (lunedì 20 gennaio) presso la sala Mario Marino Guadalupi di Palazzo di città. L’incontro è stato convocato dal primo cittadino del capoluogo, Giuseppe Marchionna, a seguito delle polemiche scaturite dall’accorpamento del centro Grandi ustionati dell’ospedale Perrino di Brindisi, nel reparto di Chirurgia plastica. Poi hanno tenuto banco i nodi riguardanti l’organico del reparto di Terapia intensiva neonatale (Utin) del Perrino e la riorganizzazione dei reparti di Chirurgia e Ortopedia dell’ospedale di Ostuni, che passeranno da unità operative semplici dipartimentali a unità operative semplici, dipendenti da due unità operative complesse dell’ospedale Camberlingo di Francavilla Fontana.
Il riassetto di questi e altri settori della sanità brindisina rientra nell’atto aziendale che l’Asl Brindisi ha trasmesso, lo scorso 17 dicembre, alla Regione Puglia, in vista di un’eventuale approvazione definitiva. Ed è proprio su questo documento che l’assemblea dei sindaci avrebbe gradito maggiore coinvolgimento. Un primo risultato, ad ogni modo, è stato ottenuto, poiché il dg dell’Asl ha assicurato che l’ultima versione della bozza sarà inviata nelle prossime ore ai primi cittadini. La stessa sarà oggetto di un nuovo incontro fra sindaci e Asl, in programma lunedì prossimo. E non si tratterà di un evento occasionale. L’assemblea ha infatti deciso di aggiornarsi, sempre in presenza del management dell’Asl Brindisi, ogni ultimo lunedì del mese, per fare il punto della situazione sulla sanità brindisina.
Le dichiarazioni dei sindaci Marchionna e Pomes e del dg Asl De Nuccio
Al confronto odierno ha preso parte anche l’assessore regionale al Bilancio, Fabiano Amati, che ha dato poca importanza al dibattito sulla riorganizzazione delle unità operative, focalizzandosi su “questioni più rilevanti”, fra cui l’operatività del centro riabilitativo di Ceglie Messapica e la situazione dell’ex ospedale Di Summa, che ospiterà un ospedale di comunità. Amati fa una panoramica delle strutture sanitarie brindisine, includendovi anche l’ospedale di Monopoli – Fasano, la cui attivazione è prevista per i prossimi mesi. A tal proposito Amati quasi “bacchetta” (guarda la videointervista) l’Asl Brindisi per non aver inserito il nuovo nosocomio nel proprio atto aziendale, a differenza di quanto fatto dall’Asl Bari.
Quasi tutti i sindaci del territorio hanno risposto all’invito di Marchionna. Questi ha aperto i lavori, ponendo l’accendo su un vulnus che da decenni affligge la provincia: la mancanza di strutture private convenzionate che possano attenuare la forte pressione sulle strutture pubbliche, dove “la situazione è obiettivamente insostenibile”. Marchionna pone una questione di metodo, più che di merito. “Gradiremmo essere consultati – afferma il primo cittadino – prima di definire linee di riorganizzazione che devono impattare su una popolazione già stremata”.
La pensano allo stesso modo anche altri colleghi, fra cui il sindaco di San Donaci, Giancarlo Miccoli, che essendo un medico conosce bene i problemi della sanità brindisina. Fra questi (la pensano allo stesso modo anche modo anche il sindaco di Mesagne, nonché presidente della Provincia, Toni Matarrelli, e lo stesso assessore Amati) non rientrerebbe l’accorpamento di Grandi Ustionati in Chirurgia plastica. “Quando ho iniziato l’attività di medico – afferma Miccoli – esisteva un’unica unità operativa complessa. Non vedo la volontà di penalizzare il territorio, ma la necessità di fare quell’intervento. Meglio creare le condizioni perché quell’unica unità sia operativa”.
Miccoli accende un faro su altre problematiche. Quali? La perdita di professionalità in Utin del Perrino, dove “quattro anni fa è stato dismesso il servizio di citogenetica”; la mancata attivazione del reparto di Rianimazione al Camberlino di Francavilla; la mancanza di posti letto in Ostetricia e Ginecologia del Camberlingo, dove il punto nascite è in stand by da tempo; l’impossibilità, sempre al Camberlingo, di effettuare interventi chirurgici di urgenza. Miccoli ha inoltre proposto di istituire “un gruppo di lavoro che all’interno dell’assemblea si rapporti con l’Asl”. “Una bozza (dell’atto aziendale, ndr) già condivisa – rimarca il sindaco di San Donaci – non scatenerebbe alcun tipo di critica”.
Il confronto è stato animato anche da altri sindaci. Quella di San Pietro Vernotico, Maria Lucia Argentieri, ha invitato l’Asl a valorizzare l’ormai ex ospedale della sua città, riconvertito in Pta, in quanto lo stesso è un punto di riferimento anche per i Comuni limitrofi (Torchiarolo, Cellino San Marco e San Donaci in primis). Il sindaco di Cisternino, Lorenzo Perrini, chiede che le conferenze dei sindaci vengano convocate “non solo quando ci sono emergenze”.
Il tema della condivisione delle scelte è stato posto anche dal sindaco di Ceglie Messapica, Angelo Palmisano, che si è detto contrario all’ipotesi di aprire le conferenze dei sindaci alle parti sociali (sindacati e ordini professionali). Su questo c’è una sostanziale convergenza da parte dei primi cittadini, che hanno deciso di escludere, in seno all’assemblea, le audizioni di soggetti terzi che già interloquiscono con l’Asl.
Intanto i sindaci restano in attesa dell’ultima versione dell’atto aziendale, di cui si discuterà lunedì prossimo (27 gennaio), sempre nella sala Mario Marino Guadalupi, sempre in presenza del direttore generale De Nuccio. “La nostra posizione – afferma De Nuccio – è di ascolto e di condivisione. Siamo qui per risolvere i problemi comuni. C’è un cambiamento che ci vede tutti protagonisti”. “Non siamo intenzionati – prosegue – a operare con poca trasparenza. Una prima bozza di atto aziendale è stata condivisa con i sindacati”. Il dg spiega che si è tenuto conto di molte delle osservazioni degli stessi sindacati, nella seconda bozza inviata alla Regione. “Queste riflessioni – afferma ancora il manager – sono state armonizzate con i numeri, ai quali ci dobbiamo attenere”. De Nuccio inoltre ribadisce che “al momento non c’è nessuna delibera che approvi l’atto aziendale”.
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