MANIFESTAZIONI ANTIABORTISTE, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO — Sito Ufficio Stampa Comune di Modena

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L’interrogazione di Alberto Bignardi sulle manifestazioni di preghiera di natura antiabortista in prossimità del Policlinico, presentata nella seduta di lunedì 20 gennaio del Consiglio comunale di Modena e alla quale ha risposto il sindaco Massimo Mezzetti, è stata seguita da un dibattito in aula dopo la trasformazione in interpellanza.

Giovanni Bertoldi di Lega Modena ha sottolineato il diritto “di esprimere le proprie convinzioni morali, etiche e religiose, inclusa la contrarietà all’aborto. Le manifestazioni davanti al Policlinico – ha aggiunto – sono sempre state pacifiche e difendono la libertà di esprimere opinioni legittime. Nessuno nega la libertà di scelta, ma i manifestanti antiabortisti ritengono che essere presenti all’esterno degli ospedali possa avere un effetto dissuasivo per donne che si trovano davanti a una decisione difficile, offrendo supporto, alternative o semplicemente un momento di riflessione”. Per il consigliere, quindi “il Comune non si deve impicciare di queste questioni perché non è interessato dal punto di vista”.

Martino Abrate, capogruppo di Avs, coinvolto anche professionalmente in quanto ostetrico-ginecologo, ha portato la sua esperienza pre e post legge 194: “Ho vissuto il tema dell’aborto clandestino, della paura di donne che avevano già preso la propria decisione e hanno dovuto percorrere quella strada in modo insicuro, a volte rischiando la vita o morendo per infezioni. Per parecchie donne questa scelta è già di per sé dolorosa e manifestazioni di questo tipo sono inopportune e lesive della serenità e della privacy di chi si reca in ospedale per procedere all’interruzione di gravidanza”. Esprimendo “rispetto per chi fa obiezione di coscienza”, il consigliere lo ha chiesto anche “per gli operatori che con grande senso di responsabilità permettono una giusta applicazione di questa legge”. 

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Condividendo l’intervento di Abrate, Paolo Ballestrazzi di Pri-Azione-Sl ha ricordato i dibattiti consiliari di diversi anni fa, dicendosi “anticlericale perché in questo Paese ci sono i clericali e questo non mi va bene”. Per il consigliere l’interrogazione non era necessaria: “Questo Consiglio – ha detto – ha problemi più grossi da affrontare che trasformarsi in palestra per discussioni accademiche su clericalismo e anticlericalismo. E non si può equiparare una manifestazione di preghiera a una sindacale, altrimenti si tratta di manifestazioni politiche che non hanno niente a che fare con la preghiera e se non sono manifestazioni politiche come tali vanno trattate”.

Per il Pd, Fabia Giordano ha ripreso il tema del rispetto delle idee e del diritto di manifestare precisando però che “gli antiabortisti che davanti al Policlinico pregano per i bambini uccisi e implorano mamme e personale medico di lasciarli vivere non sono lì per manifestare legittimamente la loro posizione avvalendosi del diritto di libertà di espressione o di culto, altrimenti potrebbero farlo ovunque. I luoghi per manifestare anche attraverso le preghiere sono e devono essere altri”. “Essere contrari alla legge 194 e protestare è legittimo – ha detto Federica Di Padova – non lo è, invece, trasformare questa contrarietà in uno strumento di coercizione morale”. Dopo aver sottolineato che la “legge 194 è un pilastro della società democratica che garantisce alle donne la possibilità di autodeterminarsi”, la consigliera ha affermato che “un insegnamento organico dell’affettività e della sessualità nelle scuole, che in questo Paese non esiste, ci aiuterebbe ad azzerare le interruzioni di gravidanza, che è il nostro obiettivo”. Per Fabio Poggi, “nessuno mette in dubbio la libertà di preghiera, ma se ci riunisce in un punto specifico e la preghiera diventa una manifestazione esteriore, allora dobbiamo ammettere che quella manifestazione è politica. E allora, con la stessa onestà con la quale ci dichiariamo ferventi sostenitori della famiglia e crediamo nella preghiera, dobbiamo chiederci se questa manifestazione non sia contro qualcuno, se non sia in realtà mobbing”. Dopo aver affermato che “il tema rimane nell’ambito di un normale confronto politico”, Stefano Manicardi ha condiviso la definizione di mobbing, “una parola che esprime come quella manifestazione fa sentire le donne che, con sofferenza, vanno ad abortire. Bisognerebbe tenere in considerazione la sensibilità di tutti”. Il capogruppo Diego Lenzini ha ribadito che il fulcro dell’interrogazione è “il luogo dove si fanno le manifestazioni di preghiera e il motivo per cui è stato scelto. Perché è vero che chi si riunisce lì non sa chi sta passando e cosa deve fare, ma le persone che passano per andare ad abortire sa molto bene cosa sta andando a fare e per loro la manifestazione si trasforma in pressione sociale ed emotiva e in violenza psicologica verso di loro”. Gianluca Fanti, ha osservato che “c’è qualcosa che non va quando la preghiera diventa un’arma contro qualcuno”, ma ha condiviso che esiste “un enorme problema di tutela della maternità che non si risolve facendo steccati, ma andando oltre gli schieramenti e unendosi per aiutare le donne ad avere più figli”

Per Fratelli d’Italia, il capogruppo Luca Negrini ha affermato che la legge 194 “non è in discussione. Quello che noi vogliamo è la sua piena applicazione, anche delle parti che la sinistra non tollera e fa finta che non esistano”. Definendo “strumentale” l’interrogazione, Negrini ha ricordato che “il diritto di manifestare è riconosciuto dalla Costituzione. Dove voi vedete qualcuno che fa pressione – ha aggiunto – noi vediamo qualcuno che offre un aiuto e una possibilità a una donna che pensa di non avere alternative. Da un certo punto di vista – ha concluso – l’interrogazione ha fatto sapere che si sono persone che pregano e che possono offrire un aiuto a chi ne ha bisogno”. Elisa Rossini si è rivolta direttamente al sindaco per ribadire che “le riunioni sono silenziose, in piccoli gruppi e nessuno contesta l’accesso delle donne” e affermare che “evidentemente lei non le ha mai viste e questo è grave”. La consigliera, quindi, ha detto che “è vero che la legge 194 non è discussione, ma perché non possiamo discuterla? Come altre leggi vecchie di decenni, forse andrebbe rivista”. Rossini ha poi ricordato la finalità della legge, espressa nel primo articolo, è tutelare la vita dal suo inizio. “Dobbiamo applicarla fino in fondo. Per evitare gli aborti – ha concluso – non servono percorsi sull’affettività ma tutelare il valore sociale della maternità”. Per Ferdinando Pulitanò la definizione di aborto come diritto “è figlia di una cultura di morte della sinistra che andrebbe superata. Non esiste alcun diritto ad abortire nella legge che, invece, tende a mettere in equilibrio il diritto del nascituro con quello della donna alla salute e a una gravidanza serena. Questo traspare da tutto il testo della legge”. Il consigliere, quindi, ha sostenuto che “violenza inaudita non è pregare a distanza da un luogo di cura ma, per esempio, inviare la pillola abortiva a donne sempre più sole”. Secondo Paolo Barani la sinistra ha paura che chi prega in prossimità degli ospedali possa intercettare chi ha deciso di interrompere la gravidanza. Ma è una paura “senza fondamento perché queste persone che pregano pacificamente non esercitano alcuna forma di costrizione o condizionamento”. Per il consigliere bisognerebbe “pensare al dopo, al sostegno di cui tantissime donne e i loro compagni hanno bisogno per affrontare un futuro molto spesso intriso di un rimorso che non li abbandonerà mai”. Per Dario Franco il tema dell’interrogazione è il diritto di manifestare, difeso dalla Costituzione. “Io rivendico – ha detto – la possibilità di poter manifestare la propria fede, qualunque essa sia. E mi farò portavoce con gli organizzatori – ha aggiunto – per mettere in pratica quanto suggerito dal sindaco e dalla sinistra: non fermarsi sotto il policlinico ma chiedere l’autorizzazione a manifestare anche sui viali, in un rave party della preghiera che possa farci sentire ovunque. Perché ognuno deve poter esprimere ciò che è”. 

Andrea Mazzi di Modena in Ascolto si è detto “ferito” da alcuni elementi dell’interrogazione. “Si tratta di una questione delicata che tocca tanti di noi, le nostre sensibilità e coscienze”, ha affermato precisando che quelle davanti agli ospedali sono “vere preghiere che vogliono risvegliare le coscienze su quello che sta succedendo a poca distanza, dove bambine e bambini vengono abortiti. Il termine manifestazioni può essere applicato solo in senso lato”. Il consigliere, che da più di 20 anni fa parte della comunità Papa Giovanni XXIII, ha sottolineato che “tanti pensano sia giusto dare a questi bimbi una chance, è una questione di giustizia e pari opportunità, basi della società democratica”.

Per Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle) la consigliera Rossini ha detto “con chiarezza che l’intento è mettere in discussione la legge 194. Ed è legittimo, ma la legge riconosce il diritto della donna ad autodeterminarsi e metterlo in discussione è possibile, ma significa fare politica. E come tutte le posizioni politiche, è discutibile”. Sulla manifestazione, Silingardi ha definito “strumentale la scelta del luogo, scelto perché il più efficace per mettere pressione. Condivido la libertà di pensiero, ma noi possiamo giudicare eticamente questa scelta e, per noi, esprimere un pensiero politico in quel luogo è sbagliato. Quello che dobbiamo fare – ha concluso – è rafforzare i consultori perché è lì che si combatte l’indifferenza”.

Piergiulio Giacobazzi di Forza Italia si è detto “preoccupato dall’ideologia che pervade l’interrogazione e la risposta del sindaco. Da cattolico – ha aggiunto – stride anche il silenzio su questo tema da parte di chi risiede dall’altro lato della piazza”. Per il consigliere, “nessuno cercherà di smantellare la 194, i diritti non saranno toccati. Ma pensare di transennare persone che pregano è di sicuro più liberticida di qualunque altra cosa. Stride anche – ha concluso – che il consigliere Bignardi che tante volte ha portato in aula la tutela dei diritti, questa volta si sia seduto dalla parte del torto”. 

In replica il consigliere Bignardi ha dichiarato il proprio apprezzamento per la risposta del sindaco e ribadito l’importanza di tutelare il diritto all’autodeterminazione e il libero accesso ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza. Ha ricordato anche che obiettivo dell’interrogazione era proprio l’opportunità o meno di manifestare davanti al policlinico e, a questo proposito, ha richiamato la legge inglese che prevede il mantenimento di distanze di rispetto, e “che andrebbe promossa anche a livello nazionale. Come ha detto il sindaco, è necessario che ci sia un equilibrio tra libertà di espressione e tutela dei diritti”. Il consigliere, infine, ha apprezzato in particolare l’intento di rafforzare i servizi consultoriali, “necessari per offrire spazi sicuri di ascolto e consulenza”. 

A chiusura del dibattito, il sindaco Mezzetti, replicando anche ai singoli consiglieri, ha ribadito che “esercitare una pressione psicologica non è rispettoso della dignità della donna. Ognuno, donna o uomo che sia, deve essere libero nella sua scelta di autodeterminazione e non deve esserci nessuno che lo condiziona”.

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