Il debito dei Paesi poveri e una questione etica. Sud globale

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Con l’espressione “sud globale” si intende, dal punto di vista geopolitico e socio-economico, un’area vastissima del pianeta. E cioè tutta l’Africa, l’America Latina, l’America Centrale, l’India, il Sud-est asiatico e molti paesi del medio ed estremo Oriente. L’Associazione internazionale per lo sviluppo (Ida) fa parte del Gruppo Banca Mondiale (Gbm) che aiuta i 74 Paesi più poveri del mondo a eliminare la povertà estrema. E a sviluppare una prosperità condivisa in modo sostenibile. L’ultimo Debt Report della Banca Mondiale lancia l’allarme sulla crescita dell’indebitamento delle nazioni a basso e medio reddito. L’impennata dopo la pandemia, con l’aumento dei tassi di interesse. La campagna One propone tre misure principali, riferisce Focsiv (Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario). E cioè la riforma delle banche multilaterali di sviluppo per sbloccare fino a 1.000 miliardi di dollari di finanziamenti a basso costo entro il 2030. Sfruttando meglio i bilanci esistenti e utilizzando i diritti speciali di prelievo del Fondo monetario internazionale (Fmi) come capitale ibrido. Inoltre l’aumento degli investimenti nei paesi a basso reddito, proponendo di triplicare le dimensioni del fondo Ida della Banca Mondiale e di aumentare i contributi dei donatori, ovvero l’aiuto pubblico allo sviluppo, del 25%. Serve poi un’accelerazione della riduzione del debito, con una riforma del quadro comune del G20 per renderlo più efficiente e accessibile. Garantendo sospensioni immediate del debito per i paesi in difficoltà. “Queste riforme sono considerate essenziali per invertire la rotta e permettere ai paesi in via di sviluppo di costruire una maggiore resilienza economica e climatica – avverte il Focsiv-. L’azione rapida da parte dei ministri delle Finanze del G20 è cruciale per evitare che questa crisi si aggravi ulteriormente”.

Foto di Yusuf Yassir su Unsplash

Sostegno al Sud globale

“Cancellare il debito dei Paesi poveri è una questione etica”, afferma nell’Anno giubilare Francesco. Il Papa invita a condonare i passivi che gravano sulle nazioni in via di sviluppo. Un appello rilanciato dal sacerdote gesuita del Burkina Faso, François Kaboré. Spiega a Vatican news il professore di economia e presidente dell’Università delle scienze di Kosyam: “Sono fardelli enormi. Ripagarli impedisce ogni forma di progresso”. Nel suo messaggio per la 58ª Giornata mondiale della pace 2025, il Pontefice elenca una serie di questioni globali. E si concentra in particolare sul debito dei Paesi poveri, di cui sostiene la riduzione se non la cancellazione. Jorge Mario Bergoglio denuncia il debito estero come “uno strumento di controllo”. Attraverso il quale “alcuni governi e istituzioni finanziarie private dei Paesi più ricchi non si fanno scrupolo di sfruttare in modo indiscriminato le risorse umane e naturali dei Paesi più poveri. Pur di soddisfare le esigenze dei propri mercati”. Accanto alla riduzione del debito, Francesco auspica una “architettura finanziaria, che porti alla creazione di una Carta finanziaria globale”. Così da evitare “un circolo vizioso di finanziamento-debito”. Il ricercatore gesuita François Kaboré è professore di economia e presidente dell’Università gesuita delle scienze Kosyam di Ouagadougou. Studia le conseguenze pratiche degli alti livelli di debito estero, sull’efficacia delle misure di cancellazione del debito e sull’opportunità di una Carta finanziaria globale. La stragrande maggioranza dei paesi più indebitati si trova in Africa. E il Burkina Faso, è uno dei 10 Stati con il debito più gravoso. Nel 2024 il suo prodotto interno lordo (Pil) è stato di 21,4 miliardi di dollari. Secondo la Banca Mondiale, il debito pubblico totale del Burkina Faso per il 2024 è al 57,4% del suo Pil. Ciò significa che praticamente tutta la vita del Paese viene spesa per ripagare i debiti.

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Foto di Hennie Stander su Unsplash

Sos Africa

“Un povero è una persona che dipende essenzialmente dalla spesa sociale dello Stato. Per la protezione sociale, l’assistenza sanitaria gratuita e l’istruzione gratuita – osserva padre François Kaboré-. In Burkina Faso si stima che il 40-45% della popolazione viva al di sotto della soglia di povertà. Nel primo trimestre del 2024 le autorità burkinabé hanno sborsato 42,6 milioni di dollari per rimborsare il debito estero. Questi milioni di dollari avrebbero potuto essere utilizzati per la protezione sociale, la sanità e l’istruzione. Ossia per ciò da cui dipende la vita dei più poveri. C’è un secondo elemento che colpisce i poveri e anche i meno poveri. Il debito impedisce di investire nello sviluppo di infrastrutture come strade e ponti. Quando queste infrastrutture esistono, vanno a beneficio di tutti”. Inoltre, aggiunge l’economista africano, “più le persone sono povere, meno risorse e opportunità hanno per proteggere l’ambiente“. Di conseguenza, “i Paesi poveri operano all’interno di un modello che distrugge ancora di più l’ambiente”. In particolare “attraverso l’inquinamento o l’esaurimento delle risorse naturali perché sfruttate in modo incontrollato”. Una situazione che “contribuisce al rapido deterioramento della nostra casa comune”. Il debito ha un pesante impatto sull’ambiente. Il cambiamento climatico colpisce i poveri e la responsabilità è principalmente dei Paesi ricchi. I Paesi poveri non hanno i mezzi per far fronte al debito ecologico dei Paesi ricchi. Secondo François Kaboré “non è del tutto utopico pensare che i creditori possano cancellare i debiti. Ci sono diverse ragioni per questo”.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Sud
Foto di Christian Packenius da Pixabay

Debito da cancellare

La prima ragione è che questo è già accaduto in qualche misura in passato. “Dal punto di vista economico non era nell’interesse dei creditori lasciare alcuni Paesi in default -puntualizza lo studioso gesuita-. Ci sono anche ragioni etiche e umane. Il Burkina Faso, per esempio, deve sottrarre più della metà della sua ricchezza per pagare il debito. Da un punto di vista etico non fa onore all’umanità che la gente lavori quasi esclusivamente per pagare un debito estero“. Il debito, poi, non è solo colpa dei Paesi poveri. Spesso i Paesi creditori hanno una responsabilità nel contrarre un debito che può portare i Paesi a un processo di rimborso perpetuo. François Kaboré prosegue: “Sta diventando un imperativo e un dovere morale sia per i Paesi poveri che per quelli creditori lavorare fianco a fianco per cancellare il debito. A patto che non sia una ripartenza perpetua“. Non va trascurato, però, l’aspetto finanziario. Un Paese che cancella un debito rinuncia a delle entrate. Anche se per un Paese ricco i pochi miliardi dovuti hanno un impatto minimo sul bilancio. Il creditore dovrebbe rinunciare al potere di imporsi o al potere di dominare il Paese debitore. Per François Kaboré è proprio questo il punto fondamentale. “I Paesi creditori sono disposti a rinunciare al potere che hanno di controllare alcuni Paesi attraverso il servizio del debito?- si chiede-. Questa domanda fa appello al nostro senso etico, a questioni di disuguaglianza e a questioni internazionali”. Perciò il Papa chiede una regolamentazione, una Carta che valga per tutti. Cioè un impegno delle parti interessate, creditori e debitori. Per dire “vogliamo un mondo un po’ più giusto e che non sia guidato solo da rapporti di dominio“.

cooperazione
Foto di mulugeta wolde su Unsplash

Giubileo per il Sud

“Il Giubileo mira a ristabilire la giustizia di Dio nei diversi settori della vita. Anche nelle relazioni internazionali tra i Paesi. E quindi la Carta proposta dal Papa può definire i contorni dei diritti e dei doveri di ogni Paese- precisa padre François Kaboré-. Ciò impegnerebbe creditori e debitori a una nuova dinamica nelle relazioni internazionali. E a una migliore, o comunque più sana, gestione fiscale, soprattutto nei Paesi poveri. Per i creditori, ci sarebbe l’impegno a non usare il debito come meccanismo di dominio che mantiene alcuni Paesi vulnerabili in condizioni di povertà cronica“. Affinché ci possa essere una volontà a livello internazionale, occorre “essere in grado di muoversi lentamente verso un mondo un po’ più multipolare e più egualitario”. I creditori, infatti, “sanno che alcuni debiti non potranno mai essere ripagati. Conoscono il livello di solvibilità dei Paesi indebitati. Se il debito di un Paese non viene ripagato per intero, il Paese creditore ha un ritorno sufficiente sui suoi investimenti. Può accadere che un Paese povero restituisca il doppio del capitale iniziale preso in prestito. Questo ci riporta a una dimensione etica, e altamente umana”. Dunque “è molto importante che autorità morali come il Papa incoraggino le persone a guardare al di là delle questioni puramente economiche. In modo da poter progettare un mondo più giusto ed egualitario per la nostra casa comune“. Ponendo fine alla colonizzazione economica. “E’ possibile per i Paesi vulnerabili scegliere una buona disciplina fiscale così da evitare di indebitarsi- conclude il professore-. Ciò non giustifica il fatto che ci sia anche il desiderio di mantenere questo rapporto di dominio. Il termine è un po’ forte, ma ci sono elementi di colonizzazione in questo rapporto tra Paesi indebitati e Paesi creditori“.



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