«I sindaci dimenticano che l’acqua è gestita da loro»

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«I sindaci si lamentano delle mancate risposte, ma dimenticano che alle riunioni hanno partecipato anche loro e che si sono sempre opposti alle riduzioni». È solo la prima di una serie di risposte che Salvo Cocina – capo della Protezione civile regionale e coordinatore della cabina di regia sull’emergenza idrica – dà a MeridioNews. Risposte che sono una replica alle critiche mosse in questi giorni – anche sulle pagine del nostro giornale – dal sindaco di Troina, Alfio Giachino, dal deputato regionale Fabio Venezia e dal presidente dell’associazione Movimento per la difesa dei territori, Fabio Bruno. La contestazione principale nei confronti di Cocina è quella relativa a una mancata comunicazione tra la Regione e i cinque Comuni che per l’approvvigionamento idrico dipendono dalla diga Ancipa: TroinaGagliano Castelferrato, Cerami, Nicosia e Sperlinga, tutti in provincia di Enna.

«Sono le norme a dettare dove e come pubblicare le informazioni sui lavori – spiega Cocina – Ma i sindaci partecipano all’approvazione dei progetti, sono soci delle Ati (Assemblea territoriale idrica), che governano tutto. E chi governa le Ati? Gli stessi sindaci». Primi cittadini ed enti sempre invitati alle riunioni, ribatte Cocina. «I Comuni, inoltre, sono tenuti a comunicarci tutte le iniziative circa la ricerca dei pozzi, l’uso delle autobotti e il resto. Non avevano neanche il piano di protezione civile: lo hanno stilato solo perché costretti da noi e con il nostro supporto. Ognuno deve fare la sua parte». Come soggetti attivi, specifica il dirigente, in un’emergenza che non riguarda solo l’Ancipa: «Io al momento gestisco 200 interventi – sottolinea il capo della protezione civile siciliana – Non si possono gestire con l’atteggiamento di chi aspetta qualcuno o qualcosa». E sulle lettere-istanze inviate dai sindaci e dal Movimento per la difesa dei territori – e rimaste senza risposta – il dirigente regionale dice: «Mi sembra una scusa, perché è chiaro che non possiamo rispondere a ogni lettera, anche se ci proviamo. Abbiamo dato risposta alle Ati, che ci è ormai chiaro come spesso non funzionino per la gestione dell’ordinario, che pure è una loro responsabilità – spiega – La Regione ha altre competenze e la protezione civile altre ancora: noi veniamo chiamati in emergenza».

Come quella di quest’estate, ad esempio, quando davanti alla scarsità della risorsa idrica è stato necessario razionare l’acqua. «Se a luglio non avessimo quasi imposto la riduzione dell’acqua dall’Ancipa contro la volontà dei sindaci, la capacità della diga non sarebbe durata fino ai primi di dicembre, quando ha piovuto, così come prevedevamo – spiega Cocina – A quella riunione i sindaci erano presenti e si sono espressi contro la riduzione dei prelievi, preferendo le autobotti da settembre. Ma la nostra strategia era diversa». Un’ultima risposta il capo della Protezione civile siciliana la dà in relazione a una proposta avanzata dal Movimento per la difesa dei territori: la creazione di un canale sotterraneo per collegare il torrente Martello al Cutò, così da poter alimentare di più la diga. «Della questione del completamento del sistema Ancipa se ne stanno occupando l’assessore regionale all’Agricoltura e l’Università di Catania – conclude Cocina – Quanto costa il canale sotterraneo? Quali sono i tempi? Quanto costerebbe e quali sarebbero i tempi per il ripristino e per il completamento di quello esistente? Occorre una seria analisi di convenienza tecnico-economica prima di potersi esprimere».

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