TREVISO “Sai che con questi non si scherza. Devi aspettare 48 ore, se non torna devi dire con chi si è vista e che, un paio di giorni fa, ha litigato con quegli albanesi. Non devi fare bordelli con loro che è peggio”. Questo messaggio è arrivato a Luigino De Biasi, il convivente di Anica Panfile, il giorno dopo la scomparsa della donna 31enne (il 18 maggio 2023) poi trovata morta il 21 maggio nel greto del Piave. Un omicidio di cui è stato accusato Franco Battaggia, 79 anni, titolare della pescheria El Tiburon di Spresiano, uno dei “banditi” trevigiani più noti negli anni Settanta e Ottanta. E quel messaggio ha aperto una nuova pista: la possibilità che a uccidere Anica non sia stato Battaggia, che si è sempre dichiarato innocente, ma un gruppo di albanesi che l’avevano presa di mira e con cui si era scontrata qualche giorno prima. A scriverlo è stata “Nana”, la sorella dell’ex marito di Anica, un romeno che picchiava, minacciava e faceva prostituire la moglie. Le due donne, nonostante la separazione, erano rimaste in contatto e si sentivano praticamente ogni giorno.
LA RIVELAZIONE
Il messaggio è stato citato in aula, assieme a molti altri, dall’avvocato Fabio Crea, difensore di Battaggia. Ieri mattina, davanti alla corte d’Assise riunita per la prima udienza del processo, Crea ha depositato una serie di faldoni con tutti i messaggi WhatsApp scambiati tra Anica, il suo nuovo compagno e l’ex cognata dall’aprile 2022 fino al giorno della scomparsa, un anno dopo. E in quelli di maggio 2023 si citano questi albanesi che stava creando tensione e spaventando la donna. Un messaggio del primo maggio 2023, scritto da Luigino ad Anica, dice: “Sono tornati a casa quegli albanesi”. E lei risponde: “Sono tornati questa notte”. Crea ha chiesto quindi a Luigino chi fossero questi albanesi, senza però ottenere risposta. Poi ha continuato: «Sempre quel giorno scrive anche “ca…più passa il tempo e più tremo”. Cosa intendeva dire?». Ma ancora Luigino ha risposto di non ricordare. E qui l’avvocato è sbottato: «Ma come fa a non ricordare chi siano questi albanesi?». La domanda è rimasta in sospeso ma alimentando più di qualche dubbio. Anche perché non sarebbe stata la prima volta che Anica avrebbe avuto dei problemi con degli albanesi. A inizio udienza hanno testimoniato anche due amiche di Anica. Entrambe hanno detto di aver conosciuto Anica quando si prostituiva per strada e in un albergo trevigiano e hanno provato ad aiutarla. Al tempo la donna viveva in via Pisa e aveva confidato che l’allora marito la maltrattava, la picchiava. Una volta si sarebbe trovata sotto casa un ragazzo albanese che le avrebbe detto: “Ti ammazzo perché hai lasciato tuo marito”.
GLI INTERROGATIVI
Sentendo i testi chiamati dal pubblico ministero Maria Giulia Rizzo è risultata sempre più chiara la figura di Anica, mamma di quattro figli, e della vita complicata che ha dovuto condurre. Prima di trovare un lavoro nella pescheria di Battaggia si prostituiva per portare a casa un po’ di denaro. E l’avvocato Crea ha lavorato di fioretto per mettere in risalto tutte le discrepanze di una storia che ha ancora molto da rivelare. Nel mirino c’è finito sempre Luigino, il compagno della vittima, quello che il 19 maggio ne ha denunciato la scomparsa dopo non averla più vista rientrare a casa. L’ultimo scambio tra i due risale alle 16 del 18 maggio, poi il telefonino della donna è risultato irraggiungibile. Luigino sapeva che Anica era stata a lavorare nella pescheria e che poi sarebbe andata da Battaggia per ritirare il Cud. E sapeva anche che tra i due c’era un legame, che lui le dava soldi e scorte di pesce da portare a casa per i figli e che i due consumassero assieme della droga al punto che quando tornava a casa era “su di giri”. Verso le 3 di mattina del 19 maggio Luigino è andato a Spresiano dove Battaggia ha un magazzino per stoccare il pesce: «Sapevo di trovarlo lì. Gli ho chiesto se sapesse dove fosse Anica. Mi ha risposto: “Dimmelo tu”». E qui Crea ha osservato che i tabulati delle cellule telefoniche segnalano alcune particolarità come il telefono di Luigino nella via di Battaggia poco dopo le 22. Circostanza che il diretto interessato ha però negato.
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