Ci siamo. Una nuova era è cominciata per gli equilibri politici internazionali. Donald Trump siede a tutti gli effetti sulla poltrona più importante del mondo: quella di presidente degli Stati Uniti.
Le aspettative – ma anche le preoccupazioni – sono molte, anche a fronte del programma «rivoluzionario» esposto dal leader americano durante la sua campagna elettorale, che contiene provvedimenti che vanno, per esempio, dall’annessione della Groenlandia al blocco imposto all’immigrazione clandestina, all’accentuazione delle trivellazioni (con conseguenze sui prezzi dell’energia in tutto il mondo), alla – così minacciosa per la nostra economia – introduzione di dazi severi sui prodotti importati dagli Usa.
È difficile che Trump riesca davvero a fare tutto ciò che ha annunciato e promesso: come scrive giustamente Sergio Fabbrini in un commento pubblicato sul Sole 24 Ore, i vincoli interni alla stessa amministrazione degli Stati Uniti sono numerosi e dirimenti, tali da frenare, se non impedire, molte di queste iniziative.
Ma appare comunque certo che diversi aspetti importanti della politica degli Usa non saranno d’ora in poi più come prima e che probabilmente assisteremo a svariati, significativi cambiamenti sia sulle scelte di amministrazione interne, sia – ciò che a molti italiani interessa di più – sulle relazioni americane con gli altri paesi e, in particolare, con il nostro.
Gli italiani vedono l’inizio dell’era Trump con diffusa preoccupazione
Forse per questo, gli italiani vedono l’inizio dell’era Trump con diffusa preoccupazione. Non si tratta peraltro di una novità: qualche lettore ricorderà che, come documentato su questo giornale, interrogati nel corso della campagna elettorale Usa sul candidato che avrebbero scelto se fossero stati elettori statunitensi, i cittadini del nostro paese, nella loro ampia maggioranza, avevano dichiarato a suo tempo di preferire largamente Kamala Harris a Trump, mostrando un atteggiamento di radicata sfiducia verso quest’ultimo.
Questo orientamento non si è modificato al momento dell’insediamento del nuovo presidente americano: la maggioranza relativa degli italiani ritiene ancora oggi che il nuovo presidente costituisca un pericolo per il nostro paese.
Lo si evince dai risultati di un sondaggio (effettuato dall’istituto Eumetra per la trasmissione Piazza Pulita di La 7, intervistando un ampio campione rappresentativo di cittadini) che mostrano come il 48% degli italiani adulti ritenga insidioso per noi il nuovo corso americano. A essi si contrappone una minoranza (comunque significativa per le sue dimensioni, 30%) che considera invece Trump una possibile risorsa anche per il nostro paese, mentre molti (22%, specie i meno istruiti e/o meno interessati agli avvenimenti politici) non sanno o non vogliono dare una risposta a proposito.
Donne e under 35 italiani i più preoccupati per il nuovo corso Usa
Appaiono più preoccupate nei confronti del nuovo presidente americano le donne e, specialmente, i giovani fino a 35 anni, tra i quali la netta maggioranza (61%) si dichiara impensierita della nuova presidenza americana.
Ancora, risultano più ostili a Trump le persone con un più alto status sociale e, in particolare, con un alto titolo di studio, tra le quali l’avversità si attesta al 56%: insomma, le classi socioeconomiche più elevate risultano le più preoccupate del nuovo corso negli Usa.
Ma, al solito, le differenziazioni più significative si rilevano in relazione all’orientamento politico.
Nel centrodestra i supporter maggiori sono in Fratelli d’Italia e Lega, più freddi in Forza Italia
Come era forse prevedibile, i più favorevoli a Trump risultano essere i votanti per i partiti del centrodestra: in particolare quelli per Fratelli d’Italia ove si riscontra il 65% di bendisposti, stimolati forse anche dall’amicizia personale della presidente del consiglio Giorgia Meloni con il nuovo presidente americano (mentre tra i votanti per la Lega i sostenitori di Trump risultano essere il 53%). Emerge tuttavia una sorta di frattura interna al centrodestra, perché la maggioranza relativa (40%) dei votanti per Forza Italia (40%) si dichiara al contrario allarmata della nuova presidenza americana.
Il 58% degli italiani è molto ben disposto nei confronti di Elon Musk
Quest’ultimo atteggiamento è ovviamente maggioritario nel centrosinistra, in particolare nel Pd, in cui gli elettori «preoccupati» raggiungono addirittura quasi il 90% (e sono invece «solo»il 54% nel Movimento Cinque Stelle).
I prossimi mesi ci diranno se questa ostilità è più o meno fondata e sarà confermata dal comportamento effettivo del neopresidente. Intanto, occorre però rilevare come gli italiani appaiano fidarsi assai più addirittura di Elon Musk che di Trump.
Come un sondaggio precedente pubblicato da ItaliaOggi ha mostrato, la grande maggioranza dei nostri concittadini vede infatti il presidente di Tesla e Starlink (e forse prossimo responsabile di importanti provvedimenti nel governo americano) con grande favore (58% di giudizi positivi), assai più di quanto non si rilevi per il neopresidente americano. Quando invece il pericolo sul dominio dei media e forse sulla stessa democrazia in generale impersonato da Musk sembrerebbe a molti osservatori in realtà molto maggiore. Il Financial Times ha scritto che la nuova oligarchia tecnologica (il vero centro di potere di questi anni, formata tra gli altri da Musk, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos) «rappresenta una minaccia per la democrazia europea». Ed è qui, forse, la vera sfida di cui preoccuparsi.
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