quando il marketing si beve tutto

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Finalmente il Veneto ha il suo inno ufficiale: Disco Prosecco! D’altra parte, l’umanità intera non aspettava altro che la Rettore con una canzone dedicata a un vino frizzante. Un’idea, quella di legare prosecco, piste innevate e da ballo, tradizione e glitter, che definire visionaria è poco. La canzone, appena uscita, ha ricevuto gli applausi di Luca Zaia, entusiasta dell’idea di proporre il brano come colonna sonora per le Olimpiadi di Cortina 2026.

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Con tutte quelle bollicine…

Ci sono diversi modi di promuovere un disco quando hai 69 anni suonati e vuoi mantenere l’aura da punk alternativa. Il primo metodo è sistemico e la rockstar d’antan di turno non deve fare nulla: basta appartenere alla generazione dei boomer. Il revival scatta automaticamente, come un riflesso pavloviano. I boomer non passeranno mai il testimone e se si circondano di giovani artisti “non mainstream” (che poi tradotto significa “mainstream alternativi”, magari pescati da X-Factor), allora la major discografica è pronta ad accoglierli a braccia aperte. Largo ai giovani, ma non troppo, perbacco!

E poi, se canti una canzone che si chiama Disco Prosecco, il gioco è fatto. Soprattutto se la canzone viene benedetta da un presidente di consiglio regionale che, da sempre, alza la bandiera delle bollicine mettendola anche su tutto il Veneto, come si fa con il Risiko. È esattamente ciò che è successo a Donatella Rettore. Il ritornello del suo nuovo singolo (Disco Prosecco, appunto), estratto dal suo primo album dopo 14 anni di assenza, Antidiva Putiferio, ha letteralmente fatto innamorare Luca Zaia. “Spritz c’est chic”, si dice che diventerà il tormentone dell’estate, con buona pace delle campagne anti-alcol promosse dalla stessa Regione Veneto.

Cortina on the rocks

Ma non finisce qui. In un’intervista, Rettore ha dichiarato di voler proporre Disco Prosecco come canzone ufficiale per i Giochi Olimpici di Cortina. Dichiarazione che ha mandato in visibilio il governatore Zaia, che non vede l’ora di conoscere di persona l’iconica star di Castelfranco Veneto. “Ringrazio Donatella Rettore per le bellissime parole e per aver voluto celebrare il Veneto e le sue eccellenze con il brano Disco Prosecco. È un omaggio che ci onora e che dimostra quanto sia forte il suo legame con la nostra terra,” ha dichiarato Zaia, aggiungendo: “Donatella Rettore è un orgoglio veneto, non solo per la sua straordinaria carriera artistica, ma anche per il modo in cui, con creatività e talento, riesce a portare le tradizioni e i valori della nostra Regione al centro della scena.”

Ed è qui che il marketing dimostra la sua forza corrosiva. Da anni la Regione Veneto investe in campagne per combattere l’abuso di alcol, promuovendo stili di vita sani e responsabili. Eppure ora celebra un brano che non solo normalizza il bere, ma lo esalta. “Bevilo, bevilo tutto”, recita il ritornello, trasformando il consumo in una festa collettiva. Non è ironico che questo inno all’ebbrezza venga accostato a un evento come le Olimpiadi di Cortina 2026, che dovrebbero rappresentare disciplina e sobrietà? Ma, si sa, il marketing non conosce contraddizioni: quando c’è da vendere, tutto è lecito.

La linea retta 

La cosa davvero punk non è cantare Disco Prosecco. È capire il sistema che lo rende possibile. Non si tratta di fare moralismo: un bicchiere di vino non ha mai ucciso nessuno, ma un sistema che ci convince a ignorare i mali del mondo sì. Il problema non è la Rettore, né chi si gode uno spritz. È il mondo in cui viviamo, dove il marketing trasforma ogni cosa – dalla musica ai valori sportivi, dalle tradizioni locali al pensiero critico – in un prodotto da vendere e consumare. Ogni bollicina è un riflesso di un sistema che ci vuole inconsapevoli, felici e immobili, troppo occupati a brindare per accorgerci che stiamo ballando sul Titanic.

E così eccoci qui, turisti della fine del mondo, rapiti da un ritornello catchy che ci distrae da tutto il resto, pronti a brindare all’apocalisse su una montagna innevata con uno spritz in mano. Il pianeta brucia e noi cantiamo, “Spritz c’est chic”. Chiamatelo come volete: nostalgia boomer, marketing hype, o modernità liquida. Ma non veniteci a dire che è punk.



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