Piovono soldi sulla mostra sul futurismo, altri 120mila euro da palazzo Chigi

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Gli eredi della fiamma tengono troppo al futurismo e al suo fondatore, Filippo Tommaso Marinetti. E di fronte al pensiero dell’artista futurista, a ottant’anni dalla sua morte, nel governo non hanno badato a spese. Permettendo un imponente evento celebrativo, diventato una rampa di lancio per un campione della destra di Giorgia Meloni come Federico Palmaroli, in arte Osho, autore di satire social e molto apprezzato dalla premier.

La mostra, allestita presso la Galleria nazionale d’arte moderna (Gnam) di Roma, si è trasformata in una preziosa vetrina anche per la fondazione Magna Carta dell’ex ministro berlusconiano, Gaetano Quagliariello.

Da Sangiuliano ad Abodi

Il finanziamento da un milione e mezzo di euro del ministero della Cultura per organizzare l’esposizione “Il Tempo del futurismo”, non è stato evidentemente ritenuto sufficiente all’interno dell’esecutivo.

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Così si è deciso di aggiungere altri soldi: 120mila euro sono arrivati direttamente da palazzo Chigi, attraverso il ministro dello Sport, Andrea Abodi, nel ruolo di capo della struttura di missione sugli anniversari nazionali.

Risorse che sono finite alla fondazione Magna Carta, di cui è presidente Quagliariello e che ha al suo interno anche Paolo Vigevano, ex deputato di Forza Italia (e ideatore di Radio radicale), e Claudia Porchietto, altra ex deputata azzurra, insieme a imprenditori e lobbisti.

L’iniezione di soldi ha permesso l’organizzazione di un ciclo di sette talk, collaterali all’esposizione, iniziati a dicembre e che termineranno a febbraio, quando la mostra chiuderà i battenti. «Un viaggio multidisciplinare tra storia, politica, arte, cultura e innovazione, per riscoprire il movimento che ha rivoluzionato il Novecento», secondo la brochure illustrativa della fondazione.

A questo punto è entrato in scena Palmaroli-Osho. Magna Carta lo ha investito del compito di cerimoniere, affidandogli la mansione di curatore degli incontri, con temi che hanno sviscerato la cucina, la moda, la musica e l’architettura futurista.

Nel parterre degli ospiti spiccano la direttrice d’orchestra (ed ex consulente di Gennaro Sangiuliano al ministero) Beatrice Venezi, l’intellettuale Marcello Veneziani, il regista ed ex assessore alla Cultura di Milano, nella giunta Moratti, Massimiliano Finazzer Flory, e lo scrittore Giordano Bruno Guerri. La crème del pensiero di destra made in Italy.

Missione finanziamento

Il finanziamento è stato reperito in maniera laterale grazie alla struttura di missione per gli anniversari nazionali, istituita a palazzo Chigi. Si tratta di un organismo che conta su quindici unità di personale, tra cui tre dirigenti, e – tra le varie cose – ha in dotazione il plafond di mezzo milione di euro per ricorrere a consulenze esterne. Tra gli esperti arruolati figura pure l’ex ministro dell’Istruzione (nel primo governo Conte) di area leghista, Marco Bussetti: dall’agosto 2024 percepisce 47mila euro all’anno, fino al termine del mandato del governo, per questo incarico.

All’interno della struttura, in un apparato quantomeno farraginoso, c’è a sua volta un comitato (i cui componenti non percepiscono alcun compenso) chiamato a fare una prima valutazione delle richieste di finanziamenti. A capo del comitato c’è l’ex presidente della Camera, Luciano Violante. Al suo fianco, tra gli altri, spicca il nome del presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco.

Dopo la scrematura delle istanze pervenute, il materiale viene rispedito alla struttura di missione affidata ad Abodi. Come mai proprio lui? L’organismo si occupa ufficialmente anche di celebrazioni di eventi sportivi del passato.

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Il risultato è l’ennesimo caso singolare della vicenda futurista: il ministro dello Sport ha finito per firmare il decreto che destina fondi alla manifestazione, connotando il tutto con tratti da teatro dell’assurdo.

Così, dunque, è stata approvata la richiesta di finanziamento, presentata dalla fondazione Magna Carta, per una cifra totale di 120mila euro. «Queste risorse coprono l’80 per cento del totale», spiegano a Domani dalla fondazione. Dunque, la creatura di Quagliariello ha dovuto aggiungere altri 24mila euro per realizzare il ciclo di talk affidati a Palamoroli. Poco male, comunque.

La stessa fondazione è già beneficiaria di risorse pubbliche: nel 2023 ha ricevuto 54mila euro per iniziative rientranti nell’ambito del Pnrr, oltre ai 39mila euro erogati dal Mic.

Più soldi degli altri

Tra i finanziamenti erogati dalla struttura di missione, quello destinato alla fondazione Magna Carta risulta uno dei più importanti.

Per la celebrazione della memoria di “Don Peppe Diana un sacerdote in prima linea”, il parroco ucciso dalla camorra negli anni Novanta, sono stati infatti previsti 30mila euro all’associazione promotrice, mentre all’evento sui “Settant’anni di Rai, tra passato e futuro” sono stati dati 34mila euro all’ente organizzatore.

Insomma, il governo ci teneva proprio a spingere sull’acceleratore futurista. Eppure la parola d’ordine, impartita da Sangiuliano fin dall’annuncio della celebrazione marinettiana, è stata: «Non politicizzare l’evento». Operazione difficile visto l’approccio del Collegio romano, che fin dal primo minuto ha accentrato le operazioni di organizzazione. Una blindatura totale.

Il ministero della Cultura, sotto l’egida di Sangiuliano, aveva messo a disposizione un milione e mezzo di euro da dare alla Galleria d’arte moderna. Tenendo d’occhio ogni mossa. «Il budget preventivato è stato poi confermato» al di là del «ridimensionamento — in termini qualitativi e quantitativi — del numero delle opere», ha spiegato il sottosegretario Gianmarco Mazzi, rispondendo a un’interrogazione della capogruppo del Partito democratico in commissione Cultura alla Camera, Irene Manzi.

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L’arrivo di Giuli

Il ministro Alessandro Giuli ha evitato di mettere mano alla macchina che era ormai già rodata per l’esposizione di 350 opere tra «quadri, sculture, progetti, disegni, oggetti d’arredo, film, oltre a un centinaio fra libri e manifesti, con un’attenzione alla matrice letteraria del movimento marinettiano», come riferisce il sito ufficiale.

I soldi c’erano, l’organizzazione pure. L’ex presidente del MAXXI ha lasciato correre e ha messo il cappello sull’iniziativa che ha trovato già pronta. Con il vantaggio di dover solo tagliare i nastri ed evitarsi le rogne.

A palazzo Chigi sono stati attenti a evitare passi falsi: nel passaggio di consegne tra Sangiuliano e Giuli, il dossier è stato affidato a Mazzi, nonostante non sia avvezzo al mondo delle mostre. Ma il manager veronese, prestato alla politica, gode della fiducia dei vertici di Fratelli d’Italia. A cominciare dal presidente del Senato, Ignazio La Russa. E compreso il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari.

Mazzi ha insomma dovuto gestire i rapporti con la Gnam, che – da quanto è stato raccontato – ha subito l’evento.

Nell’opera futurista andata in scena nelle ultime settimane, uno dei protagonisti della vicenda è stato senza dubbio Gabriele Simongini, investito del ruolo di curatore. Secondo quanto ha detto a Domani, il suo compenso complessivo è stato di 30mila euro con due distinti contratti stipulati con la Gnam. Anche se, alla chiusura dei battenti, il vero mattatore, oltre Marinetti, sarà un altro: Palmaroli-Osho. Cercato e riverito. Anche da Quagliariello.

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