Neonato morto nella culla termica della chiesa, le indagini per individuare la madre. Prelevati campioni di dna

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di
Nicolò Delvecchio

Dal corpo del piccolo Angelo, trovato morto il 2 gennaio nella culla termica di San Giovanni Battista, prelevati dei campioni di dna anche per identificare la madre. I commenti sui social:«Tragedia che si poteva evitare»

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Procede anche attraverso le analisi del Dna l’indagine della Procura sul caso del piccolo Angelo, il neonato trovato morto lo scorso 2 gennaio nella culla termica della chiesa san Giovanni Battista di Bari. Dal corpo del piccolo, come da prassi nei casi delle vittime non identificate, sono infatti stati prelevati dei campioni, sia per tracciarne un profilo genetico anche nel caso in cui ci fossero elementi utili a identificare la madre sia per approfondire ulteriori aspetti relativi alla dinamica del decesso. 

Il doppio filone delle indagini

Gli approfondimenti in questo senso però non sono i soli: le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Angela Morea e condotte dalla squadra mobile di Bari, proseguono infatti sul doppio filone dell’abbandono di minore e dell’omicidio colposo. 




















































La prima ipotesi di reato è a carico di ignoti: analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona, infatti, gli inquirenti sono alla ricerca della madre del bambino, un accertamento che però è molto complicato. Al momento, infatti, non si sa esattamente quando il piccolo sia stato lasciato nella culla, se la mattina stessa del ritrovamento, la sera prima o addirittura ancora più indietro. Il tutto, poi, è avvenuto in una zona altamente trafficata (nel quartiere Poggiofranco).

Nel filone dell’omicidio colposo, invece, gli indagati restano don Antonio Ruccia (il parroco della chiesa) e il tecnico Vincenzo Nanocchio, che installò la culla nel 2014 e il 14 dicembre ne cambiò l’alimentatore. Dalle consulenze svolte sulle apparecchiature è emerso come il materassino della culla non funzionasse – e da lì non è quindi partita la chiamata al cellulare del parroco – e come il climatizzatore del locale, forse a causa di una perdita di gas, emettesse aria fredda e non calda. Il piccolo, come accertato dall’autopsia, è morto per ipotermia.

Il sindaco: «É la sconfitta di una comunità»

Intanto, oggi il sindaco Vito Leccese, che ha scelto il nome del bambino su proposta dell’arcivescovo Giuseppe Satriano, è tornato sulla vicenda: «Di fronte a quel corpicino esanime ho pensato al martirio di una comunità sconfitta, ferita al cuore per non essere riuscita a cogliere il disagio di una mamma né a offrire una speranza di vita», ha detto nel corso della messa per San Sebastiano, patrono della polizia locale, celebrata nella Basilica. «Non voglio nascondervi la commozione che ho provato – ha aggiunto – quando ho pregato davanti alla piccola bara bianca di Angelo». 

I commenti sui social: «Tragedia che si poteva evitare» 

Sui social, intanto, chi commenta la notizia si divide sulle responsabilità di una tragedia, che doveva e poteva essere evitata. 
«Non è giusto additare il parroco o il tecnico come responsabili della morte del piccolo. A volte le associazioni, le parrocchie, vanno a colmare i vuoti istituzionali e non sempre ci riescono», scrive un utente. 
Altri, invece, sono più netti: «Una cialtroneria, una mancanza di diligenza, una leggerezza e un’approssimazione che meritano assolutamente di essere messe sotto processo. Esistono oggi tecnologie affidabili ed economiche, invece si è messa in piedi una moderna ‘ruota degli innocenti’ senza però preoccuparsi di vigilarla ammodo. Vergogna», scrive un altro. 

La maggior parte degli utenti, però, punta il dito contro il mancato collegamento con un ospedale, in particolar modo con il Policlinico di Bari, nonostante gli annunci fatti negli anni passati. 
Nel 2014, nel 2020 e nel 2023 (il primo è l’anno in cui la culla è stata installata, negli altri due furono salvati due neonati), infatti, fu sottolineato a più riprese – e da parte di tutte le parti coinvolte – il filo diretto con il reparto di Neonatologia del Policlinico, che invece non c’è mai stato. Tra la chiesa e l’ospedale, infatti, non esiste un protocollo, e nei due casi in cui il sistema ha funzionato, evidentemente, è stato il parroco a mettersi in contatto con i sanitari. 
«Non è stata una fatalità, come si vuole fare credere, bensì incuria e sciatteria. Mi auguro che questa anima innocente abbia almeno giustizia per la sua ingiusta morte», è il commento lapidario di un utente su Facebook.

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20 gennaio 2025 ( modifica il 20 gennaio 2025 | 18:10)

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