Tutto è pronto per l’operazione Generali-Natixis. Il consiglio di amministrazione di Generali, riunito nel pomeriggio nella City Life a Milano, è proseguito fino a sera. Un cda fiume che dopo cinque ore ha dato l’ok al protocollo d’intesa: un via libera all’operazione che, senza sorprese, non sarebbe all’unanimità viste le perplessità di alcuni grandi soci, che esprimono consiglieri di minoranza. L’intesa preliminare, una sorta di memorandum of understanding, sarà ora svelata al mercato e alla stampa prima dell’apertura dei mercati dall’amministratore delegato di Generali Philippe Donnet e da Nicolas Namias, omologo in Bpce, il gruppo transalpino delle banche popolari che controlla Natixis.
Il consiglio di amministrazione di Generali, riunito nel pomeriggio nella City Life a Milano, è proseguito fino a sera. Un cda fiume con un esito che molti danno per scontato: un via libera all’operazione a maggioranza, viste le perplessità di alcuni grandi soci, che esprimono consiglieri di minoranza. Si tratta per ora di un accordo non vincolante, su cui potrebbe pendere comunque la spada di Damocle del ‘golden power’, essendo il contraente un soggetto estero. Ma soprattutto si tratta di un’operazione che ha scatenato le polemiche tra i due soci rilevanti – Delfin con il 9,77% e Caltagirone con il 6,23% – e il management, espressione di Mediobanca, che ha il 13,13% del Leone.
Quest’ultima, a sua volta, è partecipata da Delfin con il 19,81% e dallo stesso Caltagirone al 7,76%. Già nella lunga seduta della vigilia il comitato investimenti non si era espresso in modo unanime, con il parere contrario di Stefano Marsaglia, espressione della lista Caltagirone, rispetto al via libera degli altri 5 membri. Nello stesso giorno il collegio sindacale aveva espresso riserve sui “tempi stretti” in una missiva inviata al Cda, fuori tempo massimo per essere considerata dal comitato nomine, ed esaminata oggi dal consiglio di amministrazione.
Secondo Caltagirone e Delfin l’asse fra Trieste e Parigi mette a rischio la “sovranità finanziaria” italiana. Una visione opposta a quella del management quindi, che è alla base di uno scontro con possibili sviluppi anche di natura legale. In un servizio pubblicato sabato scorso sul Messaggero, quotidiano che fa capo a Caltagirone, sono state evidenziate una serie di criticità sulle quali la risposta potrebbe essere quello della richiesta di un’assemblea straordinaria.
Pronta la risposta di Generali, che in una lettera pubblicata sullo stesso quotidiano romano e sottoscritta dall’ufficio stampa, ha contestato “affermazioni non rispondenti al vero” su cui sono in corso “opportune valutazioni” per iniziative di tutela “di tutti gli interessi rilevanti così pregiudicati”: in particolare viene spiegato che non è previsto “nessun accordo destinato a far perdere il controllo della società di asset management delle Generali” e neppure “la cessione degli investimenti di proprietà del gruppo Generali”. Vengono quindi escluse “ricadute negative sul personale”. In questo clima rovente il Cda di Generali si avvia a concludere il proprio mandato con il piano triennale che sarà presentato il prossimo 30 gennaio a Venezia.
Seguirà l’assemblea dell’8 maggio a Trieste, per il bilancio e il rinnovo degli organi sociali. Esclusa ormai la presentazione di una lista da parte del Cda uscente, anche per questioni legate alle legge Capitali, come avvenne per l’ultimo rinnovo. Probabile invece il ritorno a una lista di maggioranza, presentata da Mediobanca, e a una di minoranza di Assogestioni. Non è da escludere a questo punto che si possa aggiungere la lista presentata da Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, controllata dalla famiglia Del Vecchio e guidata da Francesco Milleri.
Quanto all’accordo preliminare transfrontaliero, la fusione tecnicamente avviene tra Generali Investment Holding (83,25% Generali e 16,75% Cathay), che ha recentemente rilevato l’americana Mgg per 320 milioni, e Natixis Investment Managers, che fa capo al gruppo gruppo francese Bpce. L’apporto di Generali in termini di masse gestite è di 632 miliardi di euro, mentre i francesi contribuiscono per 1.200 miliardi. A guidare il nuovo soggetto sarà Woody Bradford, amministratore delegato di Generali Investment Holding e di Conning, rilevata lo scorso aprile da Cathay, parte in contati e parte con azioni di nuova emissione.
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