Napoli, dal calcio la svolta buona

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La svolta buona. La sesta vittoria consecutiva legittima le ambizioni scudetto del Napoli. «Spingiamo al massimo ma non solleveremo il piede dall’acceleratore» ha spiegato Conte dopo il colpo a Bergamo, prima di ricevere l’abbraccio del popolo azzurro a Capodichino. Ha fatto un certo effetto vedere Antonio, simbolo della Juve, urlare al megafono “Forza Napoli”. Tra cinque giorni arrivano qui proprio i bianconeri, avversari che provocano sempre un’eccitazione particolare nella tifoseria: e Conte lo sa.

Lui ha conquistato il Napoli con i fatti. E le parole, mai banali e casuali. Come quelle sul mercato, ovvero sulla mossa da fare negli ultimi giorni della sessione invernale per sostituire Kvara e completare l’organico, investendo almeno parte dei 70 milioni incassati dal Psg. Vuole qualità, altrimenti il Napoli può restare così, con ragazzi orgogliosi come Mazzocchi e Spinazzola che danno l’anima per questa maglia e questo allenatore, abile a ricostruire case con soffitti e pavimenti pericolanti. Rigenerò Juve, Chelsea e Inter portandoli al trionfo. E ora il Napoli.

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Conte, grande colpo di De Laurentiis, ha rigenerato il Napoli prima dal punto di vista morale e poi da quello tecnico. Ha trovato l’abito giusto, il 4-3-3, dopo una serie di esperimenti. E ha saputo motivare le seconde linee. È vero che parte da una formazione base, però poi chi va in campo per un tempo o anche meno fa in pieno il proprio dovere. Così ha potuto fare fronte alle assenze per infortunio di Meret, Lobotka, Kvara e Buongiorno. Ecco, la difesa. Al posto dell’ex capitano del Toro, pagato oltre 40 milioni, sta giocando Juan Jesus, di fatto bocciato dopo la brutta prestazione in casa del Verona al debutto. Con lui e altri giocatori Conte è stato bravissimo: li ha recuperati, ha saputo dare le opportune motivazioni e loro hanno sfruttando le chance ricevute. Il mercato è stato dispendioso in estate, 152 milioni investiti. Scelti giocatori dalle chiare caratteristiche fisiche, una serie di corazzieri dalla statura superiore ai 190 centimetri (compreso il centrocampista danese Billing, arrivato pochi giorni fa in prestito) per dare alla squadra quella forza muscolare che le mancava.

I 50 punti dopo 21 giornate, con i vantaggi su Inter e Atalanta, autorizzano a credere nel quarto scudetto. Ad incoraggiare le speranze è il salto di qualità che il Napoli ha compiuto partita dopo partita, limitando gli errori, mostrando carattere e non perdendo mai la bussola, neanche in una navigazione complicata come avrebbe potuto essere quella dell’altra sera a Bergamo. La sedicesima vittoria in campionato è la svolta buona proprio si è evidenziata la personalità che è il tratto distintivo dei vincenti. Saper giocare bene significa avere il dominio vero di una partita, la percentuale di possesso palla a volte può non bastare. Il Napoli è al top anche dal punto di vista fisico: a Bergamo ha trovato avversari che non hanno saputo tenere il suo passo e si sono fatti piegare da Lukaku, il cui colpo di testa è arrivato al momento giusto per chiudere una gara che inciderà in positivo sul campionato degli azzurri. Conte, quando a De Laurentiis chiese Romelu per sostituire Osimhen, sapeva che questo momento sarebbe arrivato. Con la tranquillità propria dei calciatori leader, il belga saprà dare continuità alle prestazioni e ai gol. Intorno a lui, intanto, ruotano centrocampisti che si sono specializzati nell’arte degli assist e delle reti, come Anguissa (straordinario, addirittura superiore a quello visto nella stagione scudetto) e McTominay.

Sono partiti, dall’estate 2023 in poi, giocatori che hanno fatto la storia conquistando il terzo scudetto. Sono stati sostituiti adeguatamente. E, dove non si può arrivare con la qualità, c’è il carattere, la voglia di correre e di lottare su tutti i palloni. L’assalto di migliaia di tifosi innamorati a Capodichino per abbracciare gli azzurri reduci da Bergamo non deve essere un sovraccarico di responsabilità. Il Napoli è una squadra matura e sarà obbligata dalla sua guida a concentrare l’attenzione sul prossimo avversario, quella Juve che è apparsa in ripresa nelle partite con Atalanta e Milan. A Conte questo interessa e certo non perché è il grande ex. Neanche penserà al calendario e alla data dello scontro diretto di inizio marzo con l’Inter allo stadio Maradona, quello che sarà l’appuntamento chiave nella volata scudetto. Non sempre è stato sfruttato da parte del Napoli il vantaggio dell’unica competizione rispetto alle rivali però da qui a marzo gli azzurri dovranno giocare 9 partite mentre all’Atalanta ne toccheranno 12 e all’Inter probabilmente 13, oltre a quelle della seconda fase di Champions League.
 





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