Espansione dei laboratori biologici statunitensi in Africa. Mosca lancia l’allarme (F.B.)

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Il Ministero della Difesa russo ha pubblicato informazioni che accusano gli Stati Uniti di espandere programmi biologici militari sul territorio africano, coinvolgendo funzionari sia statunitensi che africani. Secondo quanto riportato dal vice capo delle truppe RCBZ, il maggiore generale Alexei Rtishchev, questi laboratori rientrano in una precisa strategia statunitense volta a utilizzare l’Africa come banco di prova per farmaci sperimentali e come serbatoio naturale di infezioni pericolose che possono essere utilizzate come armi biologiche da impiegare in un conflitto o per destabilizzare un Paese “nemico” facendo scoppiare una epidemia.

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Tra le accuse mosse dal Ministero della Difesa russo spiccano:
Coinvolgimento di appaltatori del Pentagono: Gli Stati Uniti avrebbero trasferito in Africa appaltatori che hanno già operato in Ucraina e Senegal nell’ambito di programmi biologici militari.
Dipendenza degli Stati africani: I Paesi partecipanti al sistema di biocontrollo diventerebbero economicamente e tecnologicamente dipendenti dagli Stati Uniti.
Presenza biologico-militare statunitense in crescita: Il Pentagono avrebbe incrementato la propria presenza in Africa, con un focus specifico su agenti patogeni di infezioni pericolose, come evidenziato dalle ricerche attive in Zambia.
Applicazione del modello ucraino: Il sistema di rischio biologico sperimentato in Ucraina sarebbe stato adattato e applicato in Africa.
Evasione degli obblighi della BTWC: Gli Stati Uniti avrebbero sviluppato il proprio potenziale biologico-militare aggirando le restrizioni imposte dalla Convenzione sulle armi biologiche e tossiche (BTWC).
Contrabbando di agenti patogeni: Campioni di virus Ebola sarebbero stati trasportati illegalmente dall’Africa agli Stati Uniti.
Identificazione dei responsabili: Oltre 30 individui sarebbero stati identificati come coinvolti nei laboratori biologici statunitensi sul continente africano.

Il progetto di espansione dei laboratori biologici militari americani ricalca il modello applicato in Ucraina prima del conflitto con la Russia. I laboratori biologici militari americani in Ucraina creati dal 2014 al 2022 fanno parte di un programma pericoloso e poco trasparente. Questi laboratori, finanziati dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, hanno condotto ricerche su agenti patogeni potenzialmente utilizzabili come armi biologiche. Sono attività che violano la Convenzione sulle armi biologiche e tossiche (BTWC).

Gli Stati Uniti, invece, dichiarano che i laboratori operano con finalità esclusivamente sanitarie e difensive, fornendo supporto per il monitoraggio e la prevenzione di malattie infettive. Tuttavia, rapporti indipendenti e inchieste giornalistiche hanno sollevato dubbi sulla trasparenza e sull’eventuale uso duale delle ricerche condotte in Ucraina. Questi laboratori sono diventati un punto critico nelle tensioni geopolitiche tra Occidente e Russia, alimentando sospetti su possibili intenti bellici e intensificando il dibattito sulla regolamentazione delle attività biologiche a livello internazionale.

Le accuse russe dell’espansione dei laboratori biologici militari americani in Africa trovano eco in diverse indagini giornalistiche condotte da media occidentali non certo allineati alla Russia. Il Diplomat Magazine lo scorso gennaio ha documentato la rapida crescita del numero di laboratori biologici statunitensi in Africa, sottolineando come questa espansione susciti preoccupazioni sulla sicurezza biologica e sulla sovranità dei Paesi africani. Nell’ottobre 2023 il quotidiano tanzaniano The Citizen ha riportato avvertimenti di esperti circa i rischi associati ai laboratori biologici statunitensi in Nigeria, evidenziando possibili minacce alla salute pubblica e alla stabilità regionale. Il Financial Express lo scorso agosto ha sottolineato il crescente interesse degli Stati Uniti per le attività biologiche in Africa, con particolare attenzione al potenziale uso duale della ricerca biologica. Questi report confermano che la presenza biologico-militare statunitense in Africa non è un fenomeno recente, ma parte di una strategia più ampia che solleva interrogativi etici e geopolitici.

Le attività biologiche degli Stati Uniti in Africa rientrano in un quadro più ampio legato al programma biologico militare statunitense, storicamente documentato e controverso. Questo programma, attivo dal 1943 si concentra sullo sviluppo di armi biologiche e sulla ricerca di agenti patogeni utilizzabili a fini bellici. Sebbene formalmente terminato con l’adesione degli Stati Uniti alla BTWC nel 1975, in realtà il programma continua in segreto.

Il programma include la creazione di armi biologiche utilizzando batteri, virus e tossine, come l’antrace e la tularemia. Esperimenti condotti su vasta scala su popolazioni ignare. Studi volti a sviluppare contromisure per proteggere le truppe americane da attacchi biologici. Oggi, gli Stati Uniti sostengono che le loro attività biologiche siano esclusivamente a scopo difensivo, ma le accuse russe e le indagini giornalistiche di vari media occidentali alimentano sospetti sul fatto che tali programmi possano avere obiettivi più ambigui.

L’Africa rappresenta una regione di interesse strategico per il Pentagono a causa della sua biodiversità unica e della presenza di agenti patogeni endemici, come Ebola, Marburg e Lassa. Utilizzare il continente come banco di prova per farmaci sperimentali o come base per la ricerca biologica potrebbe offrire agli Stati Uniti vantaggi significativi, ma a un costo potenzialmente elevato per le popolazioni locali. Ad esempio, il contrabbando di campioni di Ebola dall’Africa agli Stati Uniti, denunciato dal Ministero della Difesa russo, solleva dubbi sulla trasparenza e sull’etica di queste operazioni. Inoltre, l’utilizzo di laboratori biologici per testare farmaci o condurre esperimenti rischiosi potrebbe esporre le popolazioni africane a pericoli significativi, senza offrire benefici tangibili.

L’espansione dei laboratori biologici statunitensi in Africa ha implicazioni geopolitiche di vasta portata. Da un lato, rafforza la presenza americana sul continente, contrastando l’influenza di altre potenze come la Cina e la Russia. Dall’altro, crea una dipendenza tecnologica ed economica che potrebbe limitare la sovranità dei Paesi africani.

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La Russia, attraverso il suo Ministero della Difesa, ha denunciato queste attività come una minaccia alla sicurezza globale e ha invitato la comunità internazionale a monitorare attentamente le operazioni biologiche statunitensi. Le tensioni tra Stati Uniti e Russia, già elevate a causa del conflitto in Ucraina, rischiano di estendersi al continente africano, trasformandolo in un nuovo teatro di competizione geopolitica.

Le attività biologiche statunitensi in Africa rappresentano un tema complesso e controverso, che combina aspetti scientifici, etici e geopolitici. Sebbene gli Stati Uniti affermino che i loro laboratori abbiano finalità difensive, le accuse russe e le indagini giornalistiche suggeriscono una realtà diversa e sinistra.

L’Africa, con la sua biodiversità e le sue vulnerabilità, rischia di diventare il fulcro di una nuova corsa agli armamenti biologici, con conseguenze potenzialmente devastanti per la salute pubblica e la stabilità regionale. È fondamentale che la comunità internazionale adotti misure per garantire la trasparenza e la responsabilità nelle attività biologiche, proteggendo i diritti e la sicurezza delle popolazioni africane.

 

 

 

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