Crescita vertiginosa del deficit commerciale

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Alla fine dello scorso anno sono stati pubblicati dati preoccupanti sul deficit del commercio estero, che ha raggiunto il 10,5% nel terzo trimestre; nei primi due trimestri, il deficit era inferiore al 3% del PIL, mentre si stima che nel 2024 sarà compreso tra il 5,5% e il 6% del PIL.

Particolarmente allarmante è il peggioramento di tutte le componenti del commercio estero: le rimesse diminuiscono, l’uscita di capitali sotto forma di dividendi e interessi aumenta e le importazioni crescono più rapidamente delle esportazioni, scrive Nova Ekonomija. Tuttavia, non tutti gli indicatori economici sono così negativi: l’economia serba registrerà una solida crescita del PIL tra il 3,6% e il 3,7%, in un contesto in cui l’economia dell’UE è praticamente stagnante. Ciò rappresenta però una magra consolazione per i responsabili della politica economica. I principali economisti serbi, Pavle Petrović e Milojko Arsić, avvertono che l’attuale modello di crescita economica è esaurito e insostenibile nel lungo periodo.

Gli investimenti diretti esteri si stanno prosciugando, mentre l’uscita dei dividendi aumenta

La crescita economica degli ultimi anni si è basata sugli investimenti diretti esteri (IDE), che tra il 2017 e il 2023 sono ammontati a 25 miliardi di euro (per il 2024 si prevede che gli IDE raggiungano circa 5 miliardi di euro). Sebbene crescano in termini nominali, il loro rapporto rispetto al PIL è in calo: nel periodo 2018-2022 gli IDE rappresentavano tra il 7,5% e il 7,3% del PIL, mentre nel 2024 scenderanno a circa il 5,5%.

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L’elevato livello di investimenti stranieri registrato negli anni precedenti implica che presto assisteremo a un massiccio deflusso di dividendi dal Paese. Gli investitori stranieri non investono in Serbia per altruismo, ma per interesse, e una volta concluso il ciclo di investimenti, ritirano i loro dividendi. Un ulteriore problema è rappresentato dall’elevata quota di IDE nel settore edilizio: si tratta di investitori nel mercato immobiliare attratti dagli alti prezzi delle proprietà e dai profitti generati in questo settore. Non appena questi progetti si concludono, i capitali vengono ritirati.

Per questo non sorprende che il deflusso di dividendi stia aumentando rapidamente (come già accaduto in altri paesi dell’Europa centrale), così come i costi per il pagamento degli interessi sul debito estero. Di conseguenza, nel 2023, l’ammontare degli IDE è stato praticamente pari alle uscite per dividendi e interessi. Nei prossimi anni, questi deflussi continueranno a crescere, poiché con l’aumento del debito estero aumenteranno anche i pagamenti per gli interessi.

Un ulteriore problema legato agli IDE è che finora la Serbia poteva offrire forza lavoro a salari relativamente bassi. Ora non è più così, poiché il tasso di disoccupazione è sceso dal 20% a circa l’8%, sia per l’aumento dell’occupazione sia per i trend demografici negativi, che hanno ridotto significativamente il numero di lavoratori disposti ad accettare stipendi bassi. Inoltre, negli ultimi anni i salari sono cresciuti più della produttività economica.

Anche le rimesse dall’estero verso la Serbia sono diminuite: nei primi nove mesi dell’anno sono ammontate a 3,76 miliardi di euro, ovvero 160 milioni di euro in meno rispetto al 2023.

Gli investimenti statali (non) sono sostenibili nel lungo periodo?

Il secondo motore della crescita economica è la domanda interna, stimolata principalmente dai massicci investimenti statali nelle infrastrutture. In linea di principio, un aumento della spesa pubblica è auspicabile, soprattutto se coinvolge l’industria e la manodopera locali. Tuttavia, sorgono problemi quando questi progetti non generano valore aggiunto e lo Stato deve rimborsare i prestiti contratti per finanziarli.

Un esempio emblematico di investimenti errati sono gli ospedali Covid e i “maestosi stadi”. È difficile credere che il “Nuovo Stadio Nazionale” sarà redditizio, per non parlare del complesso EXPO 2027. Le nuove autostrade in costruzione difficilmente possono essere giustificate economicamente, poiché i principali corridoi di traffico sono già coperti. Ora lo Stato sta avviando la costruzione di autostrade in aree con traffico ridotto, dove sarebbe più conveniente allargare le strade esistenti con una corsia aggiuntiva o costruire tangenziali attorno ai centri abitati.

Un problema particolarmente grave è il sovraccosto di questi progetti: ad esempio, il “Corridoio della Morava” costerà tre volte il prezzo contrattuale iniziale di 750 milioni di euro.

Un’ulteriore preoccupazione è l’inflazione, che nel 2023 è stata del 4,3%, ben al di sopra del tasso medio dell’UE, pari al 2,4%. Con un tasso di cambio del dinaro di fatto fisso, ciò porta a un apprezzamento reale della valuta rispetto all’euro, compromettendo ulteriormente la competitività dell’economia serba.

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Il governo rinuncia alle regole fiscali per EXPO

A metà del 2024, il governo ha abbandonato la politica fiscale relativamente prudente e ha deciso di fissare il deficit di bilancio per i prossimi anni al 3%, il livello massimo accettabile dal FMI. Tuttavia, resta da vedere se sarà in grado di mantenere il deficit entro questo limite.

Il primo problema potrebbe derivare da un eventuale riacquisto della quota di proprietà russa nella Naftna Industrija Srbije (NIS), che non è stato previsto nel bilancio di quest’anno. Inoltre, il deficit potrebbe aumentare a causa dell’incremento straordinario degli stipendi nel settore dell’istruzione (+5% a marzo e ottobre), del programma di sovvenzioni per i mutui destinati ai giovani e delle sempre maggiori spese per il trasporto pubblico a Belgrado.

Il professor Arsić ritiene che, se il PIL crescerà del 4% nei prossimi anni, il deficit del 3% sarà sostenibile, ma avverte del rischio che il deficit possa aumentare e la crescita economica rimanere al di sotto delle previsioni.

Le elevate riserve valutarie ci salvano (per ora)

Attualmente, la posizione della bilancia dei pagamenti della Serbia non è compromessa, poiché le riserve valutarie della Banca Nazionale Serba hanno raggiunto il record di 29,2 miliardi di euro. Questo consente di finanziare il deficit commerciale nei prossimi anni. Tuttavia, non vi è motivo di ottimismo: Milojko Arsić avverte che la Serbia ha solo pochi anni per adattarsi, in particolare per arrestare la crescita dei salari oltre la produttività economica e fermare l’apprezzamento reale del dinaro. In caso contrario, il Paese dovrà affrontare in futuro o una recessione o un’impennata inflazionistica.

(Vreme, 17.01.2025)
https://vreme.com/ekonomija/nova-ekonomija-strmoglav-rast-spoljnotrgovinskog-deficita/





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