Cocciniglia dell’actinidia: nuove proposte per contrastarla

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Pseudalacaspis pentagona (Targioni-Tozzetti) è una cocciniglia Diaspididae originaria dell’Asia e ampiamente diffusa anche in Italia. Nei frutteti dove si riscontra la sua presenza, è inizialmente presente in maniera disomogenea, con focolai che vanno estendendosi qualora l’infestazione non venga opportunamente contrastata.

P. pentagona si nutre a spese della linfa delle piante ospiti, ove è possibile osservarla su tralci, fusto, foglie e frutti. Al susseguirsi delle varie generazioni si possono creare delle stratificazioni degli scudetti femminili che insistono sulla stessa porzione di pianta. Oltre al danno diretto causato dalle punture trofiche, si aggiunge il grave danno economico derivante dalla presenza di scudetti sui frutti, che ne impediscono la commercializzazione.

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Costituendo uno degli insetti chiave nella difesa dell’actinidia, è necessaria la messa a punto di un protocollo di gestione che combini il raggiungimento di un controllo della cocciniglia con la maggior sostenibilità ambientale della strategia impiegata.

Per ridurre il numero degli interventi ed esaltare le potenzialità di efficacia dei prodotti, è indispensabile effettuare i trattamenti nei momenti di maggiore suscettibilità dell’insetto bersaglio.

Il monitoraggio di questa cocciniglia diventa quindi uno strumento di estrema importanza per la difesa del frutteto. Lo studio del ciclo biologico di P. pentagona permette di cogliere il momento della migrazione delle neanidi, stadio più vulnerabile agli interventi insetticidi, e fornisce l’opportunità di osservare se e quanto lo sviluppo di questo insetto sia correlato all’andamento termico, al fotoperiodo e altri fattori. Ad esempio l’annata 2024 è stata caratterizzata da una fioritura molto precoce del kiwi giallo, che tuttavia non ha influenzato la biologia del fitomizo: anticipare i trattamenti basandosi sullo stadio della coltura sarebbe stata una scelta strategica non ottimale, in quanto non coincidente con la migrazione delle neanidi.
Parallelamente è stato messo a punto un protocollo sperimentale per valutare l’efficacia di molecole naturali a confronto con spirotetramat, molecola ora messa al bando ma finora riferimento della difesa insetticida di actinidia.

Spirotetramat è stato applicato una volta sola per ciascuna delle due generazioni, trattando a inizio della migrazione delle neanidi. Gli altri prodotti (olio di arancio dolce, olio minerale, sapone di Marsiglia, sali potassici di acidi grassi) per diversa persistenza e modalità di azione sono stati invece aspersi due volte per ciascuna generazione, mantenendo un intervallo di circa dieci giorni tra i due trattamenti.

La prova è stata condotta in un appezzamento con una distribuzione omogenea dell’insetto target P. pentagona, che era presente con una infestazione medio-bassa ma sufficiente per poter discriminare l’efficacia dei prodotti interessati.

Grazie a questa prova e a quella condotta nel 2023, è emerso che un formulato a base di olio minerale estivo (Ovipron Top) potrebbe essere il candidato più idoneo per sostituire spirotetramat, che è stato recentemente revocato.

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L’olio minerale estivo presenta diversi vantaggi: può essere utilizzato sia in agricoltura biologica che integrata; non lascia residui problematici alla raccolta; si è dimostrato essere selettivo sulla coltura anche nei mesi estivi, a patto di non miscelarlo con concimi fogliari o rame. L’unica criticità rispetto spirotetramat è rappresentata dal maggior numero di applicazioni necessarie per controllare efficacemente il fitomizo, ovvero due per ogni generazione anziché una per ogni generazione.

Su una superficie regionale di Actinidia chinensis pari a circa 2.000 ettari, per una produzione potenziale di circa 25mila ton (fonte: ISTAT 2023), ipotizzando un danno medio ai frutti intorno al 20% del potenziale produttivo, pari a 5mila t di prodotto (scenario possibile, in assenza di una valida alternativa a spirotetramat), l’impiego di olio minerale potrebbe ridurre tale danno del 60%. Si genera così un risparmio in termini di minor numero di frutti danneggiati, pari a 3mila t potenziali. Ipotizzando un prezzo medio all’azienda agricola pari a 1.8 euro/kg, ovvero 180 euro/100 kg, si genera così un beneficio in termini economici pari a 5.4 milioni di euro a livello regionale.

L’attività di monitoraggio e studi di efficacia per contrastare Pseudalacaspis pentagona (Targioni-Tozzetti) su actinidia rientra nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dal Reg UE 2021/2115, art. 50, che prevede lo stanziamento di fondi per programmi operativi di ricerca e sperimentazione nel settore dell’ortofrutta. “Sviluppo e valutazione dell’efficacia di prodotti e organismi di nuova distribuzione e a basso impatto idonei al contenimento delle principali avversità delle colture ortofrutticole“.

Destinatari di tali fondi sono le Organizzazioni dei Produttori, nello specifico: Agribologna, Apofruit, Terremerse, FINAF, AOP Romandiola, Granfrutta Zani, Minguzzi Spa Consortile, AOP Italia, Orogel. Il Progetto, il cui acronimo è OCM Difesa, ha avuto il coordinamento scientifico di Ri.Nova e ASTRA Innovazione e Sviluppo.

A cura di Federica Manucci, Luca Fagioli (Centro di Saggio- Consorzio Agrario di Ravenna); Maria Grazia Tommasini (Ri.Nova).



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