CIA – Agricoltori Italiani – Cia Cuneo: futuro agricoltura imprevedibile. Servono ricerca, giovani e acqua

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“Se dovessi scegliere una parola chiave per dire cosa l’agricoltura deve attendersi nel 2025 userei ‘imprevedibilità’. Mai come oggi i cambiamenti e il mercato si stanno dimostrando tanto rapidi da rendere azzardata qualsiasi previsione. Quello che sta accadendo nelle nocciole e nel vino lo dimostra. Si parla molto di green deal, è vero che possiamo modificarlo come vogliamo, ma alla fine sarà sempre la natura a dire l’ultima parola. Semmai dobbiamo imparare a strutturarci, quando si raccolgono risultati non bisogna accontentarsi, ma guardare oltre, investire, perché i margini per farlo sono sempre più stretti”.

Claudio Conterno, presidente provinciale di Cia-Agricoltori Italiani Cuneo, nel suo intervento all’assemblea dell’Organizzazione, svoltasi sabato 18 gennaio all’hotel Dama di Fossano, ha offerto una panoramica ad ampio raggio sulla situazione dell’agricoltura cuneese, tra criticità e linee di sviluppo per il futuro.

“La strada maestra -ha detto Conterno- rimane quella della qualità, non abbiamo le caratteristiche per inseguire la quantità. Su questo fronte, ci aspettavamo di più dal sistema della cooperazione, che, però, a parte qualche eccezione, si sta riducendo a fare da magazzino all’agroindustria. Dobbiamo riflettere sulla nostra incapacità di fare da soli quello che fa l’agroindustria, la filiera è diventata la facciata dietro la quale gli affari li fanno gli altri e i produttori non ricavano quanto spetterebbe loro”.

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Altri temi centrali affrontati da Conterno sono stati la ricerca e i giovani.

“Pensare che basti dare un milione di euro ad Agrion perché si occupi di Tecnologie di evoluzione assistita, Ogm e Cisgenetica -ha osservato Conterno-, è pura illusione. In Trentino e altrove si investe centinaia di volte tanto sulla ricerca, dove oggi i privati sono più avanti del pubblico, università compresa, e questo non va bene. Parallelamente, bisogna seminare nel sistema scolastico, coltivare i giovani come si fa con le barbatelle. E poi favorire il ricambio generazionale, che assurdamente non viene contemplato nelle linee di finanziamento delle banche”.

Infine, l’acqua, che, in realtà, ha rilevato Conterno, “è il primo dei problemi”.

“Non possiamo dimenticarci degli invasi, soltanto perché è piovuto. L’acqua è la risorsa numero uno. Per noi, la soluzione sono tanti piccoli invasi. Sotto i 30 mila metri cubi di capienza, le procedure amministrative per realizzarli sono più accessibili, ma occorrono almeno sette anni prima di ottenere le autorizzazioni, per cui bisogna fare in fretta. In Italia, mancano linee guida sulla progettazione, la tecnologia ha compiuto passi da gigante, bisogna imparare dagli ingegneri che lavorano in Israele e in Marocco”.

Sul piano della politica sindacale, è intervenuto il presidente regionale di Cia Piemonte, Gabriele Carenini: “Servono strategie comuni, sinergie di prossimità. Battersi per assicurare il reddito dell’agricoltore, vuol dire evitare che le aziende agricole siano costrette a fallire o a indebitarsi, quando si trovano ad affrontare un’emergenza climatica o di mercato. La capacità di fare e l’attività sul territorio, sono il valore aggiunto dell’agricoltore, che va tutelato ben al di là della sua potenzialità produttiva. Dobbiamo far capire che senza agricoltura non c’è futuro, nessuno può sostituire il lavoro dell’agricoltore. Senza la sua quotidiana opera di manutenzione del territorio, le montagne diventano una boscaglia impenetrabile, spariscono i sentieri, i fiumi esondano, franano i viadotti delle autostrade. L’agricoltura condiziona e vive le dinamiche globali, non può essere trattata come un settore a parte, cosi come gli agricoltori sanno bene che la loro attività non può prescindere da ciò che accade nel mondo, a cominciare dalle guerre, che incidono direttamente sulla disponibilità di manodopera straniera, sempre più scarsa, quanto indispensabile”.

Sulla politica regionale, Carenini ha detto: “Se dovessi darle un voto, direi sette. Ci ascolta, anche se ci sono cose che non riusciamo a farle comprendere, come l’importanza di adeguare i tempi di risposta della burocrazia alle necessità delle aziende di stare sul mercato. Quanto al resto, il sindacato non fa politica, ma agisce sindacalmente nel solo interesse dei suoi associati, dopo di che ognuno voti quello che vuole”.

Nella parte riservata ai delegati, l’assemblea ha approvato all’unanimità la modifica dello statuto dell’Organizzazione provinciale, in linea con il nuovo statuto regionale. La principale novità riguarda il ruolo del direttore (Igor Varrone, nel caso di Cia Cuneo), che diventa datore di lavoro, firmando il bilancio al posto del presidente e acquisendo anche la responsabilità della sicurezza sul lavoro. Una riforma, come ha spiegato il direttore regionale di Cia Piemonte, Giovanni Cardone, che distingue in modo più appropriato le responsabilità operative del direttore da quelle di indirizzo politico del presidente.

 

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