Biden elimina Cuba dai Paesi sponsor del terrorismo.

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Qual è il Paese più amato al mondo? E’ indubbiamente Cuba. Solo l’amore, la solidarietà, il rispetto che ispira questo paese in ogni angolo della terra può spiegare il grande successo che ha ottenuto l’appello del governo cubano, lanciato a livello mondiale lo scorso settembre, di voler “raggiungere più di un milione di firme per chiedere all’attuale governo degli Stati Uniti di rimuovere Cuba dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo”.

Lo scorso 14 gennaio 2025, finalmente, il governo degli Stati Uniti a guida Joe Biden ha annunciato la decisione di escludere Cuba dalla lista del Dipartimento di Stato dei paesi che “presumibilmente” sponsorizzano il terrorismo.

Non solo. Il governo statunitense ha anche deciso di “utilizzare la prerogativa presidenziale per prevenire l’azione nei tribunali USA contro le cause intentate ai sensi del Titolo III della legge Helms-Burton” (autorizza i cittadini statunitensi a citare presso tribunali Usa istituzioni cubane che beneficino di proprietà confiscate dopo la rivoluzione del 1959, n.d.r.) e infine di “eliminare l’elenco degli enti cubani soggetti a restrizioni che designa un gruppo di istituzioni con le quali ai cittadini e alle istituzioni statunitensi è vietato effettuare transazioni finanziarie, che ha avuto effetto in paesi terzi”.

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Un successo a cui ha contribuito anche il nostro giornale che il 15 settembre 2024 rilanciò l’appello indirizzato al Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sostenuto dall’Ambasciatrice di Cuba in Italia Mirta Granda Averhoff e promosso dall’Associazione Nazionale di Amicizia Italia Cuba.

Per onore di cronaca va ricordato che l’infamante accusa di essere un paese “sponsor del terrorismo” era stata “inventata” dal presidente Reagan nel 1982, poi rimossa dopo oltre trent’anni, nel 2015, dal presidente Barack Obama e riproposta dal presidente Trump il 12 gennaio 2021.

Un’accusa dichiaratamente falsa che non solo ha offeso e umiliato per decenni il governo ed il popolo cubano ma che ha offeso ed umiliato anche i 187 Paesi del mondo che, anche il 2 novembre 2023, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, si erano schierati a sostegno di Cuba votando contro il criminale Bloqueo ma anche contro l’inclusione del Paese nella lista degli Stati sponsor del terrorismo definiti, nel rapporto presentato all’Assemblea dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, come azioni incompatibili con un sistema internazionale basato sul diritto. Il testo, presentato per la trentunesima volta, aveva ricevuto solo due voti contrari (Stati Uniti e Israele) mentre uno stato membro (Ucraina) si era astenuto.                                                                                                                  

Il Bloqueo rimane

Purtroppo la seconda parte dell’appello, quella che richiedeva “l’eliminazione incondizionata del blocco, ripudiato dall’intera comunità internazionale” non è stato accolto per cui il Bloqueo, ovvero l’embargo statunitense contro Cuba rimane (https://cubaminrex.cu/es/adopta-estados-unidos-medidas-en-la-direccion-correcta-pero-el-bloqueo-permanece). Lo ha comunicato lo scorso 14 gennaio il Ministero degli Affari Esteri di Cuba. Per capire a fondo l’enorme portata “anticubana” dell’incredibile Bloqueo statunitense vorrei consigliare di leggere il bel dossier redatto sul tema dal GiGa (Gruppo insegnanti Geografia autorganizzati) animati dall’instancabile e preparatissimo professor Andrea Vento di Pisa. 

L’intervento del Ministero cubano agli Affari Esteri

“Nonostante il suo carattere limitato, è una decisione nella giusta direzione e in linea con la richiesta sostenuta e ferma del governo e del popolo di Cuba, e con l’appello ampio, enfatico e reiterato di numerosi governi, specialmente dell’America Latina e dei Caraibi, dei cubani che vivono all’estero, organizzazioni politiche, religiose e sociali e numerose figure politiche degli Stati Uniti e di altri paesi – ha scritto il Ministero – .

Il governo di Cuba ringrazia tutti per il loro contributo e la loro sensibilità. Questa decisione pone fine a specifiche misure coercitive che, insieme a molte altre, causano gravi danni all’economia cubana, con gravi ripercussioni sulla popolazione. Questo è ed è stato un tema presente negli scambi ufficiali di Cuba con il governo degli Stati Uniti.

È importante notare che il blocco economico e buona parte delle decine di misure coercitive che sono state messe in atto dal 2017 per rafforzarlo rimangono in vigore, con pieno effetto extraterritoriale e in violazione del diritto internazionale e dei diritti umani di tutti i cubani.

Per citare solo alcuni esempi: 1) continua la persecuzione illegale e aggressiva contro le forniture di carburante che Cuba ha il legittimo diritto di importare; 2) continua la crudele e assurda persecuzione dei legittimi accordi di cooperazione medica internazionale di Cuba con altri paesi, minacciando così di privare milioni di persone dei servizi sanitari e limitando il potenziale del sistema sanitario pubblico cubano; 3) le transazioni finanziarie internazionali di Cuba o quelle di qualsiasi cittadino che siano legate a Cuba rimangono sotto proibizione e ritorsione. Anche le navi mercantili che attraccano a Cuba rimangono minacciate – continua il documento – .

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D’altra parte, a qualsiasi cittadino statunitense, società ed entità sussidiaria di una società di quel paese, è vietato commerciare con Cuba o con entità cubane, ad eccezione di eccezioni molto limitate e regolamentate. Le molestie, le intimidazioni e le minacce contro i cittadini di qualsiasi paese che intendano commerciare con Cuba o investire in Cuba continuano ad essere la politica ufficiale degli Stati Uniti. Cuba rimane una destinazione che il governo degli Stati Uniti proibisce ai suoi cittadini. La guerra economica rimane e persiste nel porre l’ostacolo fondamentale allo sviluppo e alla ripresa dell’economia cubana con un alto costo umano per la popolazione, e continua ad essere uno stimolo all’emigrazione”.

Una politica crudele

“La decisione annunciata oggi dagli Stati Uniti corregge, in modo molto limitato, alcuni aspetti di una politica crudele e ingiusta – continua il documento – . È una correzione che sta avvenendo ora, alla vigilia di un cambio di governo, quando avrebbe dovuto concretizzarsi anni fa, come un atto elementare di giustizia, senza pretendere nulla in cambio e senza fabbricare pretesti per giustificare l’inazione, se si voleva agire correttamente.

Per escludere Cuba dall’elenco arbitrario degli Stati sponsor del terrorismo, sarebbe stato sufficiente riconoscere la verità, la totale assenza di ragioni per tale designazione e l’operato esemplare del nostro paese nella lotta contro il terrorismo, che anche le agenzie del governo degli Stati Uniti hanno ammesso. E’ noto che il governo di quel paese potrebbe revocare in futuro le misure adottate oggi, come è accaduto in altre occasioni e come segno della mancanza di legittimità, di etica, di coerenza e di ragione nella sua condotta contro Cuba.

Per fare ciò, i politici statunitensi di solito non si fermano a trovare una giustificazione onesta, finché la visione descritta nel 1960 dall’allora Assistente Segretario di Stato Lester Mallory, e l’obiettivo da lui descritto di sottomettere i cubani attraverso l’assedio economico, la miseria, la fame e la disperazione, rimangono in vigore. Non si fermeranno alle giustificazioni finché quel governo continuerà ad essere incapace di riconoscere e accettare il diritto di Cuba all’autodeterminazione, e finché rimarrà disposto ad assumersi il costo politico dell’isolamento internazionale causato dalla sua politica genocida e illegale di asfissia economica contro Cuba.  

L’impegno di Cuba

“Cuba continuerà a confrontarsi e denunciare questa politica di guerra economica, i programmi di ingerenza e le operazioni di disinformazione e discredito finanziate ogni anno con decine di milioni di dollari del bilancio federale degli Stati Uniti – termina il documento – . Resterà inoltre pronta a sviluppare con questo paese un rapporto di rispetto, basato sul dialogo e sulla non ingerenza negli affari interni dell’uno e dell’altro, nonostante le differenze”.





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