Aborto fra gli aiuti umanitari, il caso Mozambico riapre la polemica

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Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è partita la polemica sul futuro degli aiuti umanitari erogati dagli Stati Uniti nell’ambito della cooperazione internazionale. La nomina di Robert F. Kennedy junior, un “no-vax”, alla carica di ministro della sanità e dei servizi umani è quello che ha provocato maggiori reazioni. Nonostante le reiterate rassicurazioni dello stesso ministro,c’è chi paventa il pericolo che siano tagliati i fondi destinati alle campagne di vaccinazione nei Paesi poveri. In Africa in particolare c’è attesa di vedere come si muoverà la nuova amministrazione. «Se gli impegni presi non saranno mantenuti – ha dichiarato John Kaseya, il direttore di Africa CDC (for Disease Control and Prevention), principale organo sanitario pubblico del continente – la sfiducia già diffusa adesso in Africa creerà un grosso problema tra gli Stati Uniti e il continente».


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Del resto tutti ricordano che Trump, durante il suo primo mandato, ha ritirato l’adesione all’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, di cui gli Usa sono di gran lunga il maggiore finanziatore. Lo ha fatto nel 2020 accusando l’organismo di gestire male la pandemia di COVID-19  e di aver aiutato la Cina a nascondere la diffusione del virus e dicendo che del denaro degli americani sarebbe stato fatto miglior uso. È molto probabile inoltre che intenda riconsiderare i rapporti con un’altra agenzia Onu, l’Unfpa, il Fondo per la popolazione. È quasi certo che sospenderà i fondi ad essa destinati se impiegati per programmi di salute sessuale e riproduttiva che includono pratiche abortive.


Proprio in questi giorni fa discutere un caso di violazione del divieto di eseguire pratiche abortive nell’ambito dei progetti sanitari e assistenziali finanziati nel mondo dagli Usa, che è stato portato all’attenzione del Congresso degli Stati Uniti il 17 gennaio, tre giorni prima della cerimonia di insediamento di Donald Trump. Il caso riguarda il più importante programma statunitense anti-Aids, il Piano d’emergenza del Presidente contro l’Aids (PEPFAR). Una verifica di routine avviata a fine ottobre ha portato alla scoperta che in Mozambico quattro infermiere impiegate in un progetto finanziato dal PEPFAR hanno praticato 21 aborti negli ultimi quattro anni.


I funzionari governativi Usa che hanno svolto l’indagine sostengono che l’ “incidente” si deve al fatto che in Mozambico l’aborto è legale e che le quattro infermiere non erano a conoscenza del divieto. Solo quattro, sul totale di 2.751 che svolgono la loro attività in strutture finanziate dal PEPFAR, hanno trasgredito – sostengono i funzionari in difesa dei responsabili del Piano – e d’ora in poi ci si assicurerà che il personale assunto sia dovutamente informato sulle condizioni che deve rispettare. Tutti i dipendenti dovranno firmare una certificazione in cui attestano di aver seguito un corso di formazione e di essere a conoscenza del divieto di aborto.


Il PEPFAR è stato avviato nel 2003 per volontà dal presidente George W. Bush, è attivo in 55 Paesi e assiste con iniziative di prevenzione e cura decine di milioni di persone, soprattutto in Africa dove vive il 65% dei quasi 40 milioni di ammalati di Aids. L’iniziativa, alla quale finora sono stati destinati più di 100 miliardi di dollari, ha goduto del pieno sostegno bipartisan. Ma nel 2023 le forze politiche repubblicane contrarie all’aborto ne hanno bloccato un rinnovo quinquennale sostenendo che durante l’amministrazione Biden il Piano è stato modificato per dare potere alle organizzazioni non governative pro-aborto. Il finanziamento del PEPFAR è stato poi prorogato di un anno e scadrà a marzo.


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Non appena sono stati informati di un potenziale problema, i funzionari Usa hanno subito congelato i finanziamenti alle strutture sotto inchiesta. Fanno inoltre notare che il fatto stesso di aver scoperto e denunciato gli aborti – peraltro, dicono, un caso isolato che non ha precedenti – dimostra che gli strumenti per garantire il rispetto del divieto funzionano, anche se sarà opportuno perfezionarli.


Ma il senatore repubblicano Jim Risch, presidente del Comitato per le relazioni estere del Senato che supervisiona il Piano, ha replicato che l’amministrazione Biden ha consentito che i soldi dei contribuenti venissero utilizzati per eseguire aborti e ha chiesto un’indagine sui Centers for Disease Control and Prevention, una delle principali agenzie che sostengono il PEPFAR. «Questa violazione significa che il futuro del programma PEPFAR è sicuramente in pericolo – ha dichiarato – non permetterò che un solo dollaro di denaro americano venga destinato all’aborto in qualsiasi parte del mondo e farò tutto il possibile per garantire che ciò non accada mai più».




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