La determina n. 188/2024 del Servizio fitosanitario regionale applica le relative misure nella zona infetta dell’area delimitata per Xylella fastidiosa sottospecie fastidiosa ST1. Ma l’applicazione letterale delle prescrizioni in alcuni casi rischia di essere più dannosa del patogeno stesso
La Puglia olivicola è diventata nota negli ultimi dieci anni per la grave epidemia causata dal batterio Xylella fastidiosa sottospecie pauca. Ma questa non è l’unica sottospecie attualmente presente nella regione che forma il tacco d’Italia. Nel 2024, in maniera inaspettata, sono state ritrovate nel Barese altre due sottospecie di Xylella: in agro di Triggiano la fastidiosa, con il genotipo ST1 noto e temuto agente causale della malattia di Pierce della vite, nell’ambito del programma di monitoraggio dei vettori; in agro di Santeramo in Colle la multiplex, con il genotipo ST26, nell’ambito del piano di monitoraggio che, oltre che nelle zone tampone e di contenimento, viene effettuato, come in questo caso, anche nella zona indenne. Nella stessa zona immediatamente a sud di Bari sono stati ritrovati anche un focolaio della sottospecie pauca (alla periferia meridionale di Bari) e alcune decine di mandorli infetti dalla sottospecie multiplex ST26, lo stesso genotipo ritrovato a Santeramo, che non infetta la vite e, probabilmente, neanche l’olivo.
Differenza di pericolosità tra fastidiosa e multiplex
A campagna di monitoraggio appena terminata l’area contaminata dalla sottospecie fastidiosa (che non infetta l’olivo) sembra molto meno estesa di quanto temuto inizialmente, poiché è circoscritta in un’area a est di Triggiano e Capurso ed è ferma ai margini del comprensorio di uva da tavola di Noicattaro-Rutigliano, dove finora tutte le analisi sono risultate negative, rileva Donato Boscia, ricercatore emerito del Cnr-Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Cnr-Ipsp) di Bari.
«È una situazione che fa intravedere le condizioni per il successo di un tempestivo programma di eradicazione. Per fortuna all’insediamento della sottospecie fastidiosa fino a ora non sembra corrispondere lo sviluppo nei vigneti di forme gravi della malattia di Pierce, visto che non ci risulta nessuna segnalazione da parte degli operatori. Il batterio è stato rinvenuto prima in mandorlo o in alcune specie della macchia mediterranea e solo dopo l’identificazione della sottospecie, andandolo a cercare, è stato trovato in vite. È ipotizzabile che al quadro epidemiologico che su vite genera lo sviluppo delle forme distruttive descritte negli Stati Uniti concorrono diversi fattori non presenti nelle condizioni del territorio barese, quali la presenza di specie vettrici molto più efficienti delle nostre sputacchine, nonché altri aspetti ancora poco noti».
A Santeramo, invece, occorre ancora delineare l’estensione e quindi il confine dell’area infetta dalla sottospecie multiplex, che infetta quasi esclusivamente il mandorlo, peraltro in maniera non particolarmente grave. Al momento, a differenza della fastidiosa, i confini dell’area interessata da ST26 non sono ancora stati definiti, il che fa sospettare che la multiplex sia parecchio più diffusa rispetto a quanto emerso finora.
Uniformità di misure di controllo verso le sottospecie
Però il Reg. Ue 1201/2020 prevede le stesse misure di controllo verso le diverse sottospecie di Xylella. Tanto è vero che la Determina n. 188 del 12 dicembre 2024 del Servizio fitosanitario regionale, applicando le misure di eradicazione nella zona infetta dell’area delimitata per Xylella fastidiosa sottospecie fastidiosa ST1, prescrive, ai sensi della lettera a), comma 1 dell’art. 7 del Reg. Ue 2020/1201, ai proprietari/conduttori i cui terreni rientrano in tutto o in parte nella zona infetta di 50 m attorno a ciascuna pianta infetta:
a – l’estirpazione di tutte le piante che presentino sintomi indicativi della possibile infezione da parte di tale organismo nocivo o che si sospetta siano infette da tale organismo nocivo;
b – l’estirpazione di tutte le piante appartenenti alla stessa specie delle piante infette, indipendentemente dal loro stato sanitario;
c – l’estirpazione di tutte le piante di specie diverse da quella delle piante infette risultate infette in altre parti dell’area delimitata;
d – l’estirpazione di tutte le piante specificate, diverse da quelle di cui alle lettere b) e c), che non siano state immediatamente sottoposte a campionamento e ad analisi molecolare e che non siano risultate indenni dall’organismo nocivo specificato.
La Determina n. 188 stabilisce, infine, che nell’applicazione delle misure di eradicazione non si procede all’estirpazione di olivo, in quanto tale specie non è suscettibile a Xylella fastidiosa sottospecie fastidiosa ST1.
Applicazione letterale prescrizioni, più dannosa del patogeno
Per entrambe le sottospecie fastidiosa e multiplex del batterio Xylella fastidiosa ritrovate in Puglia sono quindi previste dal Reg. Ue 1201/2020 le stesse misure di eradicazione già in atto contro la sottospecie pauca. Ma l’applicazione letterale delle prescrizioni in alcuni casi rischia di essere più dannosa del patogeno, sostiene Boscia.
«In effetti l’applicazione letterale delle prescrizioni del Reg. Ue 1201 a volte rischia di essere più dannosa del patogeno stesso. Si pensi ad esempio alle aree sempre più ampie interessate dalla multiplex, per la quale il regolamento prevede l’abbattimento anche dell’olivo classificato come specie specificata nonostante non ci siano evidenze che il ceppo presente in Puglia sia in grado di infettare l’olivo. I tempi sembrano perciò maturi per avviare un dibattito per una revisione significativa del Reg. Ue 1201: le strategie di contenimento non dovrebbero essere uguali in tutti i casi, a prescindere dalla sottospecie e dalle situazioni ambientali e colturali, ma potrebbero prevedere una maggiore flessibilità, lasciando ai Servizi fitosanitari nazionali la facoltà di valutare e decidere caso per caso le misure più opportune, efficaci e sostenibili».
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