nuovo record negativo nel Padovano

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#finsubito

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 


I prestiti alle imprese del settore manifatturiero segnano, in provincia di Padova, un nuovo record negativo: secondo i dati di Banca d’Italia, aggiornati al 31 ottobre 2024, non si superano i 4,6 miliardi, con un calo dell’8% nell’arco di dodici mesi. Ma il confronto più allarmante è quello con l’anno precedente: a gennaio 2023, lo stock dei finanziamenti era di 5,1 miliardi, il che significa una contrazione del 9,4% rispetto ad oggi.

A guardare più indietro vediamo come la discesa sia stata, nel tempo, in caduta libera: a giugno 2011 (ultimo mese disponibile nella serie storica più aggiornata da Banca d’Italia) i finanziamenti alle attività industriali si attestavano intorno ai 6 miliardi. La cifra rimane relativamente stabile fino all’inizio del 2012, poi inizia una lenta discesa fino al minimo di questi giorni. Una brutta notizia che arriva in un momento di crisi generalizzata. Nel terzo trimestre del 2024, secondo i dati di Unioncamere, l’industria manifatturiera del Veneto ha continuato a mostrare segnali di difficoltà, registrando un calo per il sesto trimestre consecutivo. La produzione industriale è diminuita leggermente rispetto al trimestre precedente (-0,3%) e ha subito un calo più marcato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (-1,9%). Gli ordini dall’estero sono scesi del 3,4%, mentre quelli dal mercato interno hanno avuto una riduzione più contenuta (-1,1%). Anche il fatturato complessivo delle aziende ha registrato una flessione dell’1% rispetto all’anno precedente.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Tutto questo nell’anno in cui la Regione Veneto ha gestito 70 tavoli di crisi aziendali, per un totale di oltre 14mila lavoratori coinvolti. «Rispetto alla nostra esperienza – spiega Daniela Ajese, titolare dell’omonimo studio legale, specializzato in diritto bancario e finanziario, e co-fondatrice di EquilibrioFinanza – il rapporto tra cliente/impresa e banca è mutato radicalmente nell’ultimo decennio.  Il sistema vive una spersonalizzazione del cliente, percepito unicamente in termini di dati di bilancio e capacità restitutoria, il cosiddetto “Credit Score”. In questo contesto assume importanza centrale il supporto professionale che, come specialisti, siamo in grado di offrire: per comprendere i modelli di rating messi a punto dagli Istituti e per aiutare i clienti a costruire sia un proprio piano di impresa. Ma anche, più in generale, una corretta interlocuzione con il sistema creditizio ed infine agevolare l’effettivo accesso al credito per le Pmi. Diventa sempre più necessario un controllo periodico delle proprie esposizioni, sia in termini di effettivo fabbisogno sia di controllo delle condizioni contrattuali applicate. Proprio queste ultime, in tempi di significativo aumento dei tassi di interesse, incidono in maniera rilevante sul costo del credito. Grazie ai nuovi strumenti forniti dal Codice della Crisi di recente introduzione, sempre più spesso vediamo intervenire forme di supporto finanziario alternative al tradizionale ricorso al credito bancario, quali fondi di investimento o investitori privati».

Forte di un’esperienza ormai più che ventennale nel settore del diritto bancario e finanziario, lo studio Ajese ha accompagnato centinaia di imprese nei percorsi di interlocuzione con gli enti creditizi. «Come spesso accade – spiega Ajese – non è sempre facile stabilire regole precise e definitive. Tuttavia, il settore del credito è regolato da un sistema di norme complesso che, se ben conosciuto e gestito, può offrire un grande aiuto a chi utilizza la leva finanziaria per il proprio business. Un esempio concreto è quello di un’azienda manifatturiera della provincia di Padova, che si è trovata in difficoltà nel gestire i costi finanziari legati all’uso delle linee di credito bancarie. Per questo motivo, ci ha chiesto di verificare i saldi dei conti e identificare eventuali addebiti non dovuti. A seguito di questa analisi, abbiamo avviato un confronto con le banche coinvolte. La maggior parte degli istituti ha accettato di trovare un accordo, ad eccezione della BCC di Martellago. In questo caso, si è aperto un contenzioso che ha portato il Tribunale a dichiarare nulle alcune clausole del contratto, come quelle relative alle commissioni di massimo scoperto, a causa dell’indeterminatezza dell’oggetto. È stato inoltre dichiarato illegittimo l’anatocismo (ovvero il calcolo degli interessi sugli interessi già maturati) per un periodo significativo, insieme alla mancata trasparenza delle spese di chiusura e all’uso scorretto del diritto della banca di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali, previsto dall’articolo 118 del Testo Unico Bancario. Alla fine del procedimento, la banca è stata condannata a ricalcolare il saldo del conto eliminando gli addebiti non legittimi, una decisione confermata anche in appello».



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