Mura, Sos per il baluardo dimenticato

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La grande paulownia ha messo radici profonde dentro il baluardo di San Pietro e sta per scalzare le vecchie pietre. È in buona compagnia: attorno sono vistose le chiome di buddleja, insieme ai rovi e altre infestanti, a coprire la parte di Mura veneziane, che da anni attendono un intervento di restauro. Gli ultimi lavori avviati in parte dal Comune e in parte dalla Sovrintendenza, si sono fermati a Valverde, la scorsa estate. Ma la sezione più nascosta, quella che si arrampica fino a via Beltrami, sopra il sentiero del «Roccolino», è ancora coperta dalla vegetazione che cresce abbondante. Oltre a celare una lunga sezione del manufatto veneziano, parte del Forte di San Marco, gli alberi, che nel tempo si sono fatti strada, si insidiano tra le pietre, in alcuni casi facendole cadere ai piedi delle Mura. Passeggiando lungo il sentiero pedonale lo si vede bene, soprattutto in questa stagione, con le piante in riposo vegetativo e le fronde spoglie. Pietre che sbuzzano dalla tessitura lapidea, parti di muratura che «spanciano», messe sotto pressing dagli apparati radicali. E da quando Comune e Sovrintendenza (mettendoci rispettivamente 350mila euro e 200mila euro) hanno messo mano al baluardo di Valverde, che oggi si presenta pulito, con un disegno ben leggibile, la necessità di un intervento sulla sezione più a nord si è fatta ancora più manifesta.

A denunciare la situazione chiedendo un intervento urgente di messa in sicurezza e restauro, alcuni residenti della zona che, proprio sotto le Mura, hanno i loro giardini, perimetrati dal baluardo di San Pietro. Aldilà del tema sicurezza, con il rischio caduta delle singole pietre, alcuni abitanti, nel lamentare mancanze nella manutenzione, esprimono dispiacere nel vedere lo stato di degrado. «Questo tratto di Mura è particolarmente significativo, ma ormai è diventato un bosco verticale, pieno di erbe infestanti che devono essere rimosse – racconta una residente di via Beltrami –. In questo punto, agli inizi del Novecento, venne aperto un varco tra le Mura, per consentire il passaggio verso Castagneta. Le Mura vennero abbattute (un tratto di circa 50 metri, ndr) e qui venne creata la strada, via Beltrami. Sulla strada (su un muro di contenimento, dove c’è un piccolo parcheggio con aiuola) c’è ancora una targa che ricorda la data dei lavori, tra il 1907 e il 1908. L’iscrizione riporta anche un cognome, “Angioletti”, probabilmente il nome del capomastro che coordinò i lavori, ma oggi si legge appena. Sarebbe bello se anche questa targa fosse restaurata, per far conoscere un pezzo della storia della città». Un capitolo poco noto quello del Forte di San Marco, quasi dimenticato. Vuoi per la posizione defilata, vuoi perché insiste in gran parte su proprietà privata.

Il piano: risorse esaurite

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La situazione in cui versa questa porzione delle Mura è nota al Comune che dal 2017 e fino alla scorsa estate, grazie al co-finanziamento con Fondazione Cariplo, ha effettuato un piano di manutenzione sulle fortificazioni, patrimonio Unesco, insieme a Sovrintendenza e Demanio. Un progetto complesso, che ha coinvolto l’associazione di volontari Orobicambiente e l’Università di Bergamo con il suo dipartimento di Ingegneria, nel mappare le fortificazioni con rilievi 3d e droni. Ma quel «pacchetto», valso 550mila euro di interventi diffusi, dal viadotto di Porta San Giacomo al baluardo di Valverde, si è esaurito.

Valutazioni in corso

E nel Piano delle opere pubbliche che la Giunta Carnevali dovrebbe approvare a stretto giro, non sono previste risorse specifiche. «Il Piano delle opere pubbliche è ancora in costruzione – premette l’assessore ai Lavori pubblici Ferruccio Rota –. Ogni anno vengono stanziate delle risorse per la manutenzione delle Mura veneziane, ma stiamo ancora facendo delle valutazioni. Le risorse che erano state impiegate grazie al bando Cariplo, sono terminate». Ma è da anni che su quel tratto non vengono fatti interventi. In alcuni carteggi con Palafrizzoni i residenti ricordano l’ultimo intervento «nel 1999, da allora sollecitiamo il Comune perché faccia qualcosa – dicono –. Spiace vedere che nulla accade, perché più si aspetta più la situazione precipita e più soldi servono per metterci mano. Sarà complicato rimuovere tutte quelle piante che si sono sviluppate tra le pietre. Le radici sono arrivate fino al sentiero del Roccolino».

Il tempo e l’incuria hanno «mangiato» la parte superiore del baluardo che si presenta frastagliato nel definire più proprietà private. Prati inaccessibili che, in queste giornate fredde, si coprono di brina e ghiaccio. Ma le Mura, intese come manufatto, sono di proprietà demaniale, quindi pubblica. Una promiscuità di competenze e responsabilità che negli anni ha complicato la manutenzione ordinaria e straordinaria delle fortificazioni, soprattutto laddove non c’è passaggio pubblico. E dove le Mura sono nascoste agli occhi dei più



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