Intervista al ministro Calderone: “L’ufficio del lavoro sarà nelle case degli italiani”

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Marina Calderone, 59 anni, da sempre impegnata sui problemi del lavoro, dall’ottobre 2022 lei è ministro del Lavoro e una delle protagoniste della forte crescita dell’occupazione. Di recente l’Italia ha segnato due record: il tasso di occupazione al 62,5% e quello di disoccupazione al 5,7%. Quanto merito è ascrivibile al governo?

«Come governo abbiamo creato le condizioni per far sì che i lavoratori e le imprese potessero incontrarsi, semplificando la vita alle imprese e garantendo più soldi in busta paga ai lavoratori. I numeri ci dicono che la strategia sta premiando. La Bce ha messo nero su bianco che sul fronte disoccupazione, dal 2020 al 2024, l’Italia è la migliore d’Europa. Dei dati positivi sul fronte occupazionale ha parlato anche il capo dello Stato nel suo messaggio di fine anno. Abbiamo poi il numero di occupati più alto della storia d’Italia, come ha ricordato il presidente Meloni: per la prima volta sono più di 24 milioni, con 847mila posti di lavoro creati in questi ultimi due anni. Penso che da italiani dovremmo solo essere felici di questi dati, pur sapendo che non va tutto bene, anzi c’è ancora tantissimo da fare».

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Nonostante i record, permangono alcune criticità. Una di queste è l’aumento del tasso di inattivi, conseguenza del mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Cosa intendete fare per avvicinarvi a una soluzione del problema?

«Stiamo lavorando sulla formazione continua, l’orientamento al lavoro e sulle nuove competenze. È quello che stiamo facendo da due anni e il 2025 sarà l’anno della riforma delle politiche attive. Intanto il 18 dicembre la piattaforma SIISL si è aperta al colloquio diretto con i cittadini e le imprese. Il nostro obiettivo è portare l’ufficio del lavoro a casa di ognuno: un’opportunità enorme per i lavoratori e per le aziende che mette in rete tutte le realtà, tutti i professionisti e tutti gli enti del mondo del lavoro, per sostenere in modo qualificato e professionale l’incrocio tra domanda e offerta. Con l’avvio del SIISL, è nato un sistema che fa parlare tra loro istituzioni pubbliche, agenzie private, aziende e cittadini».

Il tasso di occupazione femminile, per quanto al massimo storico, è tra i più bassi d’Europa. La manovra 2025 potenzia i sostegni alle lavoratrici madri con redditi medio-bassi. Si può fare ancora qualcosa?

«Abbiamo due criticità strutturali e antiche, ossia la partecipazione dei giovani e delle donne al mondo del lavoro, con

percentuali molto più basse della media Ue. In particolare, nel Mezzogiorno il tasso di inattività femminile raggiunge il 58,2% e supera di 10 punti la media Ue: insomma, ci sono ampi margini di miglioramento. La partecipazione delle donne al mondo del lavoro è una priorità per questo governo, così come lo è il sostegno alle lavoratrici madri. Lo testimoniano i provvedimenti per agevolare le assunzioni delle donne e per sostenere la genitorialità e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Su questi aspetti, il nostro impegno, pur in presenza dei noti limiti di bilancio, si dispiegherà per tutta la legislatura».

Le difficoltà del settore industriale sono fonte di preoccupazione per la tenuta degli attuali livelli occupazionali. Ci sono politiche ulteriori da mettere in campo oltre all’utilizzo dei fondi Pnrr per programmi come Industria 5.0?

«Viviamo un momento di grande trasformazione economica. Pensavamo di aver superato questa fase di cambiamento affrontando la sfida del digitale e subito ci siamo ritrovati a confrontarci con gli impatti dell’intelligenza artificiale. Ci sono tanti settori in crisi, ai quali il ministero del Lavoro sta dando grande sostegno, non solo attraverso il ricorso alla cassa integrazione. Nostro impegno è accompagnare i cambiamenti con la formazione continua, attraendo nuovi investimenti, nuove competenze, manodopera di qualità e abbassando i costi dell’energia».

A questo proposito, si fida degli impegni presi da Stellantis per le fabbriche italiane?

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«Su Stellantis abbiamo recentemente aperto un tavolo molto importante con i ministri Urso e Giorgetti. Abbiamo preso atto del piano che ci hanno presentato, stabilimento per stabilimento; al contempo, però, dobbiamo sfidare Stellantis a fare sempre di più e meglio. Il comparto automotive è strategico per l’Italia e l’indotto merita le massime attenzioni da parte del governo».

Il sistema previdenziale resta in equilibrio. I trend demografici, tuttavia, impongono di tenere la guardia alta. Lei quali strategie intende praticare: sbloccare gli adeguamenti automatici dell’età pensionabile all’aspettativa di vita oppure incentivare con dei bonus chi resta al lavoro fino a 70 anni?

«L’aumento dell’aspettativa di vita della popolazione va certamente affrontato tenendo conto di un altro indicatore importante che è quello dell’andamento

del tasso di natalità, prioritario per il nostro Paese e su cui il governo si sta molto spendendo con interventi e sostegni alla genitorialità. Su questi aspetti, che hanno una diretta ricaduta sugli equilibri del mondo del lavoro, vanno fatte riflessioni ampie, basate su dati assestati e non previsionali, coinvolgendo le parti sociali. Altro tema strettamente collegato è quello dell’invecchiamento attivo della popolazione, che va affrontato tenendo conto del fatto che i lavori non sono tutti uguali, anche sul fronte della loro gravosità».

Nella legge di Bilancio c’è una novità per la flessibilizzazione delle uscite: l’utilizzo della previdenza integrativa per ritirarsi a 64 anni. Pensa che possa diventare una soluzione strutturale per il problema?

«Penso sia un’ulteriore opportunità che diamo agli italiani. Chiaramente a consuntivo potremo capire come ha funzionato questa misura, migliorarla o rafforzarla. La previdenza integrativa deve essere un pilastro del nostro sistema, perché assolve anche ad una funzione educativa, soprattutto verso i più giovani, educando al risparmio previdenziale e in generale verso il futuro».

Il progetto di legge sulla partecipazione dei lavoratori nelle aziende, sostenuto dalla Cisl, rappresenta un ulteriore elemento di attrito all’interno della dialettica sindacale. Eppure, un salto di qualità rispetto alle rigidità dei contratti nazionali per far evolvere il secondo livello in direzione di una maggiore responsabilizzazione dei dipendenti non rappresenta un elemento positivo?

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«Per tutta la mia vita sono stata dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici, una loro maggiore partecipazione è fondamentale per rafforzare il sistema paese, il tessuto produttivo e i territori.

Capisco che qualcuno abbia nostalgia della lotta di classe, ma il mondo è cambiato. E non da oggi. Abbiamo sostenuto la proposta di legge sulla partecipazione, su cui c’è la generale condivisione delle forze di governo, e confidiamo che presto possa diventare legge dello stato».



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