Siccità ed economia Bio, in Sicilia deroghe alle normative sui mangimi e foraggi biologici

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A finire all’attenzione pubblica sono stati innanzitutto le decisione dei gestori del servizio idrico di parcellizzare le erogazioni

Degli effetti della siccità nell’ultimo anno in Sicilia si è parlato abbondantemente. A finire all’attenzione pubblica sono stati innanzitutto le decisione dei gestori del servizio idrico di parcellizzare le erogazioni in alcune zone dell’isola. Turnazioni che hanno inciso sulle abitudini delle famiglie, causando in qualche caso anche pesanti disagi.

Altrettanto evidenti sono stati i riflessi che la carenza di piogge – nonostante il maltempo degli ultimi giorni – hanno avuto sulle produzioni agricole. Probabilmente meno sono state le persone che hanno pensato alle conseguenze che la siccità potesse arrecare al comparto zootecnico. In particolare modo quello in possesso delle certificazioni biologiche.

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A mettere in luce questo fenomeno è stata nei giorni scorsi la Regione, con un decreto in cui per il si apre la porta alle deroghe in materia di mangimi.

Secondo anno

A firmare il provvedimento rivolto alle aziende che hanno allevamenti biologici è stato il dirigente generale del dipartimento Agricoltura Dario Cartabellotta.
Il decreto dà la possibilità  di avanzare richiesta di derogare alle normative e acquisire “foraggi e mangimi non biologici per l’intera durata dell’anno 2025”. Non è la prima volta che la Regione prende questa decisione: già a inizio dello scorso anno, l’assessorato aveva dato notizia di un decreto dello stesso tenore.
Il motivo per cui è il provvedimento è stato replicato lo si trova nel preambolo di quello che è stato emanato giovedì scorso. “Il territorio della Sicilia nell’anno 2024 è stato interessato da siccità caratterizzata dalla quasi totale assenza di piogge in tutta la regione e ha colpito in maniera rilevante il patrimonio vegetale e zootecnico di numerose aziende agricole biologiche site nel territorio siciliano, con significativi danni che hanno investito anche le strutture aziendali e le scorte di mangimi per gli allevamenti zootecnici”, si legge. In un tale contesto di emergenza, viene specificato, “risulta particolarmente difficoltoso il reperimento di foraggio di provenienza biologica”.

A prevedere la deroga in caso di particolari condizioni – e quella siciliana è senz’altro particolare, considerato il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale per la Sicilia – sono anche le normative europee legate alla Pac, la politica agricola comune che rappresenta la voce più importante del bilancio Ue.

L’articolo 22 del Regolamento 848 del 2018, infatti, disciplina l’adozione di norme eccezionali di produzione. E prevede che nel caso in cui “uno Stato membro abbia formalmente riconosciuto un evento come calamità naturale e tale evento renda impossibile il rispetto delle norme di produzione stabilite, tale Stato membro può concedere deroghe alle norme di produzione per un periodo limitato e fino a quando la produzione biologica potrà essere ripristinata”. In Sicilia lo stato d’emergenza è stato riconosciuto a maggio dello scorso anno per una durata di dodici mesi.

No mangimi Ogm

La deroga concessa dalla Regione non implica la possibilità per le aziende di ricorrere a prodotti contenenti organismi geneticamente modificati. “Il presente provvedimento non si può estendere all’acquisto di foraggi-mangimi convenzionali contenenti Ogm atteso che l’articolo 11 del Regolamento (Ue) 2018/848 del 30 maggio 2018 vieta l’uso di Ogm negli alimenti o nei mangimi o come alimenti, mangimi, coadiuvanti tecnologici, prodotti fitosanitari, concimi, ammendanti, materiale riproduttivo vegetale, microrganismi o animali in produzione biologica”, viene ricordato.
Il decreto prevede che le aziende possano acquisire mangimi non biologici “limitatamente alla quantità foraggera venuta a mancare nella disponibilità aziendale a seguito della siccità del 2024”.

Gli interessati sono tenuti a compilare l’istanza – rintracciabile sul sito della Regione – esplicitando il numero e la razza dei capi di bestiame di cui si è in possesso, l’estensione dell’azienda agricola e la tipologia e la quantità di foraggio utilizzati nel 2024.
La richiesta prevede anche la disponibilità da parte dei titolari delle aziende a “consentire l’accesso nelle proprie strutture al personale preposto ai controlli finalizzati all’accertamento di quanto dichiarato”.





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