la sentenza della Cassazione – Libero Quotidiano

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Neutralizzare i contributi svantaggiosi per la pensione? È possibile farlo. Il ricalcolo della pensione anticipata, riliquidata escludendo periodi contributivi sfavorevoli, si può chiedere anche da pensionati, per la precisione al raggiungimento del requisito per la pensione di vecchiaia: è il principio affermato da nuova sentenza di Cassazione (la n. 30803/2024). Una novità importante come sottolineano gli avvocati Celeste Collovati e Massimo Leonardi dello studio Dirittissimo ([email protected]): “La Sentenza n. 30803/2024 della Corte di Cassazione, depositata il 2 dicembre 2024, rappresenta un importante passo avanti nell’evoluzione della normativa pensionistica, con riferimento alla “neutralizzazione” dei periodi contributivi sfavorevoli nel calcolo della pensione di un futuro pensionato.

La decisione riguarda un lavoratore che aveva raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia nel febbraio 2010, ma che aveva richiesto la riliquidazione della sua pensione, chiedendo che venissero neutralizzati i periodi di contribuzione sfavorevoli legati agli anni 1997, 1998, 1999 e 2001. La Corte ha accolto la sua richiesta, riconoscendo che la neutralizzazione di questi periodi era necessaria per evitare un abbassamento della prestazione pensionistica, derivante da anni in cui la sua retribuzione era stata inferiore, e quindi i contributi versati erano meno favorevoli. Anzitutto la Corte ha stabilito che, al compimento dell’età pensionabile per la pensione di vecchiaia, la pensione di anzianità è equiparata a quella di vecchiaia. Di conseguenza, le regole della pensione di vecchiaia si applicano anche alla pensione di anzianità, inclusa la possibilità di neutralizzare i periodi di contribuzione meno favorevoli ai fini del calcolo del trattamento pensionistico. Il principio fondamentale che emerge dalla sentenza è che il sistema pensionistico deve rispettare e in modo equo l’intera carriera lavorativa del contribuente, evitando che periodi di contribuzione in anni con retribuzioni più basse penalizzino in maniera significativa il trattamento pensionistico. La neutralizzazione dei periodi sfavorevoli consente di ottenere un calcolo pensionistico più giusto e confacente alla realtà lavorativa del soggetto”. E ancora: “Questa sentenza ribadisce un orientamento giurisprudenziale che tutela la posizione del lavoratore, in quanto evita che determinati periodi di contributi più bassi possano penalizzare il diritto ad una pensione adeguata. La Corte sembra voler garantire che il sistema pensionistico non sia solo un’applicazione meccanica dei periodi di lavoro, ma sia soprattutto un riconoscimento della storia lavorativa complessiva del singolo individuo. Ciò potrebbe avere importanti ricadute su molte situazioni individuali e potrebbe essere utilizzato come riferimento in casi simili, dove si intenda rivedere il trattamento pensionistico per periodi di contribuzione meno favorevoli.

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Uno degli aspetti più rilevanti della sentenza riguarda il riconoscimento del diritto a una pensione più equa, in grado di rispettare in modo più accurato la storia lavorativa del singolo individuo. L’idea di neutralizzare i periodi di contribuzione sfavorevoli è una manifestazione della volontà del legislatore di adottare un sistema previdenziale più giusto, che non penalizzi chi, per motivi economici o di mercato, ha avuto anni di retribuzioni più basse. Dal punto di vista giuridico, questo approccio tende a personalizzare il trattamento pensionistico, tenendo conto delle diverse condizioni economiche e lavorative in cui si è svolta la carriera professionale. La Corte di Cassazione, in sostanza, si allinea al principio costituzionale di uguaglianza, cercando di evitare che situazioni contingenti penalizzino un cittadino in età pensionabile.

La Corte ha chiarito inoltre che la neutralizzazione non è solo un’opportunità, ma un diritto del lavoratore che si trova in situazioni di contribuzione sfavorevole per determinati periodi. Questo approccio rappresenta senza dubbio una evoluzione giuridica importante rispetto al passato, in cui la “storia lavorativa” del contribuente veniva talvolta ignorata a favore di un mero calcolo numerico basato su periodi di contribuzione e retribuzione. Il diritto alla riliquidazione, dunque diventa non solo un miglioramento economico per il singolo lavoratore, ma un vero e proprio strumento di giustizia sociale”. Infine aggiungono: “Chissà che questa sentenza sia una sorta di spunto per una futura riforma più ampia del sistema previdenziale, in cui il principio di neutralizzazione dei periodi sfavorevoli diventi una prassi consolidata e applicabile a tutti i lavoratori. Se il sistema previdenziale italiano dovesse evolversi in questa direzione, il modello di calcolo pensionistico si avvicinerebbe sempre di più a un sistema che tiene conto non solo dei numeri, ma anche delle circostanze storiche e delle difficoltà personali o economiche dei lavoratori”.



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