Gas azero, calano i flussi verso l’Italia, e in Libia si è dimesso il capo della compagnia petrolifera Noc

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di
Fausta Chiesa

Ufficialmente Farhat Bengdara ha lasciato per motivi di salute. La sua nomina aveva portato a un accordo con Khalifa Haftar che controlla Bengasi. Ma è soprattutto il calo del gas azero che arriva in Puglia a preoccupare

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Il capo della compagnia petrolifera Noc della Libia, Paese che ha le maggiore riserve di Oil&Gas dell’Africa e che esporta gas verso l’Italia con Eni, si è dimesso il 16 gennaio. Ufficialmente Farhat Bengdara ha lasciato per motivi di salute. A questo si aggiunge il fatto che i flussi di gas che arrivano al nostro Paese attraverso il gasdotto GreenStream da Mellitah a Gela (inaugurato nel 2004 da Berlusconi e Gheddafi) si sono ridotti a un milione di metri cubi già da inizio gennaio (quindi in riduzione rispetto i mesi precedenti che comunque si attestavano sempre tra i 2-4 milioni) ma l’unica “interruzione” che si può rilevare è momentanea ed è dovuta al fatto che la quantità di gas disponibile finisce alle 14, orario dopo il quale dunque non viene più trasportato altro gas in quanto non è previsto, ma il flusso, seppur ridotto, riprende la mattina successiva. 
L’export libico si stava riprendendo dopo le dispute tra i due poteri che controllano la parte Est del Paese con capitale Bengasi, controllata dal generale Khalifa Haftar, e la parte occidentale di Tripoli sotto il controllo del governo riconosciuto nel 2021 dalla comunità internazionale e presieduto da Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh, che ha accettato le dimissioni e nominato a interim il membro del board Masoud Suleman.

Il capo della Noc

Bengdara, che era stato governatore della banca centrale libica con Gheddafi, era stato scelto come presidente della National Oil Company dal 2022 ed era riuscito a risollevare la produzione fino a salire ai 1,4 milioni di barili al giorno. La sua nomina aveva messo d’accordo i leader della fazioni opposte, Dbeibeh e Haftar, che si suddividono i guadagni che rappresentano la maggior fonte di introiti e che sono gestiti dalla Banca centrale libica (Cbl). Una ripresa della produzione favorita anche dalla nomina a settembre 2024 la di un nuovo governatore, Naji Mohamed Issa Belqasem. 




















































Il ruolo dell’Eni

A fare le spese di una nuova situazione di instabilità in Libia sarebbe l’Italia, che due anni fa a fine gennaio 2023 aveva rinnovato la partnership con un accordo firmato in Libia dalla premier Giorgia Meloni in una missione con il ceo Eni Claudio Descalzi che aveva previsto 8 miliardi di investimenti. L’Eni è infatti il primo operatore energetico con la produzione di gas naturale  localizzata nell’offshore e le attività di esplorazione  offshore che onshore. È il gasdotto Green Stream a portare in Italia il gas prodotto dai giacimenti di Wafa e Bahr Essalam, mentre – riporta il sito del Cane a sei zampe – «con il progetto strategico Structures A&E, la cui startup è prevista nel 2026, prevediamo di rifornire ulteriormente il mercato interno e di garantire la continuità nell’esportazione di gas». 

Cala il gas azero che arriva in Italia

Ma è soprattutto il calo del gas azero che arriva in Puglia a preoccupare perché si tratta di volumi ben più alti. Dal 7 gennaio sono scesi fino al 20% al giorno a causa di un guasto a una piattaforma di produzione nel Mar Caspio. In base a quanto riporta Staffetta Quotidiana, la società Agsc, jv tra Socar, BP, Lukoil e altri operatori che gestisce il giacimento azero Shah Deniz 2, ha comunicato che l’indisponibilità non programmata delle apparecchiature produttive annunciata nei giorni scorsi si prolungherà fino al 19 gennaio anziché al 15 gennaio. E dal 15 gennaio la riduzione di volume di gas prevista della produzione salirà a 8,5 milioni di metri cubi al giorno da 5,5 milioni. E per soddisfare la domanda italiana è cresciuto il prelievo dagli stoccaggi.

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17 gennaio 2025 ( modifica il 17 gennaio 2025 | 18:53)

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