Dana in vendita: «Paura per i posti di lavoro se l’azienda verrà spezzettata» I VIDEO

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Dana Italia. Due i nodi centrali che in queste settimane stanno tenendo sul filo del rasoio i dipendenti dello stabilimento crescentinese. Il primo è la scelta, dopo la nomina del nuovo Ceo, di mettere in vendita l’intero settore Off-Highway, cioè quella legata al movimento terra. Dunque lo stabilimento di Crescentino risulta in vendita così come i molti altri stabilimenti. Il secondo è il rinnovo del contratto nazionale metalmeccanici dopo la rottura delle trattativa.

La messa in vendita

La notizia della messa in vendita di questo settore, senza ulteriori informazioni, certo ha suscitato molte perplessità ma soprattutto dubbi nei lavoratori che temono per il loro futuro.

«Nel novembre scorso è giunta la comunicazione del cambio di Ceo – spiega il sindacalista dell Cgil Liberato Dispoto – Il gruppo americano ha nominato Bruce McDonald. Subito dopo, abbiamo appreso che la multinazionale con sede a Maumee in Ohio, ha la volontà di vendere il ramo d’azienda che produce motori per macchinari per la movimentazione terra, l’agricoltura e l’edilizia, vale a l’Off-Highway Business.
L’unica spiegazione che abbiamo ottenuto, è che la società ha intenzione di vendere questo settore, oggi molto appetibile perché produce ben il 50% del fatturato dell’intera multinazionale, perché c’è la volontà di investire nel settore auto negli Usa».

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«Intanto nei prossimi giorno dovremmo ricevere delle visite ma non siamo a conoscenza della presenza di acquirenti interessati o accordi – afferma ancora Dispoto – Il prossimo 23 gennaio siamo stati convocati a Roma dal Ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone. Io, insieme agli altri sindacali, per la Uil ci sarà Roberto Tunnera e per la Cisl Marco Ravarino, rappresenteremo i 300 dipendenti dello stabilimento crescentinese.
Quello che noi ci auguriamo è che il futuro acquirente decida di acquistare l’intero ramo aziendale e non spezzati il gruppo. Se così non sarà, la situazione potrebbe esser problematica».

Riguardo all’umore interno dell’azienda, Tunnera aggiunge: «Tutti sono preoccupati per questa vendita, ma bisogna anche cercare di non creare allarmismi. Quest’azienda è stata già acquistata un paio di volte, sempre da multinazionali che non hanno delocalizzato e hanno mantenuto la loro produzione qui. Per cui, teniamo alta l’allerta, monitoriamo la situazione, ma non credo che ci sia da fasciarsi la testa. Quando sapremo quale azienda è interessata all’acquisto, perché al momento non sappiamo neanche questo, avremo maggior chiarezza. Negli Stati Uniti, per questioni di privacy, la vendita è stata interamente affidata aduna grande banca d’affari. Ci hanno spiegato che, una volta firmato il mandato di intermediazione, vige la privacy e non possono diffondere dati. Nei prossimi giorni l’azienda ci ha avvisato, appunto, che potrebbero esserci visite da parte di potenziali acquirenti. Quando succederà, sapremo quale azienda è interessata, perché per accedere allo stabilimento dovranno dichiarare di che azienda sono, e così via».

Alla domanda se andranno a Roma per l’incontro con il ministero, risponde: «Valuteremo se andare in presenza o seguire il summit a distanza, perché ci hanno spiegato che non saremo i soli: ci saranno più di cento persone. Considerando anche la mole di lavoro necessaria per organizzare il viaggio, stavamo pensando di seguirlo a distanza. I costi di una trasferta del genere non sono indifferenti e le organizzazioni sindacali devono gestire al meglio le risorse. Anche nel rispetto dei delegati e degli iscritti, cerchiamo di utilizzare i loro soldi nel modo migliore possibile».

La paura per i posti di lavoro

Lunedì mattina, erano presenti anche i rappresentati provinciali di sindacati.

Francesco Maschera, funzionario Uil di Vercelli: «Siamo preoccupati perché non vorremmo che succedesse uno spezzatino. Un’azienda di questo tipo può avere un grande futuro. Staremo molto attenti affinché queste lavorazioni non spariscano dal nostro territorio, che è già in sofferenza da anni. La categoria è quasi all’estremo, c’è solo più qualche azienda in questo Comune in questo settore. Dobbiamo stare attenti. Questa è una delle più grandi del territorio. Non vogliamo un acquisto a spezzatino che porti alla chiusura dell’azienda».

Alessandro Triggianese, segretario generale della Fiom Cgil: «La lettera giunta a Crescentino dal Ceo comunica la messa in vendita di una sua parte, cioè il fiore all’occhiello. Crescentino è coinvolta, e noi siamo preoccupati. Vogliamo capire come avverrà la vendita, cosa vorranno fare, se ci sarà uno spezzatino. Vogliamo sapere cosa rimarrà e quale sarà il destino di chi non verrà venduto, oltre a tutti i meccanismi legati a questa operazione. A fine mese ci sarà la convocazione al Mise, andremo a sentire se ci sono novità e se l’azienda ci darà qualche informazione in più rispetto a quanto comunicato fino ad ora. I delegati hanno avuto incontri con l’azienda, e noi all’Unione Industriali, ma non ci sono idee chiare su ciò che avverrà all’interno di questo stabilimento. Nel 2025 verrà smembrato un reparto, un’idea già portata avanti nel 2024. Noi siamo preoccupati per tutti i lavoratori di questa azienda. Sul nostro territorio ci sono sempre meno opportunità di lavoro nel settore automotive».

Sergio Mazzola della Fim-Cisl Piemonte Orientale: «Sono entrato in questa azienda nel 1989 e sono uscito nel 2009 per distacco sindacale. Conosco benissimo l’azienda, e questa situazione mi dispiace. Nel 2009 eravamo 519 lavoratori diretti, oltre ai somministrati. Avevamo dei diritti, c’era un accordo che prevedeva che dopo 18 mesi i lavoratori somministrati sarebbero diventati a tempo indeterminato, e dopo 12 mesi a tempo determinato. In questi 16 anni tutto è crollato. Siamo passati da 519 lavoratori a 260 diretti attuali, con 40 staff leasing, mentre i somministrati sono stati tutti mandati a casa. Il problema grosso è che gli operai rimasti lavorano sempre di più, con meno personale, per portare più valore aggiunto all’azienda. Dana è stata messa in vendita attraverso un fondo specializzato americano. La prima possibilità era quella di vendere l’azienda al completo, che conta 41 mila lavoratori nel mondo. La seconda possibilità era quella di venderne solo una parte, con 11 mila dipendenti interessati. Noi siamo all’interno di questo secondo scenario. Siamo molto preoccupati perché i manager interni non sanno dirci nulla, oppure non vogliono farlo. Non hanno più certezze di noi. Per questo manifestiamo: vogliamo avere un riscontro su quanto sta accadendo. Il 23 saremo al Mise a Roma, e attendiamo i vertici per avere notizie e risposte più chiare. Siamo molto preoccupati, perché l’azienda ha perso moltissimi addetti. Entro settembre ci sarà la dismissione di 12 lavoratori del reparto boccole, che non verranno più prodotte in loco. Successivamente toccherà anche al reparto “Crociere”, con 15 o 20 persone coinvolte. Questa ipotesi è in studio, ma quando si parla di queste cose spesso è già deciso. A poco a poco questa azienda viene smantellata. Se verrà acquistata, che fine faremo? Non vogliamo che l’azienda venga chiusa o che le nostre produzioni vengano spostate altrove, come sta già accadendo a Rovereto. Le nostre preoccupazioni sono serie. Vogliamo risposte certe e non dei semplici “vedremo”».

Sciopero per il CCNL

Intanto, nella mattinata di lunedì scorso, 13 gennaio, i lavoratori del sito hanno incrociato le braccia dopo la rottura della trattativa in merito al rinnovo del Contratto Nazionale Metalmeccanici.
«Dopo sei mesi di confronto la trattativa si è interrotto per responsabilità di Federmeccanica e Assistal che hanno respinto buona porte delle richieste contenute nello piattaforma di di Fim-Fiom-Uilm. Federmeccanica e Assistal hanno replicato alle richieste sindacali con uno contro-piattaforma che contiene richieste e posizioni che di fatto non consentano il proseguo della trattativa. Federmeccanica, attraverso le proprie aziende associate, sta diffondendo questa contro piattaforma tra i lavoratori in spregio al normale confronto sindacale» si legge nel manifesto che è stato distribuito nei siti delle aziende metalmeccaniche del Vercellese.

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Così, proprio per riconquistare il tavolo della trattativa, i lavoratori hanno deciso di incrociare le braccia lunedì scorso, bloccando lo straordinario e anche delle flessibilità.



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