La trincea di Villa Paradiso: «Abbiamo risanato la zona, noi facciamo vero welfare»

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di
Daniela Corneo

La resistenza contro la decisione di giunta per chiudere l’assegnazione:«Siamo arrabbiati»

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Villa Paradiso fa resistenza. I gestori a cui il Comune, attraverso una delibera di giunta licenziata l’8 gennaio, ha «sfilato» la gestione della struttura sulla via Emilia, togliendola dall’elenco delle case di Quartiere e affidandola al settore Welfare di Palazzo d’Accursio, non vogliono mollare. E continuano a parlare di una grave ingiustizia subìta da loro e dai 500 soci che negli anni si sono riuniti nella casa di Quartiere che gestiscono dal 2019.
Dopo aver convocato in urgenza il proprio consiglio direttivo martedì scorso, ieri i gestori di Villa Paradiso hanno annunciato che sabato ci sarà un’assemblea pubblica per provare a «salvare» il centro culturale finito sotto sfratto dopo mesi di frizione con l’amministrazione in seguito a due iniziative considerate «filo-russe». 

Ma i tanti soci non ci stanno a vedersi sfilare la convenzione in questo modo, anche perché la struttura ospita molte attività per i residenti, dal pilates al teatro (animatore è Riccardo Paccosi) e al flamenco: stanno pensando a quali iniziative mettere in campo per non dover lasciare definitivamente un posto che hanno contribuito, dicono, a far crescere. Ma Palazzo d’Accursio, che ha comunicato la decisione di affidare la casa di Quartiere al Welfare per gestire meglio, ha spiegato nella sua delibera, la popolazione anziana fragile residente in quella zona. «Siamo arrabbiati — ha detto ieri il presidente del centro sociale e culturale Villa Paradiso, Maurizio Scuro, durante una conferenza ieri andata anche in diretta sui social —. È per il rispetto nei confronti di chi ha risistemato questo posto e dei nostri soci che insisteremo si trovi una soluzione. Sabato sentiremo quali proposte arrivano. Tanti soci ci hanno chiesto negli ultimi giorni di fare qualcosa. La richiesta maggiore è quella di mantenere la presenza qua».




















































Poi, certo, c’è anche la strada legale: «Stiamo valutando anche quella — spiega Sicuro — per tutelare i nostri soci e le attività che svogliamo qui».
Al centro culturale di Villa Paradiso, infatti, si svolgono una ventina di corsi, hanno spiegato i gestori qualche giorno fa, che consentono di fare aggregazione in una zona poco presidiata. Ed è su questo punto che ora i gestori battono cassa. «Prima che arrivassimo qui — spiega Sicuro — la sera erano urla, schiamazzi e spaccio. Abbiamo risanato questo posto e lo abbiamo riempito di attività. Qua attorno non c’è nulla di aperto la sera, è una parte di quartiere abbandonata». Nella casa di Quartiere si sono svolti in questi anni centinaia di eventi organizzati, oltre ai corsi. Quanto al profilo dei soci, spiegano i gestori, più del 40% abitano nel quartiere e il 60% ha dai 50 anni in su: «Se il Comune parla di welfare, allora noi lo facciamo più nei fatti che a parole», rivendicano. Poi, hanno evidenziato ieri i gestori della struttura, c’è anche il tema politico: «Se oggi — ha detto Sicuro — passa che si cambia la destinazione di una casa di Quartiere, perché ospita iniziative che il Comune non condivide, provate a pensare cosa potrebbe succedere se fra due anni dovesse vincere un’amministrazione di destra. Un precedente imbarazzante, ma forse pensano di vincere in eterno».

Intanto, dopo l’annuncio dello sfratto a Villa Paradiso, l’altra notte sulla nuova sede del Pd al Savena sono apparsi adesivi offensivi nei confronti dei dem: «Piddini da sempre amici dei nazisti», «Basta con la censura della giunta Lepore alle case di Quartiere». I riferimenti sono al sostegno all’Ucraina e allo stop dato nei mesi scorsi da Palazzo d’Accursio agli eventi «filo-russi» messi in calendario da Villa Paradiso. Dura la reazione della segretaria provinciale del Pd Federica Mazzoni sugli adesivi anti-Pd: «Ancora una volta ad essere colpita è la nostra comunità, un nostro circolo, con vili atti vandalici». E ancora: «Si tratta di pretesti — continua Mazzoni — per alimentare polemiche politiche sterili, portate avanti con il solito tono di minaccia e con gesti vigliacchi compiuti nell’ombra e nell’anonimato. Il nostro impegno per la comunità non si fermerà davanti a queste provocazioni»

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