La lista dei partecipanti all’insediamento di Trump è (quasi) tutta di estrema destra

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Bruxelles – Lunedì prossimo (20 gennaio), Donald Trump giurerà formalmente come 47esimo presidente degli Stati Uniti, raccogliendo il testimone da Joe Biden. Alla cerimonia d’insediamento, che ha storicamente luogo al Campidoglio, sono stati invitati – in barba alla tradizione – diversi leader internazionali e personalità di rilievo, incluso dall’Unione europea.

Tra conferme e smentite ufficiali, la lista definitiva di chi parteciperà non è ancora completa, ma è evidente che (tolte poche eccezioni) l’unica area politica ad essere ampiamente rappresentata sarà quella che va dalla destra all’estrema destra. Il che lascia pochi dubbi sulla traiettoria che prenderà la seconda presidenza dell’indiscusso padrone del Partito repubblicano.

Meloni e i Conservatori

Tra i capi di Stato e di governo che siedono attualmente al Consiglio europeo, la premier italiana Giorgia Meloni sarebbe stata l’unica a ricevere un invito ufficiale da parte del tycoon newyorkese. Il che non stupisce, dati gli sforzi che l’ex presidente del partito dei Conservatori europei (Ecr) ha profuso in questi mesi nell’accreditarsi a Washington come uno dei punti di riferimento per la nuova amministrazione nel Vecchio continente.

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Dai contatti personali con Trump (che l’ha definita “una donna fantastica”) a quelli con il proprietario di X, SpaceX e Tesla, Elon Musk (il quale avrà un ruolo chiave nel prossimo gabinetto statunitense), dalla vicenda Abedini-Sala al “caso Starlink”, la leader di Fratelli d’Italia è considerata politicamente vicina al prossimo inquilino della Casa Bianca. Ad ogni buon conto, la partecipazione della presidente del Consiglio non è ancora stata confermata ufficialmente.

Il presidente-eletto statunitense Donald Trump accoglie la premier italiana Giorgia Meloni nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, il 5 gennaio 2025 (foto: Palazzo Chigi via Imagoeconomica)

Insieme a Meloni, gli altri membri di spicco della famiglia conservatrice che si recheranno a Washington sono Mateusz Morawiecki, ex premier polacco e presidente dell’Ecr fresco di nomina, i suoi due vice Carlo Fidanza (capodelegazione FdI a Strasburgo), Marion Maréchal (nipote di Marine Le Pen ed eurodeputata eletta inizialmente con Reconquête ma passata ora a Identités et libertés), e George Simion (leader del partito romeno Aur).

Secondo quanto comunicato dal portavoce del gruppo Ecr in Aula, la delegazione conservatrice oltreoceano comprenderà anche gli eurodeputati Assita Kanko (vice-capogruppo proveniente dall’N-va belga), Stephen Bartulica (membro del partito croato Domino), Rihard Kols (eletto in Lettonia con l’Na) e Dominik Tarczyński (del PiS polacco).

Patrioti e sovranisti

Dei leader Ue, non parteciperà invece il primo ministro ungherese Viktor Orbán, da sempre esplicito ammiratore di Trump e co-fondatore del partito europeo dei Patrioti (Patriots). Dopo che sull’argomento si sono rincorse per qualche giorno notizie contrastanti, il portavoce del premier magiaro Zoltán Kovács ha voluto “chiudere il circo” rimarcando l’altro ieri (15 gennaio) che “nessun funzionario del governo ungherese – o nessun leader straniero – ha ricevuto un invito ‘ufficiale’“.

A quanto riporta La Presse, per i Patrioti si recherà a Washington una delegazione composta dal presidente Santiago Abascal (leader del partito spagnolo Vox) e un manipolo di eurodeputati (il gruppo all’Eurocamera si chiama Patrioti per l’Europa, abbreviato in PfE): i vice-capigruppo Kinga Gál (ungherese di Fidesz), Klara Dostalova (eletta in Cechia con Ano 2011) e Hermann Tertsch (Vox), nonché Paolo Borchia (capodelegazione della Lega), Jorge Martín Frías (Vox) e Filip Turek (leader del partito ceco PaM). Secondo Politico, anche il leader del partito belga Vlaams belang Tom Van Grieken dovrebbe partecipare.

Continuando con le destre europee, altri invitati di rilievo sono il capo di Reform Uk e padre nobile della Brexit, Nigel Farage, il leader di Reconquête (partito transalpino ancora più a destra del Rassemblement national) Éric Zemmour e il co-presidente dell’ultradestra tedesca di AfD, Tino Chrupalla. Per la medesima famiglia politica degli ultimi due dovrebbe partecipare all’inaugurazione anche l’eurodeputata Sarah Knafo, vice-capogruppo dell’Europa delle nazioni sovrane (Esn) a Strasburgo in quota Reconquête.

Quanto a Chrupalla, l’invito sarebbe stato originariamente indirizzato alla sua omologa Alice Weidel, recentemente incensata dallo stesso Musk in una diretta flop su X, la quale ha però declinato citando impegni connessi alla campagna elettorale in patria (è di questa settimana la sua nomina a candidata cancelliera, la prima nella storia del partito post-nazista), dove si vota il 23 febbario.

Gli ospiti internazionali

Al contrario di quanto sostenuto da Kovács, tuttavia, di capi di Stato e di governo stranieri ne sono stati invitati eccome, in barba alla tradizione che vorrebbe ospiti internazionali di rango non superiore a diplomatici ed ambasciatori.

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Il presidente argentino Javier Milei ha confermato da tempo la sua presenza, mentre altrettanto non ha potuto fare l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro in quanto, trovandosi sotto indagine per il suo presunto ruolo nel tentato colpo di Stato del gennaio 2023 (un episodio che ha ricordato da vicino l’assalto al Campidoglio degli ultrà pro-Trump di due anni prima), il suo passaporto è stato sospeso dalle autorità giudiziarie.

Jair Bolsonaro
L’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro (foto: Christian Clavadetscher via Imagoeconomica)

Un altro invito è arrivato al presidente cinese Xi Jinping, il quale però manderà in sua vece a Washington il suo vice Han Zheng: non esattamente una leadership di destra radicale, si noterà agilmente, ma basta considerare la rilevanza strategica delle relazioni tra Washington e Pechino per comprendere le ragioni della scelta di Trump.





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