Un sistema basato sul contributivo, ovvero sull’ammontare di tutti i contributi versati da un contribuente, non può non essere flessibile. Partendo da questo presupposto, è evidente che il nostro sistema previdenziale, ancora ancorato alla riforma Fornero, sia poco flessibile. Eppure, da anni vengono introdotte misure e novità previdenziali che, in effetti, parlano di flessibilità, ma senza avviare una vera e propria riforma delle pensioni.
Quindi, senza portare a compimento il varo di una vera flessibilità in uscita. Eppure, se facciamo un sunto di tutte le misure in vigore oggi, con le varie possibilità di pensionamento che esse offrono, un po’ di flessibilità – seppur limitata a determinate e ristrette platee – esiste già.
Ecco le pensioni flessibili del 2025, si parte dai 62 anni di età o anche prima
Bisogna innanzitutto capire cosa si intenda per flessibilità in uscita. Perché, in effetti, c’è chi accusa il nostro sistema di essere troppo poco flessibile, con requisiti pensionistici troppo legati alla legge Fornero. Ma c’è anche chi, alla luce delle tante misure esistenti e sfruttabili, considera il sistema già flessibile. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. In effetti, parlare di flessibilità appare eccessivo, visto che, pur essendoci molteplici strade per andare in pensione, non tutti i contribuenti possono realmente usufruirne.
Bisogna rientrare in categorie ben definite per ogni misura alternativa a quelle ordinarie, diverse dalle pensioni di vecchiaia a 67 anni. O da quelle anticipate con 42,10 anni di versamenti. Tuttavia, se consideriamo l’esistenza di misure che permettono l’uscita a 62 anni, altre a 63 o 64, e altre ancora che consentono di uscire prima dei 60 anni o che non prevedono limiti di età, allora le opzioni sono tante. E, di conseguenza, una discreta flessibilità in uscita è già presente.
Pensione anticipata flessibile sul sito dell’INPS, di cosa si tratta davvero?
Nel sistema previdenziale italiano, e sul sito dell’INPS, per esempio, la Quota 103 viene definita “pensione anticipata flessibile”.
Ma è davvero flessibile? Se consideriamo i 41 anni come limite contributivo minimo da completare, verrebbe da dire di no. Perché al di sotto di 41 anni di versamenti, la misura non si può sfruttare.
Inoltre, con 41,10 anni di versamenti per le donne o 42,10 per gli uomini, si potrebbe comunque andare in pensione con le pensioni anticipate ordinarie. Un vantaggio di pochi mesi che non si può davvero considerare flessibile.
D’altra parte, è anche vero che dai 62 ai 67 anni intercorrono 5 anni. E ciò significa che, grazie a una misura di questo tipo, si dispone di un ventaglio anagrafico. Che, al raggiungimento dei 41 anni di versamenti, consente di anticipare l’uscita prima dei 67 anni di età.
Molte misure e molte possibilità di uscita dal lavoro significano pensioni flessibili?
Nel sistema, poi, non esiste solo la Quota 103. Per esempio, chi rientra tra i caregiver, i disoccupati, gli invalidi o chi svolge lavori gravosi può andare in pensione con l’Ape sociale a partire dai 63 anni e 5 mesi. Oppure con la Quota 41 precoci, addirittura senza limiti anagrafici.
- Ape sociale: servono almeno 30 anni di versamenti per disoccupati, caregiver e invalidi. E 36 anni per i lavori gravosi.
- Quota 41 precoci: bastano 41 anni di versamenti senza limiti anagrafici. Ma almeno 1 anno di contributi deve essere stato versato prima dei 19 anni di età.
Invalide e caregiver, ma anche lavoratrici licenziate o coinvolte in aziende in crisi, possono andare in pensione con Opzione donna, a partire dai 59 anni di età. In questo caso bastano 35 anni di contributi, anche se per invalide e caregiver l’uscita è fissata a 61 anni. Che scendono a 59 solo per chi ha avuto più figli.
La novità della rendita integrativa da usare per la pensione anticipata contributiva
Il 2025 si apre con una grande novità, che rende più facile andare in pensione a 64 anni per chi non ha versamenti prima del 1996.
Parliamo della pensione anticipata contributiva, una misura che consente l’uscita, a partire dai 64 anni di età, con 20 anni di versamenti e un trattamento non inferiore a 3 volte l’assegno sociale.
Nel 2025, per raggiungere questa soglia, si può utilizzare anche la rendita derivante dalla previdenza integrativa, ma ciò favorisce il conseguimento della pensione minima di 3 volte l’assegno sociale solo a chi possiede almeno 25 anni di versamenti nella previdenza obbligatoria.
Se consideriamo poi che, per le lavoratrici, la pensione anticipata contributiva può arrivare con una pensione pari a 2,6 volte l’assegno sociale (2 o più figli) o 2,8 volte (un solo figlio), è evidente che si tratti di una misura con una discreta flessibilità.
Il ventaglio di possibilità di uscita è vasto per le lavoratrici con figli
La pensione anticipata contributiva diventa davvero flessibile anche grazie a un’altra recente novità: il potenziamento dello sconto sull’età anagrafica per le donne lavoratrici. In realtà, questo sconto riguarda tutte le misure contributive, incluse quelle a 67 anni o a 71 anni per chi non ha versamenti prima del 1996.
Una donna che abbia avuto un figlio può decidere di ritirarsi a 67 anni (pensione di vecchiaia ordinaria) oppure a 64 anni (anticipata contributiva). Ma, con i 4 mesi di sconto per figlio, può anche scegliere di uscire a 66 anni e 8 mesi o, in ambito anticipato, a 63 anni e 8 mesi.
Ogni figlio avuto taglia 4 mesi all’età di uscita. E questo taglio, nel 2025, può arrivare a 16 mesi per chi ha 4 o più figli. Quindi, parliamo di uscite flessibili da 62,8 anni a 64 anni per le pensioni anticipate contributive. E dai 65,8 anni ai 67 anni per la pensione di vecchiaia ordinaria, sempre nel regime contributivo.
Ecco il quadro completo delle misure che permettono di lasciare prima il lavoro nel 2025
Per le stesse ragioni, l’età di uscita può ridursi anche per la vera pensione di vecchiaia contributiva, che si raggiunge normalmente a 71 anni con almeno 5 anni di versamenti, permettendo di anticipare a 69 anni e 8 mesi per le donne con figli.
Non si può inoltre tralasciare l’opportunità di andare in pensione a 56 anni (per le donne) e 61 anni (per gli uomini) in caso di invalidità pensionabile all’80%.
Parliamo della pensione di vecchiaia anticipata con invalidità specifica. Infine, merita un cenno la pensione a 61 anni e 7 mesi per chi rientra nello scivolo usuranti. Una misura con 35 anni di contributi e Quota 97,6, destinata a chi svolge lavori usuranti, lavoro notturno, linea a catena in fabbrica. O a chi fa l’autista di mezzi di trasporto pubblico.
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