Calciomercato Lazio | Lotito, mettere all’indice la liquidità non paga…

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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

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Claudio Lotito e il mercato di gennaio, un rapporto da sempre tormentato. La sua Lazio, troppo spesso, nella sessione invernale è rimasta a guardare, pagando poi la scelta attendista a caro prezzo nel corso della seconda parte di stagione. Telenovele terminate spesso senza lieto fine da Honda a Giroud, passando per Felipe Anderson o Nilmar. Alcuni forse anche meglio non siano arrivati, altri invece sono approdati a Formello senza lasciare tracce o lasciando ricordi tragicomici come Alfaro, Helder Postiga o Bisevac. Gennaio, insomma, è stato spesso un mese di sofferenza per i tifosi laziali negli ultimi 20 anni, un mese di speranze quasi sempre infrante. Solo nel 2010, con la squadra in lotta per non retrocedere, Lotito mise mano al portafogli e fece un mercato vero portando a Roma giocatori come Floccari, Biava e Dias che furono decisivi nel prosieguo di quella stagione. Il patron ha spesso ribadito che quello di gennaio è detto “mercato di riparazione” e che s’interviene solo “se c’è da riparare” e a oggi per Lotito evidentemente c’era poco da riparare. A Formello è arrivato il solo Ibrahimovic, giovanotto diciannovenne con molto talento, che però va a rimpolpare l’unico reparto nel quale la Lazio appariva al completo. Almeno numericamente.

BLOCCO – Resta invece molto corta la coperta a centrocampo, perché Rovella e Guendouzi stanno facendo gli straordinari, giocano sempre e il loro rendimento nell’ultimo mese ne sta risentendo. Per capirci, Rovella ha già superato il minutaggio della scorsa stagione (1882′ vs 1621′) e Guendouzi si avvicina ad ampie falcate (2059′ giocati finora contro i 3269′ dello scorso anno). Ma cosa si può rimproverare ai due stacanovisti biancocelesti? Non è colpa loro se, dopo l’infortunio di Vecino, alle loro spalle si sia creato il vuoto. Dele-Bashiru forse un giorno diventerà un ottimo centrocampista centrale da 4-2-3-1 o una educata mezzala da 4-3-3, ma a oggi Baroni non si fida di schierare il nigeriano in mezzo al campo. È evidente. E così la Lazio paga la scelta estiva di cedere Cataldi senza rimpiazzarlo e paga il non aver portato a casa un acquisto all’inizio mercato invernale. Non si può rimproverare Fabiani, il ds ci sta provando a intavolare trattative, ma è anche normale che le controparti chiedano soldi per cedere i propri giocatori, soprattutto se giovani (e già perché la Lazio può tesserare solo under 22). Il problema, annoso, è il famigerato indice di liquidità. La Lazio non può spendere soldi, a meno che non ceda qualcuno o a meno che Lotito non immetta capitali. Entrambi gli scenari a oggi appaiono come delle chimere e quindi si continuano a proporre prestiti gratuiti che – verrebbe da dire ovviamente – vengono rifiutati.

AUTOGOL – La scelta di non investire, però, non solo rischia di essere pericolosa a livello tecnico, ma anche strategico. Sbloccare l’indice di liquidità e quindi anche una delle trattative impostate da Fabiani, permetterebbe alla Lazio di assicurarsi un giovane di valore, capace di aiutare Baroni da subito, che sotto la guida del tecnico toscano crescerebbe certamente e diventerebbe quindi un patrimonio tecnico ed economico per il club. Investire oggi pochi milioni, potrebbe voler dire aumentare sensibilmente le possibilità di concorrere per un posto in Champions League, ma anche quelle di andare in fondo all’Europa League. Non solo. Investire oggi su Belahyane o su Fazzini o su profili simili, vorrebbe dire con tutta probabilità avere tra le mani una futura plusvalenza. Mettere mano al portafoglio oggi non comporta rischi particolari, è come avere un assegno circolare che può assicurare in futuro un ottimo margine di guadagno. Baroni intanto si presenterà a Verona, prima tappa di un tour de force che si concluderà a Cagliari il 3 febbraio, senza nuovi innesti in mezzo al campo, sperando che Rovella e Guendouzi non si facciano male e che miracolosamente tornino ai livelli di un mese e mezzo fa. Miracoli però ne accadono raramente nella vita e nel calcio e quindi sarebbe il caso di fare i fatti, le “solide realtà” che tanto ama citare Lotito. Perché la Lazio finora ha fatto ottime cose, ma la corda sta cominciando a tendersi troppo, lo dimostrano i risultati di dicembre e inizio gennaio. La corda si può tendere, ma non bisogna esagerare, perché poi arriva al punto di rottura e si spezza. E non sarebbe la prima volta (chiedere per informazioni a Reja, a Petkovic, a Inzaghi e allo stesso Sarri). Perché, caro presidente, historia magistra vitae. Sempre però, non solo quando il motto latino porta acqua al proprio mulino. La storia insegni, dunque, a meno che a Formello non ci si voglia affidare ai miracoli.





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