Aquileia, il progetto di un mega parco fotovoltaico a ridosso dell’area archeologica fa infuriare Soprintendenza e Comune

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Un impianto fotovoltaico esteso su 210mila metri quadrati potrebbe sorgere accanto all’area archeologica di Aquileia, in provincia di Udine, una delle città romane più grandi e più ricche del primo Impero romano fino a quando fu distrutta e saccheggiata nel 452 dagli Unni. Insieme a Ravenna e Brescia il più importante sito archeologico dell’Italia settentrionale. Divenuto patrimonio dell’Umanità nel 1998. Soprintendenza, Comune e Fondazione Aquileia non ci stanno.

Il progetto dell’impianto fotovoltaico, presentato a novembre 2023 dalla Renantis Italia alla Regione Friuli Venezia Giulia per il rilascio del Provvedimento autorizzativo unico regionale (Paur), verrebbe realizzato presso Strada San Zili-Casa Bianca, “a circa 1,5 km in linea d’aria in direzione Nord-est dal centro cittadino”, si spiega nella Relazione generale. Dovrebbe avere una potenza nominale di picco pari a 9989 kw. Con una vita prevista di 30-35 anni, “termine legato principalmente all’efficienza dei pannelli solari”. In quanto alla connessione, sarà assicurata collegandosi con un cavidotto interrato alla cabina primaria Belvedere distante circa 6 km dalla nuova cabina di consegna. Un impianto che “si inserisce in un contesto periferico residenziale, produttivo e rurale”, si legge nel Progetto. Nel quale si spiega che nonostante l’area interessata dagli interventi ricada in corrispondenza di vincoli ambientali, archeologici e monumentali, “non si evidenzia alcuna interferenza diretta con Aree protette, né con territori gravati dal vincolo idrogeologico, né da quello sui beni culturali”.

In realtà l’area nella quale dovrebbe a realizzarsi l’impianto verrebbe a trovarsi a breve distanza dalla zona cuscinetto del sito Unesco di Aquileia che è stato approvato dal Comitato del Patrimonio Mondiale nel 2018 quale protezione del perimetro del sito. Esteso per 155 ettari e comprendente parte del foro romano con l’annessa basilica, i mercati tardoantichi, un edificio termale e due lussuosi impianti residenziali. Anche se “i resti più sorprendenti della città romana sono quelli relativi al porto fluviale, una lunga serie di magazzini e banchine che si estendono lungo la riva del fiume Natisone”, si legge sul portale dell’Ufficio Unesco del Ministero della Cultura.

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Sono in molti a ritenere che un Parco fotovoltaico a ridosso dell’area archeologica sia impensabile. “Aquileia non è solo un sito storico, ma un simbolo culturale europeo”, ha dichiarato a ilfriuli.it il sindaco Emanuele Zorino, “il suo valore impone scelte rispettose della sua storia millenaria”. Per Roberto Corciulo, Presidente della Fondazione Aquileia, l’Ente per la valorizzazione archeologica del sito di Aquileia, partecipato dal Ministero per i beni e le attività culturali, dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dal Comune di Aquileia, dalla Provincia di Udine e dall’ Arcidiocesi di Gorizia, “è necessario individuare un sito alternativo per evitare un danno irreparabile”.

Intanto parere contrario ha espresso a luglio 2024 la Soprintendenza archeologica belle Arti paesaggio del Friuli Venezia Giulia. “La tipologia di lavorazione sia per il campo che per il cavidotto risulta fortemente impattante in un territorio capillarmente interessato dalla presenza di resti archeologici, il cui rinvenimento risulterebbe inconciliabile con l’esecuzione delle opere“, scrive il Soprintendente Valentina Minosi. Aggiungendo che la realizzazione del Parco provocherebbe una duplice alterazione. L’una “a detrimento dei coni visuali, dello skyline identitario del sito Unesco”. L’altra “degli elementi strutturanti il paesaggio e del contesto di giacenza”. Insomma “il progetto si colloca in area “non idonea” in relazione alle caratteristiche evidenziate del sito prescelto e del suo contesto di giacenza, alle visuali e skyline identitari individuati dal Piano Paesaggistico Regionale (PPR), presentando notevoli impatti sul paesaggio e sul patrimonio culturale tutelato”.

Non difforme il parere espresso da Fondazione Aquileia. “L’ambito paesaggistico su cui è previsto l’impianto è quello tipico dei terreni agricoli di bonifica, che in questo settore verrebbe perciò completamente alterato. Inoltre la scelta del luogo e il percorso del cavidotto comportano una pesante interferenza con importantissime evidenze archeologiche dell’antico centro”, scrive Fondazione Aquileia. Spiegando che “nei terreni interessati dal progetto passava la grande strada romana che da Aquileia portava a Trieste, lungo la quale si allineavano ricchi recinti funerari di importanti famiglie, in parte individuati nell’Ottocento”. Tra i quali il Grande Mausoleo, poi ricostruito nel 1956 all’interno del centro abitato, accanto al foro. Senza contare che “su questo asse viario convergevano anche altre strutture e edifici, che caratterizzavano la fascia del suburbio più prossima alla città”. In quanto al cavidotto tra Aquileia e Belvedere, “si svilupperebbe per buona parte in adiacenza alla SR 352, sovrappostasi quasi perfettamente al cardine massimo di Aquileia, e quindi ancora una volta in una fascia a forte rischio di ritrovamento di contesti funerari, anche legati agli edifici di culto paleocristiani”.

Non è tutto. Il Consiglio di amministrazione della Fondazione Aquileia ha approvato lo scorso aprile il nuovo Piano di gestione con la proposta di ampliamento della zona cuscinetto, evidentemente incompatibile con la localizzazione dell’impianto. L’iter per l’approvazione dell’ampliamento è ora è in corso, anche contando sulla collaborazione dell’Ufficio Unesco del Ministero della Cultura. Delle due, l’una. L’ampliamento della zona cuscinetto oppure il Parco fotovoltaico.

Parere negativo a gennaio 2024 anche da parte del Comune di Aquileia che dopo aver rilevato che l’impianto “non è conforme allo strumento urbanistico vigente”, precisa che la sua realizzazione contrasterebbe con il PPR e il Piano territoriale regionale che tra le priorità prevedono di salvaguardare e valorizzare gli ambiti e i sistemi di maggiore rilevanza regionale”. A delineare il quadro può contribuire anche il “parere non favorevole” espresso a marzo 2024 dall’Autorità di bacino distrettuale delle Alpi orientali.

In attesa del pronunciamento della Regione, le forze d’opposizione attaccano. “L’inerzia della Regione sui parchi fotovoltaici rischia di creare un obbrobrio a ridosso del sito archeologico”, affermano i consiglieri regionali del Pd Francesco Martines e Massimiliano Pozzo. “Mettere a rischio un luogo simbolo per il Friuli come Aquileia è inammissibile. Il progetto va fermato”, dichiarano i consiglieri regionali del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg Massimo Moretuzzo ed Enrico Bullian.

L’esito della questione è incerto. “Naturalmente non si tratta qui di disconoscere l’importanza che le fonti da energia rinnovabile hanno sulla transizione energetica perseguita dal nostro Paese”, ha detto il sindaco Zorino. “Al contempo, però, si deve evidenziare che Aquileia e il territorio circostante non sono un luogo qualunque”.

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