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Aumentano le liste di attesa ma cresce la spesa privata in sanità. È quanto emerge da un rapporto di Gimbe pubblicato dopo l’audizione del presidente Nino Cartabellotta, svoltasi la scorsa settimana nella commissione Affari sociali della Camera nell’ambito della “Indagine conoscitiva in materia di riordino delle professioni sanitarie”.
«Il Servizio sanitario nazionale – ha dichiarato Cartabellotta – sta affrontando una crisi del personale sanitario senza precedenti, causata da errori di programmazione, dal definanziamento e dalle recenti dinamiche che hanno alimentato demotivazione e disaffezione dei professionisti verso il sistema sanitario nazionale. Senza un adeguato rilancio delle politiche per il personale sanitario, l’offerta dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali sarà sempre più inadeguata rispetto ai bisogni di salute delle persone».
La Puglia in 10 anni (2014-2023) per i redditi da lavoro dipendente della sanità è passata da una spesa in conto economico di 2 miliardi 9 milioni di euro a 2 miliardi 364 milioni di euro nel 2023, con il massimo di spesa nel 2022 (2 miliardi 372 milioni) come conseguenza del Covid. Con riferimento alla percentuale di spesa sanitaria per i redditi da lavoro dipendente, nella regione si è passati dal 28,5 per cento del 2014 sul totale del fondo sanitario regionale al 27,8 per cento del 2023.
La spesa per i prodotti farmaceutici in 10 anni ha fatto registrare un aumento consistente, passando da 618,1 milioni (2014) a 1 miliardo 25 milioni (2023). Ma quella convenzionata è addirittura diminuita (da 669,6 milioni a 534,9) nello stesso periodo. La spesa per le prestazioni specialistiche ambulatoriali è passata da 607,7 milioni di euro nel 2016 a 659,9 milioni di euro nel periodo gennaio-ottobre 2024, e 769,9 milioni di euro nell’intero anno 2023.
La spesa sanitaria privata continua a incidere in Italia e in Puglia in maniera molto consistente. In Italia la spesa privata certificata nel 2016 ammontava a 28,13 miliardi e in Puglia un miliardo e 210 milioni; nel 2023 in Italia ammontava a 43,10 miliardi di euro e in Puglia a un miliardo e 950 milioni. Nella spesa sono conteggiati il ticket sanitario (1 euro a ricetta) pagato dai cittadini e la compartecipazione alle prestazioni specialistiche (36,5 euro) per coloro che non hanno l’esenzione.
La spesa per l’assistenza medico generica da convenzione in Italia è aumentata di circa lo 0,2 per cento all’anno, passando da 6 miliardi 611 milioni di euro del 2015 a 6 miliardi 726 milioni circa del 2023. In Puglia la spesa è rimasta sostanzialmente stabile con un aumento nel 2021, quando la spesa per i medici convenzionati è stata di 568,3 milioni di euro probabilmente perché i medici hanno partecipato alla campagna di vaccinazione anticovid. Ma nel 2022 la spesa è scesa a 509,3 milioni, inferiore a quella del 2014. Probabilmente tale riduzione è riconducibile al consistente numero di medici convenzionati che ha lasciato l’incarico per raggiunti limiti di età.
Capitolo personale: per l’anno 2022, ultimo disponibile, la Ragioneria generale dello Stato certifica un totale di 681.855 unità di personale dipendente, pari ad una media nazionale di 11,6 unità per 1.000 abitanti con nette differenze regionali: da 8,5 unità per 1.000 abitanti in Lazio e Campania a 17,4 unità per 1.000 abitanti in Valle D’Aosta. La Puglia ha 10 dipendenti per 1000 abitanti, anche come conseguenza delle limitazioni imposte dal Piano di rientro. Con riferimento sempre ai dati del 2022, nelle Asl in Puglia risultavano 30.681 dipendenti, con 5.100 medici e 12.819 infermieri, mentre nelle strutture di ricovero pubbliche ed equiparate a fronte di un totale di 31.116 dipendenti vi erano 6.368 medici ed odontoiatri e 13.974 infermieri (il 71,1 per cento donne). Per avere un’idea del rapporto esistente tra medici e infermieri in Emilia Romagna: medici e odontoiatri in servizio nelle strutture di ricovero erano 8.327, gli infermieri 24.203, in un rapporto di quasi un medico per ogni 3 infermieri, in Puglia 1 medico ogni 2 infermieri. Sempre in Puglia, i medici in servizio nelle aziende ospedaliero-universitarie erano 1.357 e gli infermieri 2.646. A questi dipendenti vanno aggiunti altri 6001 dipendenti delle strutture di ricovero equiparate a quelle pubbliche con: 1.172 medici e odontotecnici; 2.725 infermieri. Infine, 2.830 sono i dipendenti degli Istituti di ricerca e cura localizzati in Puglia, con 477 medici e odontotecnici e 1.263 infermieri.
Il presidente della Fondazione Gimbe ha fornito alla Camera un ulteriore elemento di riflessione, conseguenza della riduzione dei dipendenti del servizio sanitario. «La carenza di personale sanitario – ha spiegato Cartabellotta – unita all’impossibilità per le Regioni di aumentare la spesa per il personale dipendente a causa dei tetti di spesa, negli anni ha alimentato il fenomeno dei “gettonisti”: medici, infermieri e altri professionisti sanitari reclutati tramite agenzie di somministrazione del lavoro e cooperative, con i relativi costi rendicontati come spese per beni e servizi». Secondo un report dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), relativo al periodo gennaio 2019 – agosto 2023, il fenomeno era già molto evidente nel 2019, con una spesa complessiva di quasi 580 milioni. Nel 2020 il valore è crollato a 124,5 milioni, per poi risalire negli anni 2021-2022, fino a raggiungere, nel solo periodo gennaio-agosto 2023, 476,4 milioni, un valore doppio rispetto all’anno precedente.
«La crisi del personale sanitario – ha concluso Cartabellotta – non è solo una questione economica, ma una priorità cruciale per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale. Liste di attesa interminabili, pronto soccorso affollati, impossibilità di trovare un medico di famiglia hanno un comune denominatore: la carenza di professionisti sanitari, la loro disaffezione e il progressivo abbandono del sistema».
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