Nicola Gratteri: «Giustizia sempre più lenta, a rischio un processo su due. Le riforme? Pietosa bugia»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


di Fulvio Fiano

Il procuratore capo di Napoli: «Sul darkweb arriveranno le ami della guerra in Ucraina»

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Di fronte alle nuove sfide per il contrasto alla criminalità (il dark web, le truffe informatiche, i cripto telefoni), le riforme della giustizia portate avanti in questi anni non sono che una «pietosa bugia» all’Europa che le ha finanziate. Il capo della Procura di Napoli, Nicola Gratteri, parla per due ore in commissione antimafia e, come nel suo stile, non usa giri di parole.

Procuratore, sarebbe facile dire oggi, con gli uffici giudiziari bloccati, che il processo telematico non funziona. Ma, come ha detto in commissione, c’era da aspettarselo…
«Si sono spesi milioni di euro per complicare il lavoro dei pm e rallentare il sistema che si voleva velocizzare. Un progetto nato male e che copre oggi solo le archiviazioni, ossia l’equivalente di pochi metri su un percorso di chilometri che va dalla fase preliminare al dibattimento. Oggi il 50 per cento dei processi in primo grado rischia l’improcedibilità, dato che non verrà definito nei tempi imposti dalla Cartabia. Magari la Corte dei conti potrebbe approfondire quanto ci costano questi ritardi».




















































Parlando di riforme lei ha insistito molto sulla dotazione di uomini e mezzi. Basta questo in un sistema così complesso?
«Questa è la base. A Napoli ad esempio manca il 20 per cento del personale amministrativo ma il ministero dice che verrà equiparata in tutte le Procure una scopertura del 10 per cento. Si può mettere sullo stesso piano Napoli e Bassano del Grappa? E servirebbero investimenti per nuove carceri, almeno tre da 15 mila posti dedicati ai detenuti al 41bis — un regime che oggi di fatto è inapplicato — in Rems e centri di recupero per svuotare le celle da chi ha problemi psichici e di tossicodipendenza».

E sul piano della procedura penale?
«Serve un ragionamento meno schizofrenico sull’intero sistema, non interventi spot su singoli aspetti, sennò si fa solo confusione. La velocità dei processi non può essere a scapito della tutela delle parti offese. Per citare un caso attuale: le truffe telefoniche e online sono procedibili solo su denuncia di parte. Se la vede una persona anziana che viene ad esporsi raccontando quello che ha subito?».

Sui «percorsi» sempre meno tradizionali della criminalità ha insistito molto.
«Parlavamo di riforme: gli uffici delle Procure avrebbero bisogno di ingegneri informatici che sappiano stare dietro a tutte le novità tecnologiche per aiutare noi magistrati a contrastarle. Ma se vengono loro offerti contratti da 1.500 euro al mese, sceglieranno sempre il settore privato».

Quanto è serio l’allarme per il dark web?
«Serissimo, tutto si muove in quel mondo in un modo che stupisce anche me. Ho personalmente ascoltato la trattativa per l’acquisto di 2 mila chili di cocaina; qui vengono reclutati killer; adesso arriverà il traffico delle armi della guerra in Ucraina. Un missile Stinger costa 30 mila euro, lo immagina in mano alla criminalità?».

Ritorna il tema delle intercettazioni.
«Il ministro Nordio ne fa una questione economica e basterebbero i dati per dargli torto: a Napoli, in un anno, ho speso 5 milioni per ascoltare i criminali e questo ha permesso di sequestrare, quindi di ridare allo Stato, 600 milioni. In due mesi ho recuperato 35 milioni in Bitcoin. Intercettare conviene. L’altro falso mito è quello delle intercettazioni “a strascico”, che non esistono. Ogni ascolto va autorizzato e, anzi, spesso, pur davanti a parole chiare, non si può procedere perché non c’è una “notizia di reato”».

Contabilità

Buste paga

 

E quando finiscono sui giornali conversazioni private?
«Se ci sono abusi, va punito chi li commette. Non va vietato lo strumento».

Anche le ordinanze non saranno più pubblicabili.
«Un’altra riforma di cui non c’era bisogno, un’involuzione democratica».

Ha detto: dopo il caso Palamara, il Csm doveva dimettersi in blocco.
«Per una questione di credibilità, al di là dei fatti poi accertati. Per dare un segnale di trasparenza e ripartenza anche all’esterno e per non permettere alla politica di sparare a zero contro la categoria. Sono favorevole al sorteggio nelle nomine al Csm anche per i membri laici (escludendo chi ha pendenze penali o altre incompatibilità)».

E sullo scudo penale alle forze dell’ordine?
«Una tutela legale serve. Nel merito non ho ancora analizzato la proposta di cui si parla».

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

15 gennaio 2025 ( modifica il 15 gennaio 2025 | 21:38)

Conto e carta

difficile da pignorare

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link