L’autonomia differenziata fa male anche al Nord: un dibattito trasversale per il futuro dell’Italia

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di Nicola Malpede

Nella giornata di oggi, nella splendida cornice della Sala Filangieri dell’Archivio di Stato di Napoli si è tenuta la presentazione del libro di Stefano Fassina, L’autonomia differenziata fa male anche al Nord.
Si è aperto un confronto ricco e articolato su uno dei temi più divisivi del panorama politico attuale. L’evento, moderato dal giornalista Marco Esposito, ha visto la partecipazione di esponenti politici di destra e sinistra, che hanno messo in luce le criticità di una riforma capace di incidere profondamente sull’unità del Paese.

Marco Esposito ha introdotto il dibattito evidenziando una problematica di fondo: la crisi di natalità. Attualmente, in Italia il numero degli over 80 supera già quello degli under 18 e, secondo le proiezioni, fra dieci anni sarà addirittura doppio. Questo squilibrio demografico rischia di compromettere l’intero sistema di welfare, con i giovani che si troveranno di fronte a un bivio: farsi carico di oneri insostenibili o emigrare verso Paesi più favorevoli.

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Amedeo Laboccetta, rappresentante della destra, ha elogiato il libro di Fassina definendolo “intellettualmente onesto, documentalmente corretto e politicamente innovativo”. Laboccetta ha sottolineato come il tema dell’autonomia differenziata superi le divisioni tradizionali tra destra e sinistra o Nord e Sud, perché “questi cambiamenti o si fanno insieme o non si fanno affatto”. Ha inoltre osservato che, storicamente, il federalismo è sempre stato un preludio alla nascita di una nazione, e non il contrario. Il modello proposto dalla Lega, invece, rischia di frammentare irrimediabilmente il Paese.

Antonio Bassolino ha richiamato l’attenzione sul concetto di “autonomia unitaria”, evocando il libro La regionalizzazione di Pietro Ingrao. Nel contesto della pandemia di COVID-19, Bassolino ha evidenziato l’inefficacia del sistema sanitario regionale e la mancanza di interventi decisi da parte dello Stato centrale e dei sindaci. Ha proposto un riequilibrio dei poteri a favore dei comuni, ma ha anche sottolineato la necessità di una riforma elettorale che riavvicini i cittadini alla politica. Senza tale riforma, ha avvertito, il partito dell’astensionismo continuerà a crescere.

Pier Luigi Bersani ha definito i Livelli Essenziali di Prestazione (LEP) previsti dalla legge sull’autonomia differenziata “irrealizzabili”. Ha criticato la riforma del Titolo V della Costituzione, descrivendola come una modernizzazione “in chiave leghista” e un segno di debolezza. Bersani ha auspicato un nuovo meridionalismo capace di mettere in rete le esperienze positive tra regioni e di creare un progetto unitario. Ha inoltre affermato che sarebbe molto interessante dare vita ad una commissione bicamerale per riformare le autonomie in modo organico.

Massimo Villone, costituzionalista e presidente dell’associazione 34° Testa al Sud, ha sottolineato che la proposta di abolire le regioni è attualmente impraticabile. Ha evidenziato come la riforma del Titolo V è “un effetto e non una causa” e che sia il prodotto di un sentimento diffuso nelle regioni settentrionali, cavalcato dalla Lega. Per vincere la sfida del referendum abrogativo previsto per la primavera, Villone ha insistito sulla necessità di proporre una visione della Costituzione che sia percepita come conveniente per tutti, sconfiggendo anche quel pezzo di sinistra che il paese lo vuole diviso. Questo lo sforzo da compiere se si vogliono portare al voto 25milioni di elettori.

In chiusura, Fassina ha ribadito l’importanza di non contrapporre il Sud al Nord. Ha invitato a lavorare per un’Italia unita, capace di affrontare insieme le sfide globali, sottolineando che una divisione interna non farebbe altro che indebolire il Paese.

Il libro di Fassina è un’analisi documentata e dettagliata che mostra come l’autonomia differenziata non sia solo una questione meridionale, ma un problema nazionale. Con dati e norme verificabili, l’opera offre una base solida per un dibattito trasversale e costruttivo. La critica principale è che questa riforma, promossa dalla Lega, rischia di compromettere l’unità e la competitività del Paese.
L’incontro ha dimostrato che esiste ancora spazio per un dialogo costruttivo su una riforma che, se attuata, segnerà il futuro dell’Italia. Il messaggio emerso è chiaro: soltanto unendo le forze si potrà costruire un modello di governance che garantisca equità e sviluppo per tutti i territori.



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