Inquinamento atmosferico e acustico nelle città UE

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Inquinamento urbano nell’UE: aria più pulita ma lontani gli obiettivi

Nonostante i significativi miglioramenti nella qualità dell’aria, l’inquinamento urbano continua a rappresentare una grave minaccia per la salute e il benessere dei cittadini europei. Secondo un rapporto della Corte dei Conti europea, le città dell’UE faticano a raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati per il 2030, sia per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico che acustico. Questo è particolarmente allarmante se si considera che tre quarti della popolazione europea vive in aree urbane, dove l’esposizione a livelli elevati di smog e rumore è quotidiana. I dati dell’Agenzia europea per l’ambiente sono eloquenti: l’inquinamento atmosferico provoca ogni anno almeno 250.000 decessi prematuri in Europa.

La buona notizia è che le città europee hanno registrato un miglioramento nella qualità dell’aria negli ultimi anni, grazie a normative più stringenti e investimenti significativi. Secondo il rapporto pubblicato dalla Corte dei Conti Europea, l’UE ha destinato oltre 185 miliardi di euro dal 2021 al 2027 per promuovere un’aria più pulita.

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Tuttavia, il biossido di azoto (NO₂), principalmente generato da auto e mezzi pesanti, è ancora a livelli molto alti. Nel 2022, ben 10 Stati membri hanno superato i limiti imposti dall’UE; le città dovranno impegnarsi di più considerando che le norme diventeranno ancor più severe nei prossimi anni per avvicinarsi agli standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Klaus-Heiner Lehne, membro della Corte ha dichiarato:

“Sarebbe un errore dormire sugli allori: l’UE e i suoi Stati membri devono intensificare gli sforzi per rispettare i nuovi obiettivi.”

La difficoltà di implementare misure efficaci nelle città deriva da vari fattori, tra cui la scarsa collaborazione tra autorità locali e nazionali e la resistenza della popolazione alle iniziative più impattanti. Ad esempio, le zone a basse emissioni o le aree verdi hanno generato controversie legali in città come Barcellona e Cracovia, ritardandone l’attuazione.

L’inquinamento acustico, un problema sottovalutato

Mentre l’attenzione sull’inquinamento atmosferico è alta, l’inquinamento acustico urbano resta un problema trascurato ma altrettanto dannoso. Ogni anno, l’inquinamento acustico contribuisce a 12.000 decessi prematuri e a decine di migliaia di nuovi casi di patologie cardiache in Europa. La Corte sottolinea che l’obiettivo UE di ridurre del 30% i disturbi cronici legati al rumore dei trasporti entro il 2030 è irrealistico: le stime più ottimistiche prevedono un calo massimo del 19%, mentre nello scenario peggiore si potrebbe addirittura registrare un aumento del 3%.

Una delle principali criticità è il monitoraggio inadeguato. La raccolta dati sulle emissioni acustiche è spesso lacunosa, ritardando qualsiasi valutazione dei progressi. La Corte ha rilevato che, anche laddove esistono misure come le barriere antirumore, l’efficacia complessiva resta limitata alle sole vie dove per esempio siano previsti interventi in cui pedoni e ciclisti abbiano la precedenza sulle auto, peggiorando i livelli di inquinamento acustico nelle zone vicine.

Il rapporto della Corte dei Conti europea evidenzia che, sebbene siano stati fatti passi avanti, l’Europa è ancora lontana dal garantire un ambiente urbano più sano e sostenibile. Le città devono superare ostacoli normativi, tecnici e sociali per ridurre significativamente l’inquinamento atmosferico e acustico.

Gli sforzi futuri richiederanno un coordinamento più stretto tra governi, autorità locali e cittadini, oltre a un maggiore investimento in tecnologie innovative e infrastrutture verdi. Il raggiungimento degli obiettivi per il 2030, pur difficile, è fondamentale per proteggere la salute di oltre 450 milioni di cittadini europei.
La Corte ricorda che gli articoli 191 e 192 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) assegnano all’UE il compito di proteggere l’ambiente e la salute umana, obiettivi rafforzati dal Green Deal europeo del 2021, che punta a ridurre entro il 2030 i decessi prematuri legati all’inquinamento atmosferico del 55%, l’impatto sulla biodiversità del 25% e i disturbi cronici causati dal rumore del 30%. Tuttavia, questi obiettivi non sono vincolanti per gli Stati membri.

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