Approvato il progetto definitivo del parco che sorgerà al posto dell’ex fabbrica della morte: tra lo stabilimento e il quartiere Japigia si contano 400 morti. Ci saranno 133 mila piante
Dove sorgeva la fabbrica della morte, ora ci sarà il più grande parco di tutta la Puglia. Si chiamerà – non a caso – Parco della Rinascita. È la storia di Bari e della regione, nella qualle a causa dell’amianto sono morte tra il ’93 e il 2012 – secondo quanto riportato dall’Osservatorio sull’amianto – quattromila persone. Solo nel capoluogo si contano 400 vittime tra lavoratori della Fibronit e residenti del quartiere Japigia, zona della città che rappresenta l’area residenziale che circonda l’ex fabbrica.
La presentazione del progetto
Un capitolo di storia drammatico per la città di Bari che ora è pronta a vivere una vera rivoluzione nel segno dei tempi e della conoscenza. Un emozionatissimo sindaco Vito Leccese, la cui storia è caratterizzata da una militanza verde che trova radici già in giovane età, ha presentato questa mattina, giovedì 16 gennaio, quello che potrebbe già essere uno dei più importanti interventi dei suoi cinque anni di amministrazione: il parco della Rinascita. Un polmone verde che sorgerà dove per anni sono state mietute vittime. Bari potrà finalmente contare su 14 ettari di verde che garantiranno la riduzione per 600 tonnellate l’anno di Co2.
I fondi e le caratteristiche
L’importo complessivo dei lavori è di circa 16 milioni di euro, dei quali 3,5 messi a disposizione dalla Regione Puglia e 11,5 milioni dei fondi Pnrr e 1.5 milioni di fondi per opere indifferibili.
Nella nuova area verde ci saranno 133mila piante: saranno di bassa statura, in modo che abbiano il tempo di crescere. Sarà il parco più grande di tutta la Puglia, tra i primi cinque del Mezzogiorno. Potrebbe scalare di un gradino del podio solo quando saranno completati i lavori di Costa Sud. La data d’inizio degli interventi è prevista per maggio 2025, nel giorno di San Nicola, mentre la conclusione sarà prevista per marzo 2026.
La progettazione è caratterizzata da piccoli prodigi tecnologici. Oltre ai noti sistemi di valorizzazione della luce solare per alimentare le fonti di illuminazione, una novità assoluta sarà la pavimentazione in grado di assorbire l’acqua. I camminamenti sono stati infatti realizzati con dei materiali di forma granulare che aumentano la loro dimensione in occasione delle piogge assorbendo l’acqua piovana. Liquidi che saranno rilasciati quando sulla città si abbatterà il grande caldo, così da poter irrigare le piante. Un sistema che consentirà quindi di limitare l’accesso alle risorse idriche nei periodi di siccità.
«È un’opera importantissima per la città, è un polmone verde al centro del sistema urbano. Ha un valore simbolico incredibile, soprattutto per chi come me ha seguito le vicende della Fibronit o meglio della fabbrica della morte», ha spiegato il sindaco di Bari Vito Leccese. E aggiunge: «Arrivare a questo punto in cui si approva il progetto definitivo, cominciano a decorrere i 45 giorni per il progetto esecutivo e poi si inaugurerà il cantiere, significa per me vivere un’emozione incredibile che mi riporta agli inizi della mia militanza politica». Leccese non dimentica chi ha condiviso con lui il percorso ambientalista a Bari. «Voglio condividere questo lungo percorso con i tanti protagonisti che lo hanno caratterizzato, su tutti i miei due predecessori, Michele Emiliano e Antonio Decaro, ma anche l’impegno della mia indimenticabile amica Maria Maugeri – e continua – un ruolo fondamentale lo ha svolto anche il comitato Fibronit. Bari finalmente si dota del parco urbano attrezzato e multifunzionale più grande della regione Puglia. Stiamo dando se pur nel nostro piccolo, un contributo alle politiche di contrasto dei cambiamenti climatici».
La produzione di fibrocemento
Un passo in avanti che non può cancellare il dolore causato dalla fabbrica della morte. Fibronit era un’azienda italiana impegnata nella produzione di materiali fibrocemento, principalmente pannelli utilizzati in edilizia. Eppure la sua notorietà non è dovuta ai successi industriali, quanto alle vittime. Infatti la ditta è tristemente nota per il suo ruolo nella diffusione dell’amianto.
Negli anni ’50 e ’60, la Fibronit utilizzava l’amianto come componente principale nella produzione dei suoi prodotti. Materiale che fu riconosciuto solo dopo come altamente cancerogeno e pericoloso per la salute.
L’iter (politico) della rinascita
I dati dell’Osservatorio nazionale amianto parlano di «un’alta incidenza di mesoteliomi tra gli abitanti delle zone limitrofe l’ex azienda cementifera Fibronit» a Bari. I corsi e ricorsi storici sono tanti, così come i protagonisti. Da Nichi Vendola, oggi presidente di Sinistra Italiana, che all’indomani della sua elezione a presidente della Regione Puglia finanziò la chiusura e messa in sicurezza del sito; fino all’ex sindaco Antonio Decaro, padre del progetto del grande parco.
Nella memoria dei residenti c’è chi non dimentica il suggerimento che, a metà dello scorso secolo, veniva dato agli operai per prevenire ogni malattia: bevete un bicchiere di latte. Oggi, quella fabbrica è chiusa e Bari è pronta a conoscere una nuova stagione nel segno dei tempi. E della conoscenza.
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