Saranno installati nei pressi delle rampe e nelle aree non in uso
Saranno tanti, ma al di sotto del livello stradale. E produrranno energia capace di fare risparmiare ai cittadini un quarto della loro bolletta elettrica. Sono, secondo i progetti, i pannelli solari che saranno realizzati lungo il tracciato dell’autostrada Bergamo-Treviglio, pensati per garantire l’autonomia energetica della nuova strada.
Il progetto complessivo dell’autostrada è ormai a un livello avanzato, mentre quello che riguarda la creazione di energia è più indietro: deve infatti ancora iniziare l’iter amministrativo di approvazione, e dovrà essere prima validato da Concessioni autostrade lombarde e poi dal ministero delle Infrastrutture per ricevere la Valutazione di impatto ambientale. Ma fin dalla gara del 2023 che riguardava l’autostrada era prevista la possibilità di inserire degli impianti fotovoltaici in modo che l’infrastruttura fosse sostenibile dal punto di vista energetico, con la produzione di tutta l’energia che viene consumata dall’infrastruttura tra illuminazione, i caselli e i vari impianti, calcolata in due megawatt/ora.
Per generarli si è pensato all’installazione di 4.500 pannelli solari di due metri per uno per una superficie totale di 10 mila metri quadrati. Non si tratterà di una distesa che avrà impatto sul paesaggio, visto che il progetto prevede la loro distribuzione in una serie di diversi punti lungo i 16 chilometri di tracciato: la Vitali preferisce non indicare ancora i punti precisi proprio perché il progetto è in corso di approvazione, non tutti i Comuni lo hanno visto e non sanno dove e quanto intaccherà il loro territorio. Si aspetta la validazione da parte di Cal e poi i sindaci verranno a saperlo in sede di conferenza di servizi. Ma si farà in modo di non creare un impatto sul paesaggio, visto che saranno utilizzate soprattutto le «aree intercluse», cioè quelle che si trovano fra gli svincoli o fanno parte delle aree di rispetto. E poi l’80% del tracciato corre in trincea a una profondità media di 5 metri, e gli stessi pannelli è previsto che si trovino al di sotto del piano campagna.
Ogni pannello si calcola che sarà capace di produrre 440 watt per un totale di 3 mila megawatt l’anno: si tratta di stime basandosi sul livello medio di illuminazione della pianura, perché ovviamente tutto dipenderà dalle condizioni del meteo, del numero dei giorni di sole, nuvole o pioggia.
Si tratterà di una produzione istantanea che non potrà essere immagazzinata, per cui tutto quello che, soprattutto nelle lunghe giornate estive, sarà prodotto oltre il fabbisogno della struttura sarà immesso in rete.
Di qui nasce il progetto delle Comunità energetiche, i cui aderenti potranno utilizzare quell’energia in più. Non è ancora stato stabilito chi potrà aderire ma di solito in questi casi si tratta dei Comuni sui quali sorgono le strutture. Solo in base al primo periodo almeno il 20% dell’energia prodotta sarà messa in rete, e questo si stima che comporterà un risparmio del 25% dei costi delle bollette dell’elettricità agli abitanti dei paesi che faranno parte delle Comunità energetiche, con un totale che la Vitali calcola in 10 milioni di euro l’anno per i sessant’anni della concessione. Ma nel corso di questo periodo le cose potranno cambiare, visto che la stessa superficie coperta dai pannelli solari potrebbe aumentare.
La Vitali ha anche ricevuto un finanziamento a fondo perduto per realizzare un impianto di idrogeno a Cairate (Varese) utilizzando siti industriali dismessi e abbandonati, anche nell’ottica della rigenerazione urbana. «Saranno sensibilizzate le amministrazioni locali che capiranno l’importanza di avere energia green — spiega il project manager Giuseppe Bonanno —. Ci sono molte società interessate a investire. Si tratta di una tipologia di questioni e di progetti su cui il nostro Paese ha ancora molto da dire».
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